«Ho letto con interesse l’intervento della dott.ssa Macii e lo trovo condivisibile sotto molti aspetti. Il pensiero del nostro agire pubblico non è ancora un pensiero di Sistema? In buona parte è vero ma il problema non sono tanto le norme quanto la loro reale applicazione che dipende dalla volontà politica e, mi sia consentito, dalla qualità della politica».
Parte da qui il direttore generale di Confetra, Ivano Russo, per esprimere il suo punto di vista sulle riflessioni che l’ex segretaria generale dell’Autorità di Sistema Portuale di Civitavecchia, Roberta Macii, ha pubblicato in una lettera aperta inviata al Ministro Giovannini. Nel suo contributo l’attuale dirigente gare e appalti dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale ha denunciato le reali difficoltà del Paese nel creare, o meglio costruire, delle vere e proprie reti logistiche e industriali.
«Il tema delle semplificazioni riferito a Codice Appalti e opere pubbliche – afferma Russo – viene usato spesso e volentieri in Italia come un’arma di distrazione di massa. Abbiamo ereditato da Giolitti e dall’Italia post unitaria un apparato amministrativo che ragiona più per procedure formalistiche che non per obiettivi e che è cresciuto poi per stratificazioni e sovrapposizioni, agevolate da una tendenza alla iper produzione normativa che genera continuamente conflitti interpretativi e di competenze».
Per il DG della Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica «La riforma del Titolo V ha rappresentato la pietra tombale su ogni aspirazione ad una reale semplificazione normativa».
I risultati complessivi sono sotto gli occhi di tutti: «è dal 1987 che sviluppiamo e produciamo interventi normativi volti a semplificare e velocizzare la realizzazione delle opere infrastrutturali ma nessuno si è mai preoccupato di monitorarli, di verificare i risultati effettivamente raggiunti da queste leggi. Con il recente provvedimento varato dal Governo Draghi siamo al sesto intervento sulle norme in 20 anni».
La conseguenza? «In Italia si fa un dibattito ideologico su ogni cosa». Un esempio è dato dal Modello Genova: «Già un anno fa, con il primo decreto Conte sulle semplificazioni, si erano create le condizioni per replicarlo ma è un fatto che ad oggi siano in poche le Stazioni Appaltanti ad aver dato applicazione alle nuove disposizioni normative».
Russo ricorda in proposito come l’allora Ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, si fosse trovata costretta a scrivere ad Anas e RFI per indurle ad applicare le norme contenute in quel Decreto, rimasto inattuato a distanza di sei mesi dalla sua entrata in vigore. «Non dobbiamo stupircene. Siamo in un Paese dove buona parte delle leggi Bassanini sono rimaste lettera morta. Siamo in un Paese dove abbiamo quarantamila stazioni appaltanti, contro le 4.000 della Germania».
Anche il tema dei dragaggi, molto sentito in Italia, è stato fortemente ideologizzato: «La riforma cui ha messo mano l’ex sottosegretaria Silvia Velo in tandem con il Ministro Delrio ha prodotto delle importanti novità nel settore. L’art. 5bis della legge 84/94 è figlio di questo risultato. Oggi si parla della necessità di innovare il settore con nuovi interventi legislativi. Mi chiedo però se a cinque anni dalla riforma Delrio qualcuno abbia realmente provveduto a monitorare la legge, a valutare se vi sia stato un reale miglioramento in termini di efficienza rispetto al passato, ovviamente misurabile solo su eventuali progetti di dragaggio incardinati nel nuovo impianto normativo».
Per Russo l’Italia ha bisogno di dati tangibili su cui misurare le necessità di implementazione e innovazione normativa.
Anche la riforma Delrio, che pure ha posto le basi amministrative ed istituzionali per traguardare la realizzazione di una governance integrata del Sistema su scala nazionale, non è stata ancora veramente applicata. «Bisogna valutare se vi sia la volontà politica di portare avanti questo processo. La domanda andrebbe quindi rivolta al Governo. Dalle dichiarazioni parrebbe di sì. Speriamo».