Il 2021 verrà ricordato dai big carrier come l’anno dei profitti record. Proprio mentre cominciano a intravedersi per il prossimo futuro nuove schiarite sul fronte del caro-noli, con i principali indici di mercato che fotografano, sul mercato spot, una nuova situazione di stabilità, Sea Intelligence segnala come nel terzo trimestre le compagnie di navigazione attive nel trasporto container abbiano registrato un combined operating profit di 37,2 miliardi di dollari. Risultato, questo, che porta il profitto complessivo degli ultimi nove mesi a 80 miliardi di dollari.
A trainare le performance del comparto gli alti noli marittimi praticati dalle big company, che per la maggior parte dei casi hanno raggiunto tra agosto e settembre nuovi picchi storici. Il valore medio del nolo applicato da Maersk ha toccato ad esempio i 3.561 dollari a FEU, facendo registrare un +86,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche l’aumento dei ricavi segnalato da CMA CGM – pari a 15,32 miliardi di dollari, con un forte incremento del 89,4% sullo stesso periodo del 2020 – è in larga parte attribuibile alle entrate record generate dalle attività di trasporto marittimo containerizzato (+101,3%).
Come fatto osservare da molti analisti, la perdurante pressione sull’effettiva capacità di spedizione per i beni di consumo osservata dall’estate del 2020 dovrebbe consentire ai liner di ottenere buone performance finanziarie anche durante il quarto trimestre. E’ un fatto, però, che a livello globale, i noli container stiano continuando, seppur timidamente, a decrescere.
I dati della scorsa settimana indicano come l’indice composito World Container sia rimasto fisso a 9.186,39 dollari per container da 40 piedi, cifra che rimane comunque superiore del 224% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
A veder diminuire il costo delle spedizioni container è solamente la tratta Rotterdam-New York, registrando la scorsa settimana un -1%, passando così a 6.232 dollari a FEU. Stabili tutti gli altri trade, con l’eccezione delle rotte Shanghai-Rotterdam e Shanghai-New York, entrambe cresciute dell’1%, rispettivamente a 13.475 dollari e a 13.2390 dollari a FEU.
I tassi spot dovrebbero diminuire ancora nelle prossime settimane ma potrebbe esserci un aumento significativo dei prezzi dei contratti a lungo termine.
I caricatori, statunitensi ed europei, si stanno infatti muovendo in vista del capodanno cinese, e stanno intavolando nuove trattative per sottoscrivere contratti importanti a medio-lungo termine per volumi significativi di merce. Si tratta di un’operazione che in linea di massima consente agli shipper di bloccare il prezzo di una spedizione e, soprattutto, di garantirsi la prenotazione degli slot disponibili a bordo nave.
Il rischio di essere lasciati a terra, infatti, è molto alto, soprattutto in tempi come questi, caratterizzati da continue emergenze e interruzioni alla catena logistica. Meglio, quindi, stipulare contratti a lungo termine, anche se onerosi. E’ questo il ragionamento di fondo che potrebbe permettere ai vettori di registrare profitti solidi anche per il 2022.
“I contratti annuali stipulati nel 2020 sono molto bassi rispetto ai livelli attuali del noli spot” ha affermato a Port News uno spedizioniere italiano che ha preferito rimanere anonimo. “Sebbene molti dei contratti siano stati ritoccati al rialzo durante la prima metà del 2021, specie quelli senza allocation garantita, le compagnie hanno però tutto l’interesse a portare a casa long-term contracts più vantaggiosi”.
Anche in presenza di una nuova ondata ribassista del mercato spot e di una normalizzazione sul fronte della disponibilità di stiva, che ad oggi rimane complessivamente inutilizzata per il 12% del totale, i vettori potrebbero insomma essere messi nelle condizioni di brindare a nuovo anno di successi.