Interviste

Colloquio con Stefano Puzzer

Nel segno di Zeno

di Marco Casale

Il mare di Trieste è agitato nel profondo e piazza Unità d’Italia ha fatto fatica a contenere i cinquemila manifestanti (uomini delle istituzioni, sindacalisti, lavoratori portuali e semplici cittadini) che sabato scorso si sono stretti idealmente a Zeno D’Agostino, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale decaduto dall’incarico per decisione dell’ANAC.

Tra questi vi era Stefano Puzzer, rappresentate del Comitato Lavoratori del Porto di Trieste. «Sono un portuale dal 1994 e una cosa così non l’avevo mai vista» ci confessa quasi incredulo. «Mai e poi mai avrei creduto che la giusta protesta contro la decisione dell’Autorità Anticorruzione potesse unire fino a questo punto partiti, istituzioni e sigle sindacali».

Puzzer è un ‘camallo’ di lungo corso che di acqua in porto ne ha vista passare tanta. «Trieste è una realtà particolare» spiega. «Cittadini e istituzioni convivono da sempre sotto l’etichetta di una multietnicità che a volte rende difficile operare a favore di una ricomposizione dei conflitti. Qui si intersecano, quasi scontrandosi, idee di sinistra e di destra».

La città di confine non ha esitato a scendere in piazza per difendere un manager veronese che le ha restituito un futuro. «Abbiamo dato una dimostrazione di trasversale unità» rivendica Puzzer con malcelato orgoglio. «Tutto merito del gran lavoro svolto in questi anni da D’Agostino e dal suo segretario generale Mario Sommariva. Hanno preso un porto in difficoltà e in poco più di cinque anni hanno assicurato 300 nuovi posti di lavoro. Solo per questo meriterebbero la nostra eterna riconoscenza».

I due manager sono riusciti anche a ridare una nuova vita all’Agenzia del lavoro in porto. «Quando sono arrivati alla Torre del Lloyd, questa aveva appena 24 dipendenti e operava in una situazione di precarietà in mezzo a ben 15 imprese autorizzate allo svolgimento delle operazioni portuali. Dobbiamo a loro se oggi l’Agenzia può contare su 200 addetti e su prospettive di lavoro stabili».

D’Agostino ha inoltre saputo sfruttare in maniera intelligente le potenzialità del Porto franco di Trieste («Si è battuto per difendere questa nostra specificità»), ampliandone gli orizzonti grazie a importanti accordi commerciali con la Cina. «Ecco perché ci batteremo per difendere il nostro presidente» ribadisce Puzzer. «Non ci sono soluzioni alternative. Se non dovesse essere reintegrato andremo sino a Roma per manifestare pacificamente contro una decisione dannosa per tutta la portualità nazionale, non solo triestina».

La protesta di Piazza Unità di Italia è un segnale fortissimo che può trasformarsi nella battaglia di tutti i lavoratori portuali: «In questi giorni siamo rimasti in contatto con i colleghi di Genova, Civitavecchia, Gioia Tauro, Napoli e Livorno. Siamo disposti a marciare pacificamente verso la Capitale e unire tutti i porti nel nome di D’Agostino e anche per protestare contro l’autoproduzione e per difendere il nostro lavoro, che rimane altamente usurante».

Puzzer ripensa alla manifestazione di sabato e alle parole dello stesso presidente: «Ha detto che dobbiamo ringraziare chi ha voluto farci un simile scherzo perché ci ha fatto capire che siamo sulla strada giusta. Giustissimo. La decisione dell’ANAC ha risvegliato le nostre coscienze e moltiplicato le nostre energie». Col risultato che il mare di Trieste, così profondo, si mescola adesso a quello di tutti gli altri scali portuali.

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