In calo costante dai picchi del periodo pandemico ma comunque ben al di sopra dei valori del 2019, sia pure con qualche rara eccezione. Le tariffe di trasporto container, sia spot che long-term, nei servizi di collegamento tra il Nord Europa e le cinque principali mete di destinazione (Mediterraneo, Estremo e Medio Oriente, Costa Orientale Statunitense e sudamericana), sono ancora oggi in grado di garantire ai big carrier una discreta remuneratività.
A certificarlo è Xeneta, nel suo ultimo report, dal quale si evince come nel 2022 siano stati esportati dal Vecchio Continente 20,9 milioni di TEU. La società di consulenza fotografa un panorama in profonda evoluzione, quanto meno a giudicare dall’andamento dei noli sul mercato spot.
Da quando hanno raggiunto il proprio picco lo scorso anno, il loro andamento è stato caratterizzato da un trend negativo, con cali costanti anche se ben diversificati da corridoio a corridoio.
Ad esempio, mentre lungo il corridoio verso il Mediterraneo, che si estende da Algeciras a ovest fino al Mar di Marmara a est, i tassi sono diminuiti del 12%, le tariffe per le spedizioni dall’Europa verso l’Estremo Oriente e la East Coast USA sono complessivamente diminuite del 69% rispetto al loro rispettivi picchi.
“Il commercio tra il nord Europa e la CE degli Stati Uniti è in assoluto quello che ha perso la maggiore profittabilità in questi mesi” affermano gli analisti di Xeneta. I tassi spot all’inizio di maggio erano di 2.745 dollari a FEU, in calo di 6.000 dollari a FEU rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Nei servizi di collegamento con l’Estremo Oriente, invece, i tassi spot si aggirano attorno ai 600 dollari a FEU e sono al di sotto del 18% rispetto alla media pre-pandemia.
I caricatori che esportano carichi verso il Medio Oriente e la costa orientale sudamericana hanno affrontato i rispettivi picchi di prezzo all’inizio di febbraio e all’inizio di aprile 2022. Da quel momento le tariffe sono diminuite del 40% e del 43% per le due rotte.
Come accennato, sebbene questi cali siano sostanziali, i tassi sono ancora molto al di sopra dei livelli pre-pandemia. All’inizio di Maggio, le esportazioni verso la costa orientale sudamericana risultavano essere del 96% più costose rispetto ai valori del 2019, mentre le tariffe verso il Medio Oriente sono aumentate del 47% nello stesso periodo.
Dando uno sguardo ai contratti a lungo termine firmati negli ultimi tre mesi, la tendenza che se ne ricava è quella di un calo generalizzato del 45% rispetto ai picchi dello scorso anno (dal calo del 26% sui collegamenti verso il Medio Oriente a quello del 59% sui traffici verso il Mediterraneo).
Confrontando i prezzi con i livelli pre-pandemia, due collegamenti in particolare hanno mantenuto per i big carrier livelli di redditività superiori al 100% rispetto al pre-pandemia. Il front haul transatlantico verso la costa orientale degli Stati Uniti è aumentato del 114%, anche il commercio verso il Brasile e, più in generale, la costa orientale sudamericana, mostra una crescita a tre cifre (+111%).
Il commerci dall’Europa all’Estremo Oriente sono ora alla pari con i prezzi pre-pandemia, attestandosi a 606 dollari per FEU (appena il 3% in meno rispetto ai 626 dollari per FEU registrati nel 2019). Al suo apice, a metà agosto 2021, i tassi erano aumentati del 126% dal 2019, a 1 415 dollari per FEU.
L’unico corridoio che presenta tariffe inferiori ai livelli del 2019 è i quello verso il Mediterraneo. Attestatosi a 524 dollari per FEU, da metà agosto 2021, quando hanno raggiunto il loro picco, le tariffe nei contratti long-term sono diminuite del 59%. All’inizio di maggio, le tariffe erano di 328 dollari per FEU, al di sotto della media del 2019.