Interviste

Colloquio con Gianluca Croce

Riforma porti, «rispettare le vocazioni di ciascun porto»

di Redazione

«Gli impegni che diventano ricorrenti e vengono definiti con i requisiti di emergenza difficilmente raggiungono i risultati sperati. Anzi, accade l’esatto contrario. Questo temo che possa valere anche per la riforma portuale i cui tempi di definizione sono slittati almeno sino al 2026». A Port News il neo eletto presidente di Assagenti, Gianluca Croce, esprime un certo scetticismo nei confronti della possibilità che le proposte di modifica della legge 84/94 possano vedere la luce in tempi brevi. E questo nonostante l’intenzione dichiarata del vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, di chiedere un’accelerazione sull’iter: “Dare una data è “impossibile”, aveva affermato Rixi intervenendo a Genova al convegno sull’economia del mare organizzato da ‘Il Sole 24 Ore’, ribadendo che il tema sarebbe comunque stato affrontato in autunno.

«Questo deve spingerci a combattere con grande pragmatismo, mediante le armi di cui disponiamo oggi, senza attendere eventi miracolistici» aggiunge Croce. Che in tema di autonomia differenziata esprime il suo particolare punto di vista: «Sarebbe necessaria una normativa nazionale che consenta “personalizzazioni” a seconda delle caratteristiche dei porti” dichiara, sottolineando che “non si può pensare che le norme che funzionano in un porto per pescherecci siano altrettanto valide ed efficienti per un hub container”. Di questo credo che tutte le istituzioni dello Stato, siano esse politiche, amministrative e/o giudiziarie, dovrebbero tener conto.

Il n.1 dell’Associazione degli Agenti e raccomandatari marittimi di Genova  ribadisce inoltre come la sua intenzione rispetto al modo di interpretare il mandato sarà «quello di compattare il fronte imprenditoriale del porto ligure, portando avanti il lavoro iniziato dall’ultimo Presidente per superare le divisioni fra le associazioni di categoria e promuovendo una rappresentanza efficace per la nostra economia portuale”.

«Per il nostro porto è un momento di grandi cambiamenti legati, come sappiamo, alla realizzazione di quelle infrastrutture che ci consentiranno di fare un salto di qualità epocale» ammette. «È naturale che quando si è di fronte a cambiamenti di tale portata, il sistema ne soffra e il disagio dell’autotrasporto è sicuramente sotto gli occhi di tutti» aggiunge riferendosi alla tanto criticata congestion fee del valore compreso fra i 120 e i 180 euro a viaggio applicata dagli autotrasportatori come come indennità per le gravi criticità nello svolgimento dei cicli operativi camionistici.

«In merito è stato avviato un tavolo di lavoro convocato dall’AdSP al quale partecipiamo, insieme agli spedizionieri, ai terminalisti e proprio all’autotrasporto, con l’obiettivo primario di trovare soluzioni» dice. «Considerando che un approccio coordinato e strategico a livello di sistema si dimostra essenziale, la collaborazione tra le parti interessate – tenendo sempre a mente le tendenze globali, le nuove tecnologie e le esigenze future – risulta essere l’unica strada percorribile per trovare soluzioni efficaci ed efficienti».

A tal proposito, Croce tiene a ribadire che Assagenti è pronta a interloquire con le parti in causa. «Pronta a contribuire attivamente alla definizione di modelli operativi utili a delineare una miglior gestione di navi di dimensioni maggiori, inclusa l’ottimizzazione delle procedure di carico/scarico e l’implementazione di soluzioni digitali».

Per ultimo il presidente di Assagenti dedica una riflessione alla crisi del Mar Rosso: «Suez non si può considerare alla stregua di un canale chiuso, ma il traffico è in costante diminuzione in diretta proporzione con il costante incremento degli attacchi dei ribelli Houthi e della reinsorgenza, per ora sottovalutata, del fenomeno della pirateria in particolare nel Golfo di Aden» rimarca. «Allo stato attuale sceglie di transitare per Suez una minoranza delle navi operanti sulle rotte fra Asia-Europa e la costa orientale degli Stati Uniti. Gli attacchi Houthi ufficialmente risparmiano le navi con bandiera ed equipaggi cinesi, le navi russe, e quelle di alcune compagnie di trasporto container considerate amiche».

Che cosa potrà accadere? «Difficilmente si assisterà nel breve periodo a un allentamento della pressione da parte dei ribelli Houthi, anche se molto dipenderà dai risultati delle elezioni in Paesi occidentali, in primis quelle americane» conclude.

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