Nei giorni scorsi Maersk ha inviato un messaggio forte e chiaro all’industria dello shipping: la decarbonizzazione del trasporto marittimo è un obiettivo non più rinviabile ed entro breve dovranno essere raggiunti risultati tangibili in questo senso.
La più grande compagnia di navigazione al mondo è pronta a giocare la propria scommessa e ha annunciato per il 2023, con un anticipo di sette anni sul tabellino di marcia, l’ingresso in servizio della prima nave carbon-neutral alimentata a bio-metanolo.
I prossimi 15 anni saranno cruciali per ridurre le emissioni dei nostri spostamenti su strade e mare. Si tratta ormai di un fatto incontrovertibile. Meno scontati, semmai, appaiono i tentativi di accelerare il percorso verso il trasporto a impatto zero che, stante la situazione attuale, possono sembrare quanto meno velleitari.
Sebbene abbiano il merito di alzare l’asticella del confronto su un tema che ormai è al centro dell’agenda di molti, se non tutti, i Governi del Mondo, iniziative come quelle intraprese da Maersk rappresentano una sfida per il mondo dello shipping. Non tanto dal punto di vista tecnologico: sulla diffusione del bio-metanolo come vettore energetico alternativo all’idrogeno ci sono infatti molti progetti in stato di avanzata definizione. L’azzardo, semmai, è costituito dal fatto che manca ad oggi una logistica in grado di garantire rifornimento e distribuzione del nuovo carburante green.
Molte sono le importanti questioni che l’annuncio di Maersk ha lasciato sospese. Domande che al momento non trovano una risposta e che rischiano di svuotare di qualsiasi significato la decisione del gruppo di ridurre l’impatto sul clima provocato dalle proprie attività. Per il liner le navi eco-sostenibili saranno, per lo meno nella fase iniziale, un prodotto premium con un chiaro appeal per quei clienti che abbiano in cima alla propria agenda la carbon neutrality. Il successo del progetto si basa proprio su questo presupposto: che i customer abbraccino il prodotto rivoluzionario e rafforzino la collaborazione con i produttori di carburante, i partner tecnologici e gli sviluppatori per aumentare la produzione abbastanza velocemente.
Ma è chiaro che si tratta, almeno per il momento, di previsioni da rubricare sotto la voce “auspici”. Ciononostante, la decisione della big company danese metterà sicuramente sottopressione tutto il gotha dello shipping. Se Maersk può fare il grande passo perché non possono seguire l’esempio anche CMA CGM, MSC, Hapag Lloyd o altri vettori?
Qualcuno, anche al di fuori del settore del trasporto containerizzato, sta già muovendo le sue pedine nello scacchiere della green challenge. Si tratta di Euronav, la compagnia belga attiva nel trasporto di petrolio via mare ha infatti annunciato che comprerà a breve due nuove Suezmax e si assicurerà che possano essere alimentate ad ammoniaca.
La verità è che l’avvio del Green Deal europeo nel dicembre 2019 e le nuove spinte provenienti dal Next Gen UE obbligano le Istituzioni internazionali a rivedere la legislazione e gli obiettivi della politica energetica per rispecchiare le maggiori ambizioni in materia di clima.
Il dimezzamento delle emissioni entro il 2050 è ancora un target ambizioso? Forse lo era nel 2018 quando l’IMO lanciò per la prima volta la sua strategica di riduzione delle emissioni. Oggi non è più così. Il mondo è cambiato notevolmente in questi tre anni. Le shipping company chiedono a gran voce l’applicazione delle carbon taxes (tasse sulle risorse energetiche che emettono diossido di carbonio nell’atmosfera) mentre i producer stanno facendo a gara a chi è in grado di realizzare risultati migliori in termini di produzione di energie a impatto zero.
L’annuncio di Maersk rappresenta insomma uno spartiacque rispetto al recente passato. Il mondo dello shipping sarà in grado di raccogliere il guanto di sfida e fare un grande passo in avanti sul sentiero della decarbonizzazione?