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Interventi

Robert Uggla interviene all'International Business Leaders' Advisory Council

Maersk suona la sveglia alla Cina

di Redazione

La Cina? Dovrebbe seguire l’esempio europeo ed estendere al trasporto navale il proprio Sistema di scambio delle quote di Emissione di C02, lanciato nel 2021 e il cui ambito di applicazione è oggi limitato unicamente alle 2mila centrali elettriche del Paese, responsabili da sole della produzione di 4 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, il 40% delle emissioni nazionali.

La raccomandazione arriva dal Ceo di una delle più grandi compagnie di navigazione al mondo, Maersk. In occasione della International Business Leaders’ Advisory Council di Shanghai, Robert Maersk Uggla ha lanciato un messaggio forte e chiaro a Pechino, rivendicando la necessità di una più stretta collaborazione tra gli operatori del settore per condividere e formalizzare un percorso condiviso di decarbonizzazione del trasporto navale.

Come noto, il sistema ETS europeo prevede che a partire dal 2024 le compagnie di navigazione debbano progressivamente acquistare e trasferire permessi (“EUAs”) per ogni tonnellata di emissioni CO2eq rilasciata nell’atmosfera durante un anno solare, arrivando a pagare a partire dal 2027 per il 100% delle emissioni GHG generate nelle tratte intra-EU e per il 50% delle emissioni GHG nelle tratte internazionali da o verso uno scalo europeo.

Introdurre sistemi che favoriscano l’azzeramento delle emissioni nel trasporto navale è, secondo Uggla, un passaggio fondamentale per un Paese come la Cina, che da solo genera un quarto della produzione globale di CO2, e che ha quindi la necessità di introdurre sistemi che gli permettano di raggiungere il Net-Zero entro il 2060.

Il chairman di Maersk ha evidenziato come Pechino debba prendere in considerazione la possibilità di incentivare in modo concreto lo sviluppo dei carburanti verdi. Mossa, questa, che a detta di Uggla, favorirebbe gli investimenti nella produzione di metanolo verde in Cina.

“La produzione di carburanti e prodotti chimici green diventerà una delle più grandi opportunità di sviluppo industriale della Cina” ha sottolineato. “Produrre 100 milioni di tonnellate di metanolo verde richiederebbe un investimento fino a 500 miliardi di dollari, a beneficio dei produttori, degli sviluppatori di energie rinnovabili e di idrogeno e di altri attori della catena del valore”, ha aggiunto.

Uggla ha ricordato come a settembre di quest’anno Maersk abbia fatto entrare in servizio la prima  portacontainer alimentata a metanolo verde. A livello globale ci sono quasi 200 ordini di navi alimentate a metanolo verde: “Ci auguriamo che il metanolo verde prodotto in Cina sia pronto per allora, e speriamo anche che l’infrastruttura di bunkeraggio del metanolo verde nel porto di Shanghai sia presto completata” ha sottolineato, facendo evidentemente riferimento all’accordo siglato a Marzo con lo Shanghai International Port Group, grazie al quale la società armatoriale danese si è assicurata l’approvigionamento in Cina delle sue prossime navi alimentate a metanolo.

L’accordo prevede in una prima fase servizi di bunkeraggio da nave a nave con stoccaggio dei serbatoi nel porto. Successivamente verrà stipulata un’altra partnership per estendere i servizi di bunkeraggio a monte, con la possibilità di rifornire le navi direttamente in banchina.

“Per quanto ne sappiamo, Shanghai ha compiuto progressi significativi su ​​questi aspetti e siamo fiduciosi che presto sarà in grado di offrire alle navi ecologiche una gamma di nuovi servizi, diventando così a livello mondiale il principale centro di spedizioni ecologiche”.

Uggla ne è convinto: “Molte città portuali in tutto il mondo hanno ambizioni e piani per trasformarsi in centri di spedizione ecologici” ma nessuna ha le stesse potenzialità di Shanghai, che ha il porto container più grande al mondo: “Se il porto disponesse di idonee infrastrutture per la fornitura di carburante verde, molte navi dual-fuel attualmente ordinate verrebbero naturalmente impiegate nelle spedizioni da e per il porto asiatico” ha spiegato.

L’International Business Leaders’ Advisory Council di Shanghai ha acquistato un’importanza crescente nel corso degli anni, diventando un think-tank internazionale composto da 43 persone provenienti da ben 15 Paesi. In qualità di membro consultivo del comitato consultivo della città, Maersk non ha lesinato consigli e suggerimenti sulla necessità di una cooperazione internazionale finalizzata all’abbattimento delle emissioni di Co2.