«Sulla portualità c’è un pregiudizio diffuso. Soprattutto da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze». È l’avvertimento che il presidente dell’Adsp del Mar Ligure Orientale lancia a Livorno, in occasione di un convegno organizzato al Palazzo del Portuale dalla lega Coop e focalizzato sul lavoro portuale.
Mario Sommariva lo dice apertamente: «C’è l’idea che nelle Adsp si guadagni troppo e lavori troppo poco. C’è l’idea che il lavoro portuale funzioni come cinquant’anni fa e che le entrate derivanti dai canoni concessori siano entrate di impresa. Una idea, quest’ultima, che non ha finora portato ad alcuna seria riflessione sulla natura delle Autorità di Sistema Portuale».
Per Sommariva serpeggia una incomprensione di fondo verso un settore che non brilla certo per apertura nei confronti del resto del mondo ma che non è adeguatamente compreso per il suo valore, specialmente in termini di contributi che dà dal punto di vista del PIL.
Sommariva mette in evidenza quanto il cluster marittimo portuale e le associazioni di rappresentanza siano oggi «sbrindellate».
«Il settore – dice – non riesce ad auto rappresentarsi in modo adeguato». Si tratta di un settore che nel periodo COVID non si è mai fermato e che è stato al centro di una politica di resilienza che ha portato i governi che si sono susseguiti ad adottare misure importanti a favore dell’economia reale. «La politica deve giustamente guardare oltre – dice Sommariva – ma non si può ammazzare il malato mentre si il medico studia».
Sommariva pensa agli emendamenti al decreto Sostegni bis, con i quali, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, si rendeva possibile una riduzione dei canoni concessori, favorendo tra l’altro misure di sostegno alle imprese portuali e terminalistiche. La Ragioneria Generale dello Stato li ha invece bloccati.
«Francamente – afferma Sommariva – non ne capisco il motivo. E lo dico non solo da presidente di una Autorità Portuale ma anche da componente del gruppo di lavoro che dentro ASSOPORTI ha studiato l’applicazione delle misure a favore delle imprese. Il settore non può essere lasciato morire in questo modo».
«Considero quello che è avvenuto sulla mancata approvazione degli emendamenti un grave errore politico che può indurre ad un senso frustrazione e far pensare che il cammino virtuoso che si era iniziato su questi temi possa essersi interrotto».