La riscossione dei canoni concessori da parte delle Autorità Portuali è un’attività economica e come tale è soggetta a imposizione fiscale. Lo ha confermato stamani la Commissione Europea adottando due decisioni con cui invita sia l’Italia che la Spagna a conformare i rispettivi sistemi di tassazione dei porti alle norme in materia di aiuti di Stato.
Per la Commissione le Autorità Nazionali dei due rispettivi Paesi dovranno pagare le imposte sulle società come tutte le altre aziende che realizzano profitti e dovranno mettersi in regola entro il primo gennaio del 2020.
Nel motivare le ragioni della propria decisione – assunta per altro sulla scorta di provvedimenti analoghi presi a carico di Paesi bassi, Francia e Belgio tra il 2016 e il 2017 – la Commissione ha spiegato che gli scali portuali svolgono sia attività non economiche che attività economiche, che le prime (la sicurezza e il controllo del traffico marittimo o la sorveglianza antinquinamento) sono escluse dal campo di applicazione delle norme Ue in materia di aiuti di Stato, al contrario delle seconde, tra le quali rientrano per l’appunto le attività di affidamento in concessione di un bene demaniale dietro pagamento di un canone.
«I porti sono infrastrutture essenziali per la crescita economica e lo sviluppo regionale» ha affermato la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager. «Per questa ragione le norme UE in materia di aiuti di Stato prevedono che gli Stati membri dispongano di ampi margini di manovra per l’adozione di misure di sostegno e di investimento a favore dei porti. Al tempo stesso, per garantire condizioni eque di concorrenza in tutta l’UE, i porti che generano profitti esercitando attività economiche vanno tassati allo stesso modo degli altri operatori economici – né più, né meno».
Il procedimento della Commissione è stato avviato nell’aprile del 2018 e prevede due mesi di tempo per le controrepliche.
«Avvieremo un confronto con la Commissione europea perché le osservazioni sui presunti aiuti di Stato, così come sono state formulate, di fatto significherebbero una limitazione gravissima nel piano degli investimenti infrastrutturali del nostro Paese» ha commentato il viceministro alle infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi. «Le peculiarità dei nostri porti, che insieme a quelli spagnoli sono fondamentali per lo sviluppo del Mediterraneo, vanno preservate: in quest’ottica siamo disponibili a una eventuale revisione del ruolo delle Autorità di sistema portuale e quindi della legge Delrio, che oggi penalizza e ingessa i nostri scali rispetto ai competitor del Nord Europa».