IL GIP del Tribunale di Civitavecchia, dott.ssa Petti, a seguito dell’udienza del 24 febbraio 2022, ha rigettato l’opposizione presentata dal Sig. Mensurati, disponendo l’archiviazione del procedimento, che era stata richiesta dal Pubblico Ministero, dott. Gentile, nel settembre 2019. Il procedimento che ha visto coinvolti l’ex Presidente dell’AdSP, avv. Francesco Maria di Majo, l’ex Segretario Generale dell’AdSP, la dott.ssa Roberta Macii e i fratelli Azzopardi, nasceva da una denuncia penale presentata dal dott. Mensurati in cui quest’ultimo lamentava diverse anomalie nello svolgimento della procedura (nell’ambito di una Conferenza di Servizi, convocata e presieduta dal Sindaco di Civitavecchia) per l’affidamento della concessione per la realizzazione e gestione di un approdo turistico nel porto di Civitavecchia.
“Tutte le accuse formulate dal denunciante – precisa l’avvocato difensore di Di Majo e della Macii, Mereu- erano state rigettate dal PM in quanto non solo prive di riscontriprobatori ma addirittura perché confutate dalle diverse iniziative ed azioni giudiziali, a tutela dell’erario, avviate dall’ente, durante la presidenza dell’avv. di Majo, nei confronti sia della società Port Mobility che della società controllante, la Rogedil, di proprietà della famiglia Azzopardi; ciò a dimostrazione dell’assenza della supposta collusione tra i vertici dell’ente e i fratelli Azzopardi. Inoltre, nel corso delle indagini è emersa, altresì, l’assenza di qualsivoglia tentativo da parte del vertice dell’AdSP di voler condizionare le decisioni e quindi l’esito della Conferenza di Servizi (come peraltro anche confermato dal Sindaco di Civitavecchia).
Con il provvedimento del 24.02.2022 del Tribunale si chiude quindi finalmente questa lunga ed incresciosa vicenda penale il cui contenuto, proprio in ragione dei noti contrasti tra l’AdSP e Port Mobility/Rogedil che hanno contrassegnato praticamente l’intero mandato dell’avv. di Majo (peraltro oggetto anche di notizie di stampa), è sembrato, non solo alle persone denunciate ma a molti operatori portuali, del tutto inverosimile. La denuncia penale, è risultata, infatti, fondata su un “castello” accusatorio del tutto inconsistente frutto di immaginarie e fantasiose supposizionie collegamenti tra diversi eventi ed atti, di diversa natura, che non hanno trovato riscontro alcuno nel corso delle approfondite indagini che hanno comportato anche perquisizioni nei confronti dei denunciati.
Ancora una volta, da una denuncia penale, che ha pregiudicato l’immagine dell’ente e gettato immotivatamente fango sul suo vertice cercando di delegittimarlo, è emersa l’assoluta correttezza dell’agire dell’amministrazione dell’ente portuale durante il mandato dell’avv. di Majo e della dottoressa Macii. Analogamente alla vicenda della c.d. “guerra delle banane” (in cui anche i vertici dell’ente furono oggetto di due denunce penali, peraltro da parte di due società in conflitto tra loro, sic!, e tutte archiviate in via definitiva), anche in questo caso, vi è stato peraltro un parallelo procedimento davanti ai giudici amministrativi favorevole all’amministrazione pubblica. Il TAR Lazio, con sentenza del 27 luglio 2021, ha infatti respinto (in quanto inammissibile) il ricorso presentato dalla società che ha partecipato alla gara per il porto turistico e che fa capo al denunciante, confermando la legittimità delle determinazioni assunte dalla Conferenza di Servizi in merito alla esclusione di tale società dalla procedura di gara”.
“L’avvocato Francesco Maria di Majo e la dott.ssa Roberta Macii– continua l’avv. Mereu – che hanno sempre confidato nell’operato degli organi di giustizia, esprimono la propria soddisfazione per la celere definizione del giudizio di opposizione. Essi, tuttavia, non possono esimersi dall’osservare che questa assurda denuncia penale, che presenta degli aspetti “kafkiani” quanto in particolare alla supposta collusione denunciata, pur definitivamente archiviata e conclusa, difficilmente potrà essere dimenticata in considerazione delle ripercussioni che essa ha avuto nella loro vita privata e professionale. Ma soprattutto, dal punto di vista più generale, questa incresciosa vicenda penale, nonostante l’epilogo positivo, rischia ancora una volta di rappresentare un monito e un “freno” per i presidenti delle AdSP rispetto alle azioni che essi sono ripetutamente chiamati a compiere nell’interesse dello sviluppo del porto o a tutela dell’erario. La presente denuncia penale rientra, infatti, tra quelle (purtroppo crescenti) denunce penali che hanno avuto come destinatari i Presidenti dell’AdSP(soprattutto in relazione alle vertenze sulle concessioni demaniali e sugli appalti pubblici) e che si sono dimostrate, quasi sempre,del tutto infondate e quindi strumentali al fine di delegittimare e “fiaccare” psicologicamente i Presidenti dell’AdSP (tenuto conto anche dalla diffusione che purtroppo tali denunce riescono ad avere sulla stampa), i quali sono costretti a difendersigiudizialmente. Tale approccio segue nella gran parte dei casi un doppio binario: ricorso al TAR e denuncia penale, paralizzando così l’amministrazione attiva dell’ente con la sospensione delle procedure amministrative relative alle concessioni demaniale e/oagli appalti pubblici. In questo scenario, i Presidenti dell’AdSP, coadiuvati dai Segretari Generali e dai dirigenti dell’AdSP, sono, tuttavia, chiamati sempre di più ad assumersi responsabilità adottando, in nome dell’ente, atti amministrativi (segnatamente decreti ed ordinanze), volti ad assicurare il corretto funzionamento dei porti e lo sviluppo delle infrastrutture portuali e dei servizi logistici”.