Traffico merci: troppi TIR e pochi treni

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Il trasporto stradale è ormai da due anni la modalità prevalente con cui le merci vengono spostate in Europa. Dal 2017, infatti, il 50,1% delle merci complessivamente movimentate nell’UE a 28 ha viaggiato su gomma.

È questo il dato principale che emerge dall’analisi diffusa ad ottobre scorso dalla DG Move. Il quadro evidenzia una situazione in chiaroscuro.

La ferrovia rappresenta l’11,3% del totale della merce movimentata, mentre il trasporto marittimo si ferma a quota 31,5%, perdendo quasi un punto percentuale rispetto ai dati riferiti al 2016 (32,4%).

In generale, dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, i volumi di traffico non si sono ancora pienamente ristabiliti sulle soglie raggiunte più di un decennio fa, in particolare per la modalità ferroviaria.

L’economia in molti Paesi europei, anche se non in Italia, ha superato i massimi pre-crisi ma il settore, forse complice una progressiva terziarizzazione dell’economia e quindi un suo “alleggerimento” in termini di volumi, non si è del tutto ristabilito.

L’Europa rimane comunque un continente ad alta intensità di trasporto: con riferimento ai volumi di traffico movimentati  siamo davanti a USA e Cina per estensione della rete stradale e ferroviaria, così come per parco di mezzi circolanti, ma altri Paese, e in particolare gli USA, riescono a fare meglio per sulla ripartizione modale.

Il discorso tuttavia cambia se passiamo al trasporto di passeggeri: la storia di questi ultimi anni è segnata da una lenta ma progressiva ascesa della ferrovia e dell’aereo a scapito dell’utilizzo dell’automobile, con una quota rispettivamente del 6,8% e dell’11,2% nel 2017.

I passeggeri si sono spostati su strada per il 70,9%, dato elevato ma comunque leggermente più contenuto rispetto al 1995 (73,3%). Merito dell’alta velocità, che quasi raddoppia la sua incidenza del trasporto ferroviario, e dell’affermarsi del trasporti aereo low cost.

Da questi dati si può ricavare l’importanza di investimenti costanti all’ammodernamento e potenziamento della rete infrastrutturale e della liberalizzazione dei servizi di trasporto. Laddove si è investito e nuovi player sono entrati nel mercato, con una proficua competizione anche tra modalità, il settore è riuscito a diventare più competitivo, con risultati sempre più evidenti col passare del tempo.

E il trasporto via mare? Anche qui non c’è altra soluzione se non quella di investire e connettersi alle altre  modalità di trasporto.

L’intermodalità viene letta spesso in chiave tutta terrestre, e con buoni risultati (basti vedere l’incremento del trasporto combinato gestito da membri UIRR  a 75,7 miliardi di tonnellate a chilometro nel 2018), ma è proprio nella prospettiva degli scambi intra-UE che l’efficiente combinazione di vettori terrestri con il trasporto marittimo permette di rispondere meglio alle esigenze della clientela. Anche perché la rete infrastrutturale viaria e ferroviaria soffre di evidenti limiti di congestionamento e saturazione. Il tema della sostenibilità ambientale pone seri interrogativi in merito ad un modello ancora imperniato sul trasporto stradale.

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