Gli attacchi condotti dalle milizie Houthi nei confronti della petroliera, battente bandiera greca, “Sounion” rappresentano l’evidenza di un cambio nella modalità di aggressione e un’escalation nel livello di rischio cui le spedizioni marittime sono soggette, in particolare, nelle zone del Mar Rosso e del Golfo di Aden.
Il 21 agosto scorso, la petroliera, con a bordo un carico di circa 150 mila tonnellate di greggio, è stata oggetto di diversi attacchi con droni esplosivi che hanno costretto l’equipaggio ad abbandonarla. Due giorni dopo le milizie Houthi hanno abbordato la nave e vi hanno appiccato fuoco come documentato da un video prodotto dagli Houthi stessi.
Dalle ultime notizie, gli assicuratori della M/t Sounion avrebbero ingaggiato due rimorchiatori per tentare il salvataggio della nave coinvolgendo Boskalis la gestione delle operazioni.
L’episodio mette in evidenza, inoltre, un tema ambientale molto serio dato che, in caso di sversamento massivo del carico, potremmo essere di fronte ad uno dei disastri ambientali più gravi degli ultimi anni.
Va da sé che tale contesto pone una sempre maggiore pressione sugli assicuratori marittimi con conseguente innalzamento dei premi.
Sotto il profilo assicurativo, i rischi guerra (tra cui si annoverano war, civil war, terrorism, ecc.) sono di default esclusi da qualsiasi tipo di copertura assicurativa ma, nelle assicurazioni marittime, i beni e le responsabilità soggette a rischi guerra possono essere assicurati con polizze ad hoc che coprono sia le perdite o danni a cose (corpo e macchine; merci) sia le liabilities derivanti dagli eventi in cui tali rischi possono concretizzarsi. A fronte del previsto passaggio dei beni assicurati in zone soggette a rischio guerra (quali il Mar Rosso ed il Golfo di Aden), il mercato assicurativo richiede il pagamento di un premio supplementare (AWRP – Additional War Risk Premium).
Nel caso del M/t Sounion, quindi, i danni alla nave, come anche eventuali ammanchi del carico potranno essere indennizzati sotto tali coperture se, e nei limiti in cui, tali rischi sono stati presi dal mercato assicurativo.
Dato il caso del M/t Sounion, ricordiamo come Le coperture in parola, tra l’altro, assicurano anche le spese incombenti sull’assicurato in caso di avaria comune o salvataggio conseguente al verificarsi di un rischio guerra.
Sul punto, nella prassi di settore vige il principio generale secondo cui, in estrema sintesi, il compenso di salvataggio rientra tra le spese ammissibili in avaria comune (Regola York e Anversa 2016, Regola VI). Esse, pertanto, potranno essere ripartire tra i partecipanti alla spedizione secondo le regole di tale istituto nei limiti previsti dal contratto di salvataggio e ribaltate sugli assicuratori WR.
Più complesso e delicato, invece, il tema ambientale.
In termini generali, la CLC – International Convention on Civil Liability for Oil Pollution Damage canalizza sul proprietario della nave la responsabilità per danni da inquinamento che si verifichino sul territorio, nelle acque territoriali o nella zona economica esclusiva di uno Stato contraente nonché il costo delle misure preventive adottate per prevenire o minimizzare tali danni.
La responsabilità del proprietario della nave cisterna ha carattere oggettivo (cioè, prescinde da eventuali negligenze) ma tale severo regime soffre tassative eccezioni riconducibili a circostanze del tutto al di fuori del suo controllo. In questo senso, il proprietario della nave è esonerato da responsabilità per danni derivanti, tra l’altro, da “act of war, hostilities, civil war” o, comunque, causati esclusivamente da atti od omissioni di terzi con lo scopo di causare un danno.
Non è, quindi, scontato ipotizzare che gli interessi del M/t “Sounion” possano essere richiesti di farsi carico delle operazioni e/o delle spese di prevenzione ambientale come anche di eventuali danni in caso di sversamento.
Sotto il profilo delle misure preventive/mitigatorie, se è vero che la Convezione del 1989 sul Salvataggio, come anche la prassi contrattuale (LOF 2020), riconoscono l’esigenza che le attività antinquinamento dei soccorritori siano adeguatamente remunerate, nel contesto dato di potenziale irresponsabilità dei proprietari della M/t Sounion, non si può escludere che il contratto di salvataggio tenda a contenere in maniera sostanziale tale tipo di attività a fronte, come detto, della ipotizzabile irresponsabilità degli interessi nave nel caso di specie.
Discorso in parte analogo vale per il coinvolgimento dell’IOPCF – International Oil Pollution Compensation Fund, ovvero un fondo destinato ad operare laddove il sistema compensativo della CLC risulti inadeguato o, comunque, non attivabile. L’IOPCF, infatti, non interviene laddove risulti che i danni da sversamento siano causati, tra l’altro da “an act of war, hostilities, civil war”.
Sotto diverso profilo, l’ipotesi di coinvolgere la responsabilità dello Yemen, che pure è parte della Convezione UNCOLOS sul diritto del mare, appare meramente accademica date le criticità politico/economiche della propria situazione interna.
Allo stato, ovviamente, non si può far altro che augurarsi che questa vicenda si possa concludere con il minimo danno possibile per l’ambiente.
D’altra parte, al rafforzamento delle operazioni volte a garantire la libertà e la sicurezza della navigazione, i fatti di questi giorni dovrebbero richiamare l’attenzione della comunità marittima internazionale circa l’opportunità di valutare l’adozione di strumenti giuridici ed economici che consentano di garantire una risposta efficace a situazioni di pericolo d’inquinamento in quei casi, come il presente, in cui, di fatto, vi sono vuoti di tutela.
Questo evento riporta alla memoria l’attacco occorso, sempre in Yemen, al M/t “Limburg” il 6 ottobre 2002, che ha influenzato il mercato assicurativo negli anni a venire.
Vedremo dunque quali ripercussioni avrà in un mercato già fortemente destabilizzato dagli ultimi eventi in cui i tassi dei war risk premium sembrano essere in crescita.
La storia, come teorizzava Nietzsche, è un eterno ritorno, ma il prezzo da pagare (per gli operatori e per l’ambiente) ogni volta rischia di essere sempre più alto.