«Talune scelte politiche per il Paese continuano ad arrancare e ci consegnano una prospettiva non certo rosea per lo sviluppo dell’economia nazionale, la cui efficienza passa attraverso i porti».
Il segretario nazionale della Filt-Cgil, Natale Colombo, commenta così le riflessioni recentemente sviluppate su Port News dal consulente giuridico Gaudenzio Parenti.
«Occorre individuare – sottolinea – politiche che guardino alla modernizzazione delle aree portuali e conseguentemente al sostegno dell’intero sistema portuale nazionale per rafforzare sia l’economia dei singoli territori che quella generale».
Pubblichiamo di seguito il suo intervento.
Il Sistema, con il suo tessuto portuale, deve continuare a rappresentare un importante punto di snodo e di connessione per i grandi traffici delle merci e delle persone, punto fondamentale dei sistemi logistici integrati dove lavoro e lavoratori rappresentano il valore aggiunto nello scontro sulla competitività con gli altri Paesi dello stesso Mediterraneo.
Si tratta di un quadro d’insieme che per sua naturale configurazione rappresenta un punto strategico che va ben oltre il singolo territorio, avendo una valenza non solo nazionale ma anche internazionale in una visione sistemica e non localistica.
Il sistema portuale va inserito in una logica di modello trasportistico universale ed integrato, capace di tenere insieme mare, ferro e gomma per rispondere alle sempre più crescenti necessità della globalizzazione che va accompagnata e governata in tutte le sue specificità, ivi compresa l’innovazione tecnologica, elemento indispensabile nei grandi processi della sburocratizzazione, informatizzazione e digitalizzazione.
Uno spaccato fondamentale per il Paese fatto di lavoro, imprese e lavoratori che come ha giustamente ricordato anche il dott. Parenti in una sua recente intervista, è riuscito a mantenere, in maniera strategica, l’approvvigionamento di beni e servizi, anche essenziali, all’intera nazione, pur in costanza di una pandemia i cui effetti hanno comunque lasciato il segno.
Il settore necessita di interventi urgenti a sostegno della difficile situazione economica soprattutto del segmento terminal, in particolare quello passeggeri e crocieristico. Dentro queste difficoltà che rischiano di lasciare un segno pesante a discapito del lavoro e dei lavoratori, registriamo, purtroppo, un atteggiamento disattento o addirittura ostativo del Governo che attraverso le proprie emanazioni ministeriali continua ad osteggiare provvedimenti richiesti e sostenuti dall’intero cluster portuale.
Un atteggiamento che il segretario FILT-CGIL ritiene davvero inspiegabile, soprattutto in considerazione della limitata ampiezza temporale e dell’utilizzo di fondi già appostati, e non interamente spesi nel 2020, che darebbero respiro alle evidenti difficoltà dovute alla pandemia ancora in atto.
Questo atteggiamento denota non solo la sottovalutazione dei problemi rappresentati sulla tenuta di una filiera importante della portualità ma conferma una scarsa attenzione a tutto ciò che afferisce all’intero settore nonostante l’importante incidenza dello stesso sul quadro economico nazionale.
E’ evidente che continuiamo a registrare una insistente svogliatezza nell’esprimere una politica industriale del sistema portuale per renderlo maggiormente competitivo: manca una visione prospettica capace di affrontare l’immediato con una proiezione al domani affinché l’intero settore possa davvero affermarsi a snodo cruciale per l’intera ed importante filiera degli approvvigionamenti utili a tenere il Paese al centro del commercio mondiale.
Vanno rapidamente recuperate opportunità e strategie di prospettiva a partire dalla messa in sicurezza del lavoro e delle sue regole considerando i notevoli ritardi con cui si rispettano e si attuano anche le Leggi dello Stato, a cominciare da quelle strettamente afferenti alle specifiche attività dei vari soggetti imprenditoriali che insistono nell’intera filiera produttiva delle merci che viaggiano via mare.
Da questo punto di vista è emblematico il caso della mancata emanazione del decreto attuativo dell’art. 199bis della Legge 17 Luglio 2020, n.77 che ha apportato modifiche alla lettera d), comma 4) dell’articolo 16 della Legge 28 febbraio 1994, n.84, in materia di rafforzamento dei requisiti per poter svolgere in autoproduzione le operazioni portuali.
Infatti, ad oggi, non è stato ancora emanato il decreto attuativo della suddetta norma nonostante fosse previsto entro trenta giorni e fossero continue le sollecitazioni avanzate da tutto il cluster portuale. E’ evidente il tentativo, neanche celato, di cedere alla forti spinte dell’armamento di andare verso una vera liberalizzazione delle operazioni marittime e portuali nonostante la delicatezza di dette attività e le conseguenti ricadute in tema di sicurezza.
Le operazioni di rizzaggio e derizzaggio hanno bisogno di competenze specifiche e di una formazione qualificata, non possono essere svolte da chiunque perché è fondamentale avere personale debitamente formato e dedicato a tali attività: ognuno deve limitarsi a fare il proprio mestiere.
Ci sono, insomma, ritardi ed indisponibilità che vanno urgentemente recuperati se vogliamo cogliere le profonde trasformazioni della portualità mondiale e conseguentemente del Paese, dove il fattore lavoro richiede investimenti in termini economici e di strategia politica per favorire concretamente la tenuta occupazionale che passa anche attraverso la riconversione delle imprese e la stessa riqualificazione professionale e ricollocazione del personale.
Urge un colpo di reni per mettere in campo tutte le azioni necessarie a favorire tali processi con risultati raggiungibili senza alcun aggravio di spese per lo stato attingendo agli appostamenti di cui al comma 15bis dell’art.17 della Legge 84/94 rendendoli effettivamente esigibili piuttosto che lasciarli inoperosi nelle disponibilità delle singole AdSP.
In conclusione, le sfide sono tante ed ambiziose considerando anche le previsioni del forte aumento dei traffici nel Mediterraneo, che vanno colte mettendo in campo il massimo sforzo possibile a partire dalla volontà di realizzare un sistema portuale all’altezza dei compiti richiesti sapendo che anche il sindacato è chiamato ad un processo di responsabilizzazione verso il Paese ed a garanzia del lavoro.