«Le sanzioni non hanno mai funzionato» sono le parole usate da George Procopiou per descrivere l’escalation della tensione sempre più preoccupante che si registra da giorni lungo il confine tra Russia e Ucraina.
L’esperto armatore greco non teme di morire relapso sull’altare del putinismo quando richiama i politici all’ordine, chiedendo una maggiore chiarezza sulle proprie decisioni.
Intervenendo alla Capital Link Shipping Conference, svoltasi nei giorni scorsi ad Atene, il fondatore di Dynacom Tankers e proprietario di Dynagas ha raccontato senza mezzi termini come la pensa in fatto di obblighi e restrizioni cui la Russia è obbligata a soggiacere. Le definisce inutili e dannose e cita l’Iran ma anche il Venezuela per esprimere il proprio pensiero.
Per l’imprenditore ellenico, le azioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina, incluso l’embargo statunitense alle importazioni di petrolio, hanno spinto la Russia a orientarsi verso i clienti in India e Cina, che stanno ritirando i carichi con un forte sconto.
Analogamente, le misure restrittive verso di Teheran hanno spinto il commercio iraniano di petrolio verso l’Asia.
Il ragionamento di fondo è che le sanzioni rischiano di danneggiare gli stessi interessi economici di che le ha disposte. A segnalarlo è stata anche la giornalista di Lloyd’s List, Michelle Wiese Bockmann, in un articolo in cui evidenzia come le restrizioni al commercio stiano favorendo nuove, inedite, intersezioni geopolitiche tra i trade di greggio russo, iraniano e venezuelano.
A sostegno della propria tesi, la Bockmann riferisce come alcuni armatori siano diventati piuttosto abili nell’aggirare le misure restrittive all’import/export del greggio sanzionato. Una flotta di duecento tanker si sarebbe specializzata nell’offrire a venditori e acquirenti di greggio russo un modello di trasporto pensato per evitare le sanzioni. Le operazioni ship-to-ship, ovvero di trasferimento del carico da una nave più piccola ad un’altra, sono alcune delle tattiche utilizzate per offuscare l’origine e la destinazione dei traffici.
Lloyds List segnala come negli ultimi due mesi almeno sette navi tanker, precedentemente impegnate nel trasporto di greggio venezuelano e iraniano, abbiano navigato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez con l’obiettivo di traferire carichi petroliferi russi dai porti del Mar Nero o del Baltico.
Procopiou chiede chiarezza: «Quello che raccomando è che almeno si capisca in modo netto che cosa è permesso e che cosa non lo è. Che cosa sia legale e che cosa no. Viviamo in una eterna zona grigia».
La verità è che le sanzioni hanno finito con il danneggiare lo shipping e il commercio più di quanto non si volesse fare. «Abbiamo visto banche e assicuratori assumere precauzioni più rigide di quanto non fosse necessario per evitare contraccolpi negativi alla propria reputazione» ha detto.
Procopiou descrive l’incursione russa in Ucraina come «il più grande errore di calcolo del secolo». Pur concedendo che si tratti di «una tragedia per l’umanità», l’imprenditore non esita a sottolineare come l’attuale situazione di conflitto stia riscrivendo le rotte di navigazione. I carichi che prima passavano tramite oleodotti verso i paesi vicini dell’Europa ora si stanno dirigendo via nave verso l’Asia, mentre altri carichi si stanno dirigendo dall’Asia verso l’Europa. «Con le sfide, arrivano le opportunità» ha detto l’armatore.
Non diversamente dal suo compatriota, anche il fondatore di Capital Maritime & Trading, Evangelos Marinakis, ha espresso, nel corso della Shipping Conference, una visione molto negativa sull’applicazione delle sanzioni per punire la Russia.
«Alla fine sono i consumatori a pagarne il prezzo – è la chiosa di Marinakis, ripresa dall’Agenzia Reuters – d’altra parte, la Russia sta vendendo petrolio con uno sconto pesante a Cina e India e sta rivendendo a prezzi altissimi i prodotti raffinati all’Europa». «Prima o poi ne vedremo le conseguenze», ha aggiunto, prevedendo «un’enorme recessione davanti a noi».