Focus

Allarme nel sud est asiatico

Pirati in vista!

di Redazione

E’ di nuovo allarme pirateria nel sud est asiatico. Nella seconda metà del 2022 potrebbe esserci un moderato aumento degli attacchi alle navi a causa principalmente dell’impatto economico della Guerra tra la Russia e l’Ucraina, che ha portato all’aumento dei prezzi dei generi alimentari, sottoponendo l’area a nuove difficoltà economiche.

A certificarlo è il think tank ISEAS (Yusof Ishak Institute), in un proprio studio nel quale ha preso a riferimento i dati statistici di due organizzazioni non governative: l’International Maritime Bureau’s Piracy Reporting Centre (IMB-PRC), con sede a Kuala Lumpur, e il Regional Cooperation Agreement on Combating Piracy and Armed Robbery against Ships in Asia’s Information Sharing Centre (ReCAAP-ISC), di stanza a Singapore.

«La pirateria e la rapina in mare è un problema perenne nel sud-est asiatico» afferma l’autore dello studio, Ian Storey. «La geografia della regione è caratterizzata da ampi spazi marittimi, arcipelaghi tentacolari e confini marittimi porosi e contesi» fa osservare, aggiungendo come le marine regionali, le guardie costiere e altre forze dell’ordine civili marittime abbiano risorse limitate per condurre pattugliamenti e monitorare le attività illegali nei mari territoriali dei loro paesi, nelle grandi zone economiche esclusive (ZEE) e nelle vaste acque arcipelagiche.

Le rotte marittime, i punti di strozzatura marittimi e i porti del sud-est asiatico sono tra i più trafficati al mondo, fornendo ai criminali marittimi un ambiente ricco di bersagli. Sempre secondo Storey, la corruzione all’interno delle forze armate, delle forze dell’ordine civili e delle autorità portuali aggrava il problema. Le cattive condizioni socioeconomiche nelle comunità costiere portano inoltre «i locali a ricorrere alla criminalità per sbarcare il lunario, specialmente durante le recessioni economiche».

L’area maggiormente a rischio della macro regione rimane lo Stretto di Singapore, lungo circa 100 km e oggi al centro di una nuova escalation della tensione politica tra la Cina e Taiwan. Oltre 100.000 navi vi transitano ogni anno, trasportando miliardi di dollari in merci. I tre stati litoranei, Singapore, Indonesia e Malesia, sono responsabili della sicurezza nelle rispettive acque territoriali che compongono lo stretto.

Già prima della pandemia, il numero degli attacchi nello Stretto di Singapore era risultato in aumento. L’IMB-RPC ha ricevuto 12 segnalazioni nel 2019 (rispetto alle tre del 2018), 23 nel 2020 e 35 nel 2021.

Nel 2021, gli incidenti nello Stretto di Singapore hanno rappresentato il 61,4% di tutte le segnalazioni di quell’anno e il numero più alto dal 1992.

Il ReCAAP-ISC ha registrato 49 incidenti nello Stretto di Singapore nel 2021 (rappresentando il 60% di tutti gli attacchi in Asia) rispetto ai 34 del 2020. Tra il 2019 e il 2021, la maggior parte degli incidenti si è verificata nel settore orientale del Traffic Separation Scheme (TSS), nelle acque indonesiane delle isole Riau, comprese Bintan e Batam.

Gli attacchi (la maggior parte dei quali erano rapine non violente a basso livello) sono stati condotti contro navi più grandi – portarinfuse, petroliere e navi da carico generale – da bande composte da tre a cinque uomini, per lo più armate di coltelli.

Il think tank ISEAS fa osservare come la stragrande maggioranza degli incidenti nel sud-est asiatico siano atti di rapina in mare, ovvero attacchi reali o tentati che hanno luogo entro il limite marittimo territoriale di 12 miglia nautiche degli stati costieri. Per combattere questo problema, le guardie costiere regionali e altre forze dell’ordine hanno rafforzato la sicurezza nei loro porti e ancoraggi. «Ciò ha comportato una significativa diminuzione degli atti di rapina in mare in alcuni dei principali porti del sud-est asiatico» si legge nello studio.

L’Indonesia ha avuto particolare successo. Nell’ambito del programma Safe Anchorage del 2014, la polizia marittima indonesiana ha aumentato i pattugliamenti in 10 porti. Il programma ha contribuito a un forte calo degli incidenti nelle acque indonesiane (al di fuori dello Stretto di Singapore): secondo IMB-PRC, siamo passati dai 43 attacchi del 2017 ai 25 del 2019, ai 26 del 2020 e ai nove del 2021.

I dati del ReCAAP mostrano una tendenza simile: da 33 incidenti nel 2017 a 22 nel 2020 e 13 nel 2021.

Anche il numero di incidenti nei porti malesi e vietnamiti è diminuito tra il 2020 e il 2021. A Manila si è registrato un aumento degli attacchi durante la pandemia a causa del gran numero di navi ancorate nel porto in attesa di cambi di equipaggio. Ci sono stati nove episodi di rapina in mare a Manila nel 2021. Tuttavia, la guardia costiera filippina ha intensificato i pattugliamenti nel porto e arrestato un certo numero di colpevoli

Le linee di tendenza del 2021 sono proseguite nella prima metà del 2022. Secondo l’IMB-PRC lo Stretto di Singapore ha fatto registrare 16 incidenti tra gennaio e giugno rispetto agli 11 dello stesso periodo nel 2020 e i 16 nel 2021 (rappresentando il 62% degli attacchi nel sud-est asiatico).

Il numero di incidenti in Indonesia è leggermente aumentato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, sette rispetto a cinque mentre la frequenza degli incidenti nelle Filippine, in Malesia e in Vietnam ha continuato a diminuire. Complessivamente, l’IMB-PRC ha registrato 26 attacchi nel sud-est asiatico tra gennaio e giugno 2022, in calo dai 35 e i 28 rispettivamente registrati durante la prima metà del 2020 e del 2021.

I dati ReCAAP-ISC tracciano tendenze simili, registrando 36 incidenti nel sud-est asiatico nei primi sei mesi del 2022, rispetto a 35 attacchi nello stesso periodo nel 2021 e 47 nel 2020.

ReCAAP-ISC ha ricevuto segnalazioni di 27 incidenti nello Stretto di Singapore (tutti nelle acque indonesiane) rispetto ai 20 dei primi sei mesi dello scorso anno. Il numero di incidenti in Indonesia è rimasto lo stesso da gennaio a giugno 2021, mentre gli incidenti hanno continuato a diminuire in Malesia, Vietnam e Filippine.

Né l’IMB-PRC né il ReCAAP-ISC hanno ricevuto segnalazioni di attacchi effettivi o tentati nello Stretto di Malacca o nei mari di Sulu-Celebes tra gennaio e giugno 2022.

Come anticipato, per la seconda metà del 2022 potrebbe esserci una nuova escalation degli episodi di pirateria. «Sebbene le iniziative nazionali e la cooperazione interstatale si siano dimostrate efficaci nella gestione del problema della pirateria, tali misure devono essere rafforzate» afferma Storey. In particolare, l’Indonesia dovrebbe destinare maggiori risorse per l’arresto di bande criminali che operano nelle sue acque nello Stretto di Singapore.

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