233,4 milioni: tanti sono i barili di petrolio attualmente stoccati a mare, a bordo di 191 petroliere ferme da 20 giorni o più. Si tratta del 7% della flotta navale tanker oggi esistente. Tre mesi fa, prima che scoppiasse la pandemia e che i Paesi cominciassero ad adottare le misure di lockdown, soltanto il 2,9% delle unità tanker esistenti era usato per questo tipo di attività.
Secondo Lloyd’s Intelligence, le Very Large Crude Carrier (VLCC) sono di gran lunga le navi più scelte per il floating storage: il 9,1% delle oltre 770 grandi petroliere oggi esistenti sono utilizzate come depositi off-shore. A seguire le Suemax (il 6,1% del totale) e le Aframax (il 2,9%).
In questo periodo di magra, il floating storage è diventato, come noto, un’attività redditizia sia per i trader, che in questo modo hanno potuto mettere in giacenza le riserve di crude oil in attesa di poterlo rivendere sui mercati futures a prezzi più alti (effetto Contango), sia per gli armatori del settore, che sono riusciti a guadagnare cifre altissime grazie a rate di nolo evidentemente gonfiate da una vera e propria corsa al noleggio, che si è verificata quando i prezzi del barile erano bassissimi.
La corsa allo stoccaggio potrebbe però finire molto presto. Secondo l’International Energy Agency (IEA)l’eccedenza di offerta petrolifera sta infatti cominciando a invertire la tendenza in atto negli ultimi mesi: l’effetto backwardation si sta sostituendo al Contango, con prezzi spot tornati di nuovo leggermente superiori a quelli futuri.
I tagli alla produzione concordati dall’OPEC (per 9,7 milioni di barili al giorno) stanno avendo un effetto positivo sullo spot price del petrolio, che ha imboccato la via del rialzo. Mentre la quotazione del WTI si è rafforzata oltre la soglia dei 30 dollari al barile, il Brent ha registrato un andamento anche migliore, avanzando oltre i $36 al barile.
Anche le scorte in giacenza hanno cominciato a diminuire, sia pure in misura modesta, valutata in 4,983 milioni di barili. Questo calo è però significativo, e, combinato a un graduale aumento della domanda, dovrebbe essere sufficiente a riportare l’equilibrio nell’offerta di petrolio ed erodere i margini di guadagno di molti tanker owners.
«Se guardiamo ai futures dei noli delle petroliere noteremo come le rate di nolo previste per il terzo e quarto trimestre siano ormai scese ai livelli più bassi degli ultimi due anni: gli operatori si aspettano, evidentemente, che le navi oggi tenute ferme per stoccaggio riguadagneranno preso il mare», è il commento del broker Ennio Palmesino.
«Sebbene siano semplici scommesse fatte da esperti, i futures indicano il sentiment del mercato: la sensazione è che l’armamento reimmesso in circolazione sarà largamente in grado di far fronte all’aumento della domanda. Terminata la fase emergenziale, il consumo mondiale di petrolio dovrebbe tornare a raggiungere i livelli ante-crisi di circa 100 milioni di barili al giorno», ha concluso.