Lo Ship Recycling? «Purtroppo, non esiste un vero e proprio mercato. Non c’è alcuna concorrenza». Le pratiche di smantellamento e riciclaggio dei materiali di costruzione delle navi a fine vita sono oggi retaggio dei cantieri del sud est asiatico, in siti carenti delle norme di sicurezza e di salvaguardia della salute umana ed ambientale. Non solo, «l’inserimento nell’elenco europeo dei cantieri turchi ha di fatto annullato le possibilità di ricevere le unità navali presso i nostri cantieri».
L’analisi che Ferdinando Garrè sviluppa per Port News è lucida e impietosa. L’amministratore delegato della San Giorgio del Porto, società specializzata nelle riparazioni e nel refitting navale, attiva oltre che a Genova anche a Piombino e a Marsiglia, offre una panoramica a 360 gradi che non lascia spazio a fraintendimenti.
I San Giorgio sono stati il primo cantiere nazionale ad essere iscritto nei registri europei dei demolitori navali, e tra i pionieri di quel sistema di ship recycling in un’ottica green che la stampa ha battezzato col nome di “modello Genova”, inaugurato nel capoluogo ligure tra il 2014 e il 2017 con il recupero e la rigenerazione dell’87% dei materiali che componevano la Costa Concordia.
Oggi la situazione di mercato appare incerta: «Le poche attività nel settore si limitano alle demolizioni di relitti, resi intrasportabili altrove dalle condizioni di galleggiabilità, e da quei pochi armatori – prevalentemente Società con politiche sociali e ambientali illuminate – che decidono di mantenere alti standard di tutela» afferma Garrè, che ammette: «Ovviamente il sud est asiatico non va nemmeno preso in considerazione trattandosi di un mercato che va fuori da qualsiasi convenzione o regolamento europeo e/o internazionale».
Nei cimiteri delle navi non vince insomma il modello Genova, anche se «negli ultimi mesi, a causa dell’aumento delle materie prime e anche del rottame da demolizione, si è generata una accelerazione di alcuni progetti di demolizione a livello nazionale. Un trend positivo, che però ha creato al contempo tante diseconomie per l’approvvigionamento di nuovi materiali».
Garrè ricorda come lo scorso luglio a Genova sia stato avviato il primo progetto di demolizione di tre navi ai sensi del Regolamento UE 1257/2013. Per l’ad di San Giorgio si tratta di un primo successo. «Bisogna cercare di rafforzare le proprie competenze guardando ai principi dell’economia circolare e della sostenibilità» afferma.
San Giorgio del Porto è convinta che questo ambito di attività possa avere un futuro importante: «Per tale ragione, da tempo, abbiamo investito con il Gruppo neri di Livorno nella realizzazione di un nuovo polo per la cantieristica e la demolizione presso il porto di Piombino creando la Piombino Industrie Marittime, che oggi è diventata una realtà».
Le prospettive di sviluppo, a Genova così come a Piombino, passano dal lavoro di squadra: «Riuscendo a fare sistema e a offrire servizi innovativi e competitivi, possiamo continuare a rappresentare un punto di riferimento per tanti Armatori».
Per Garrè «la Liguria e la Toscana hanno certamente tutte le competenze necessarie per raccogliere la sfida di un mercato globale, sia nelle demolizioni così come nelle riparazioni e nelle nuove costruzioni. Piombino è sicuramente una realtà nuova in forte crescita che cerca di rafforzarsi, Genova invece è una certezza che ha bisogno però di infrastrutture nuove e moderne».
Il vertice di San Giorgio conclude l’intervista rivolgendo un appello al Governo: «Si dovrebbe iniziare a pensare a sostenere la cantieristica europea anche con incentivi alla rottamazione. Si entrerebbe in un circolo virtuoso di rinnovamento delle flotte».