La scelta di far pagare ai vettori una multa per la sosta prolungata dei propri container a bordo banchina o nei piazzali del porto di Los Angeles è stata una mossa disperata, “a last resort” dettata dalla situazione di emergenza. La decisione, per quanto radicale, “sta però avendo l’effetto desiderato”.
Lo ha dichiarato alla CNBC il direttore esecutivo dello scalo californiano, Gene Seroka. Annunciata il 25 ottobre scorso, e giustificata con l’esigenza di ridurre la congestione nella Baia di San Pedro, dove ad oggi risultano essere all’ancora più di 70 portacontainer, la tassa anti-ingorgo starebbe già spingendo gli spedizionieri, gli importatori e gli stessi liner a definire strategie comuni per efficientare le movimentazioni in porto e smaltire i carichi pendenti.
“Abbiamo provato la diplomazia. Abbiamo provato la collaborazione, riunioni operative tutt’intorno, e nulla ha ancora mosso l’ago”, ha detto Seroka. “Questa è l’ultima risorsa che non volevo prendere, ma stiamo iniziando a vedere dei movimenti”.