Chiarire il ruolo delle Autorità di Sistema Portuali, “ponendole come veri e propri gestori di beni pubblici finalizzati alla massimizzazione della resa economica e, di conseguenza, alla massimizzazione dei posti di lavoro, sia in termini quantitativi che in termini qualitativi”;
I Fratelli di Italia mettono le carte sul tavolo della riforma della legge 84/94, esprimendo le proprie idee in una risoluzione presentata venerdì scorso alla Camera dei Deputati.
I sottoscrittori della risoluzione, tutti deputati della Commissione Trasporti appartenenti al partito della premier Giorgia Meloni (Frijia, Gaetana Russo, Cangiano, Ruspandini, Amich), spiegano che oggi la legge prevede un’Autorità di sistema portuale (Adsp) esplicitamente qualificata come ente pubblico non economico a ordinamento speciale, sottoposto alla direzione e vigilanza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dotati di autonomia amministrativa, organizzativa, regolamentare, di bilancio e finanziaria;
Nell’ordinamento europeo, invece, le Adsp possono essere qualificate come imprese. “La nozione di impresa abbraccia qualsiasi entità che esercita un’attività economica, a prescindere dal suo status giuridico e dalle sue modalità di finanziamento. La circostanza che un ente disponga, per l’esercizio di una parte delle sue attività, di pubblici poteri non impedisce, di per sé, di qualificarlo come impresa” sottolineano i cinque deputati, aggiungendo che “su queste basi giuridiche si fonda la recente decisione della Commissione di procedere contro l’Italia per presunta violazione delle norme sugli aiuti di Stato, perché le Autorità di sistema portuale, in quanto imprese, dovrebbero pagare le tasse sul reddito per i canoni demaniali percepiti”.
Fatte queste premesse Frijia, Gaetana Russo, Cangiano, Ruspandini, Amich impegnano il Governo “a valutare l’opportunità di introdurre una differenziazione delle governance tra porti gateway (che competono a livello europeo) e porti che servono esclusivamente il mercato locale”;
Non solo, si chiede inoltre di assumere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta alla modifica della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e, in particolare, per: a) un riordino delle competenze dell’Autorità di sistema portuale; b) un rafforzamento della governance a livello centrale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche in un’ottica di semplificazione di ruoli tra funzioni pubbliche, ad oggi molteplici (Autorità di regolazione trasporti, Agcm, capitanerie di porto, dogane);