© Luigi Angelica
Interventi

PNRR e Transizione ecologica

Una difficile convivenza

di Enrico Vergani

Avvocato marittimista dello studio BonelliErede

Pubblichiamo di seguito l’intervento che l’avvocato Enrico Vergani ha tenuto in occasione dell’evento in occasione del Shipping, Transport & Logistic meet Industry.

I drammatici eventi in Ucraina e le sanzioni introdotte nei confronti della Russia, con conseguente, inevitabile, carenza nell’approvvigionamento di gas ed altre materie prime, ha fatto emergere, con la grazia e l’impatto dirompente di un elefante in una stanza, la questione della compatibilità tra gli ambiziosi progetti di crescita, sviluppo e rinnovamento infrastrutturale contenuti nel PNRR e la “rivoluzione verde e transizione ecologica” che pure del Piano costituisce un obiettivo qualificante, in linea con Agenda ONU 2030 e i nuovi obiettivi europei per il 2030.

La questione, in realtà, era già stata percepita dagli osservatori maggiormente attenti. Sottolinea Ferruccio De Bortoli nella sua analisi “La transizione interrotta; sostenibilità in pausa”, pubblicata su Corriere Economia del 28 febbraio, “[….] saremmo ipocriti se addossassimo all’invasione russa dell’Ucraina tutte le colpe di questa frenata improvvisa nella transazione energetica”. Il problema era stato recentemente segnalato anche da Uniport, evidenziando le preoccupazioni sulla compatibilità di crescita ed innovazione con gli obiettivi del “fit for 55”.

Che qualcosa non andasse e che un piano “B” dovesse essere valutato con estrema velocità lo dimostrano anche le decisioni dei Governi tedesco ed inglese di richiamare in vita le centrali a carbone ed incrementare la produzione di combustibile fossile nel bacino della Ruhr, così come riprendere le trivellazioni del fondo marino nell’area a nord della Scozia.

In sintesi, se non vi è – sulla carta – e non vi deve essere negli intenti distonia tra realizzazione del PNRR e transizione ecologica, è evidente che l’approccio switch on / switch off, quale un colossale interruttore per il passaggio alle energie rinnovabili ed alla de-carbonizzazione, azionato dalla spinta utopistica che “tutto, qui e subito”, non ha funzionato.

All’interno di un percorso virtuoso ma realistico e, forse, virtuoso proprio perché si muove con i piedi ben saldi a terra, la transizione ecologica non può essere perseguita se non unitamente alla valutazione della sostenibilità economica dei diversi progetti. La consapevolezza è che l’energia pulita deve necessariamente convivere, almeno in questa parte del percorso, con le fonti tradizionali di energia e che, al momento, il greennon è così diffuso su larga scala.

Occorre una valutazione oculata e per singoli progetti di come ed in che termini si possano “scaricare” i costi della transizione ecologica nell’ambito di un rapporto di scambio trasparente ed efficiente con l’investitore privato. La rivalutazione dei porti non solo come luoghi di movimentazione di merci e passeggeri, ma quale hub  energetico collegato al proprio territorio e città e legittimato sul territorio dalla produzione e dal consumo in locodi energia pulita è senz’altro un approccio da valutare. Un regolamento sulle concessioni portuali, attuato a livello nazionale e non frammentato per ciascun porto (in cui la concorrenza necessariamente si farà al ribasso, chiedendo poco per assicurarsi la presenza di operatori) che ponesse quale criterio fondamentale al fine della valutazione delle domande di concessione l’assunzione di un approccio energetico sostenibile nelle aree di competenza del concessionario sarebbe uno strumento di eccezionale portata ed a nessun costo per il pubblico.  Sarebbe inoltre compatibile non solo con gli obiettivi del PNRR e della normativa ambientale di riferimento, ma anche con le prime aperture alla transizione ecologica che già si intravvedevano nella riforma portuale del 2016 e che ha trovato, a livello generale, dignità costituzionale nella recente riforma degli artt. 9 e 41 della Costituzione.

Allo stesso modo, progetti di nicchia, anche di piccolo respiro in cui i costi – perlomeno in questa fase inevitabilmente maggiori di un approccio green nel ciclo di produzione, nello stesso prodotto e nella logistica e distribuzione possono essere sostenuti da una domanda illuminata e consapevole, pronta a pagare qualcosa di più a fronte del perseguimento di tali obiettivi sono risposte che, con l’incoraggiamento e la regia degli attuatori del PNRR, la nostra imprenditoria e la nostra logistica è in grado di fornire.

Ci vorrà uno slittamento dei tempi di realizzo, un periodo di coabitazione tra le diverse fonti energetiche ed una maggiore flessibilità nell’approccio. Ma questo, siamo onesti nei nostri intenti, sarebbe probabilmente avvenuto anche in assenza di alcun evento bellico, con la necessità di riprofilare un numero non irrilevante di progetti. Ciò che importa è che le iniziativesiano serie ed economicamente autonome e sostenibili, senza richiedere o, peggio, presupporre fin dal proprio inizio l’attesa di qualche forme di sussidio. Allo stesso modo la transizione ecologica, processo essenziale ma delicato e complesso nella sua realizzazione, va incoraggiata con progetti a sviluppoprogressivo e verificabili nei propri progressi in un arco temporale certo. Non dovrà, invece, essere imposto in maniera coattiva alla collettività, con un possibile distacco se non aperta avversione di molti nei confronti di un progetto ambizioso ed inteso alla tutela dell’ecologia e delle generazioni future, e magari affiancato da forme inefficienti di ristoro o sussidi. Un modo per perdere denaro due volte: non ne abbiamo la possibilità né il tempo.

Torna su