«Siamo soddisfatti. Grazie al contributo dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale potremo avviare il piano di risanamento previsto e traguardare il domani con maggiore serenità». L’amministratore unico dell’ALP, Matteo Trumpy, si mostra cautamente ottimista.
Gli oltre 600 mila euro che l’AdSP ha previsto di destinare all’Art. 17 del porto di Livorno sono come una boccata di ossigeno per una impresa che da tempo si trova in una situazione economica e strutturale precaria. Dopo un periodo di sostanziale equilibrio, l’Agenzia per il Lavoro in Porto ha infatti cominciato ad attraversare una fase turbolenta.
Il calo strutturale dei turni verificatosi nel mese di agosto e nella prima parte di settembre del 2019 non ha certo giovato ai conti dell’azienda, che oggi ha all’attivo 68 dipendenti, di cui 65 operativi.
«L’ALP ha chiuso il 2019 con una perdita netta di 296 mila euro. Purtroppo il Coronavirus e le misure di lockdown attivate dai vari paesi per arginarne la diffusione non ha fatto altro che peggiorare una situazione già poco rosea».
Dopo un primo trimestre tutto sommato positivo, chiusosi con una media di 800 turni mensili, il mese di aprile ha fatto registrare un crollo verticale, con meno di 140 turni lavorati.
«La contrazione del lavoro in porto palesatasi dalla fine di Marzo e attualmente in corso ha raggiunto livelli imprevedibili, con punte di ribasso che allarmano il presente ma ancora di più per il futuro».
L’intervento finanziario dell’Authority previsto dall’articolo 17, c. 15-bis, si inserisce in un progetto che permetterà alla società di coprire il disavanzo prodotto dalla gestione nel corso dell’annualità, di agevolare l’esodo dei lavoratori parzialmente inabili al lavoro e di finanziare un piano formativo idoneo alla riqualificazione del personale. Trumpy ringrazia e chiede ora un ulteriore passo in avanti.
«Il modello organizzativo a Livorno rappresenta un unicum nel panorama nazionale – afferma -: ci sono diversi art. 16 forti e un art. 17 debole. Siamo un po’ all’opposto del cosiddetto modello Genova, che è costituito invece da un fornitore di manodopera molto forte».
Per il n.1 dell’ALP va aperto un tavolo a livello locale e avviata una seria riflessione sul futuro del lavoro portuale. «A Livorno l’attuale modello organizzativo rende difficoltosa la continuità operativa dell’agenzia fornitrice di manodopera. La parcellizazione del ciclo produttivo rimanda ormai a una visione distorta della realtà».
Trumpy chiede il coinvolgimento diretto delle imprese portuali appaltatrici del porto. L’ALP è oggi formata da sette società che detengono il 94,5% delle quote dell’azienda (il restante 5,5% è detenuto dall’AdSP): «Al suo interno c’è già un art. 16, ovvero Uniport, che, assieme alla Port Authority, è stato il vero protagonista del rilancio dell’Agenzia fornitrice di manodopera. Auspico che la compagine possa presto allargarsi ed estendersi alle altre due imprese appaltatrici, ovvero a Seatrag e alla Compagnia Portuale di Livorno (CPL). Se tutti e tre i soggetti garantissero all’ALP i turni necessari, saremmo in grado di guardare al futuro con positività».
900 turni al mese: ecco la media minima per consentire all’Agenzia per il Lavoro in Porto di sopravvivere a se stessa. «Si tratta di un target raggiungibile: tutti assieme potremmo intercettare la ripartenza quando ci saremo messi questa crisi definitivamente alle spalle», afferma il vertice dell’ALP, che ha anche voluto ringraziare i dipendenti della società per il lavoro svolto in questi mesi: «In un momento così drammatico e pieno di incognite per il settore, i lavoratori dell’Agenzia non si sono risparmiati ma hanno continuano a lavorare con spirito di abnegazione assicurando piena operatività e funzionalità».
Per Trumpy ognuno deve fare la propria parte. Anche il Governo: «Le misure a favore della nostra filiera contenute nel DL Rilancio sono importanti e consentono al settore di prendere un po’ di fiato. Ciò non di meno, non posso non essere d’accordo con quanto ha dichiarato giorni fa il presidente dell’AdSP, Stefano Corsini: è necessario tenere maggiormente conto degli articoli 16».
Secondo l’amministratore unico dell’Agenzia, l’attenzione che il DL Rilancio riserva agli art.17 «potrebbe indurci a credere che si voglia premiare un modello organizzativo ben preciso, come quello genovese».
Se fosse così, «occorrerebbe riflettere seriamente a livello nazionale sulla omogeneità degli attuali modelli organizzativi del lavoro portuale. Se non affrontiamo l’emergenza con strumenti tempestivi ed innovativi non potremmo che rimetterci al processo darwiniano che prevede la sopravvivenza di alcuni a discapito di altri».