Un recente studio commissionato dal Centro globale per la decarbonizzazione marittima (GCMD), in collaborazione con Lloyd’s Register e ARUP, ha rilevato come un numero limitato di porti disponga di una infrastruttura necessaria per scaricare l’anidride carbonica liquefatta immagazzinata sulle navi.
Lo studio ha esaminato più di dieci progetti infrastrutturali mondiali per lo scarico di CO2 liquefatta che sono localizzati prevalentemente vicino a cluster industriali che emettono anidride carbonica o sono connessi a questi cluster da infrastrutture di trasporto. Il report sottolinea che si tratta di progetti ideati per gestire volumi di CO2 assai maggiori rispetto a quelli dei sistemi OOCS e che, per ottenere economie di scala, sarà necessario integrare con questi progetti le infrastrutture portuali necessarie per lo scarico, lo stoccaggio e il trasporto della CO2.
Inoltre, l’introduzione di impianti per lo scarico dell’anidride carbonica liquefatta in aree portuali intensamente utilizzate rischia di avere un impatto sull’efficienza del porto e sulle prestazioni operative. Lo studio rimarca come servano ulteriori zone cuscinetto per affrontare i problemi di sicurezza legati alla movimentazione e allo stoccaggio della Co2 liquefatta.