Sulle politiche in materia di porti e logistica serve da parte del Governo una maggiore chiarezza su ruoli e competenze dei diversi attori coinvolti. La chiedono i deputati pd della Commissione Trasporto, Valentina Ghio, Emanuele BARBAGALLO, Andrea Casu, Roberto Morassut, in una interrogazione a risposta scritta al Ministro delle Infrastrutture, presentata ieri alla Camera dei Deputati.
I parlamentari ripercorrono la storia che ha portato all’istituzione del Comitato Interministeriale per le politiche del mare (Cipom). “L’articolo 12 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 dicembre 2022, n. 204 recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, ha novellato il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, prevedendo, all’articolo 4-bis l’attribuzione al Presidente del Consiglio dei ministri delle funzioni di indirizzo e coordinamento e di promozione dell’azione strategica con riferimento alle politiche del mare” spiegano, aggiungendo che “il medesimo articolo 4-bis ha previsto poi l’istituzione del Cipom, presieduto dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, quale organismo operativo per assicurare il coordinamento e la definizione strategica delle politiche del mare tra le quali, al comma 3, lettera c), viene esplicitata la competenza del comitato per quel che concerne lo sviluppo del sistema portuale”.
Infine, “con il recente decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, adottato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri competenti, viene istituito, all’articolo 12, il Dipartimento per le politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che dovrà curare le attività previste dal citato articolo 4-bis del decreto legislativo n. 303 del 1999, ovvero anche lo sviluppo del sistema portuale nazionale”;
Secondo gli scriventi, da questa situazione “emerge una competenza concorrente rispetto a quella del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sul sistema portuale e sulla responsabilità della riforma in oggetto che crea forti preoccupazioni anche alla luce di alcuni elementi contenuti nel Piano del mare del Cipom che vanno nella direzione di una accentuata spinta su forme di privatizzazione”.
Sottolineando che “la duplicazione delle competenze sopra descritta rischia di generare una minore chiarezza e un appesantimento degli interlocutori istituzionali deputati a decidere sull’evoluzione della portualità”, i quattro parlamentari chiedono al Ministero delle Infrastrutture di sapere “quali competenze restino in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alla più volte annunciata riforma della portualità, a seguito dell’istituzione del dipartimento per le politiche del mare”;