Venerdì scorso l’amministrazione Biden-Harris ha intrapreso nuove azioni concrete per contrastare ogni possibile abuso delle esenzioni stabilite dalla soglia de minimis, che esonera dal pagamento di tariffe e dazi le spedizioni di valore inferiore agli 800 dollari.
La de minimis exception è stata implementata nel corso degli anni anche per favorire lo sviluppo dell’e-commerce, diventato oggi una piattaforma globale per beni e servizi. Negli ultimi dieci anni, il numero di spedizioni che entrano negli Stati Uniti rivendicando l’esenzione de minimis è aumentato significativamente, da circa 140 milioni all’anno a oltre un miliardo all’anno.
Il problema – sottolineato dalla Casa Bianca – è che queste agevolazioni sono state spesso utilizzate dalle piattaforme del low-cost cinese per inondare il mercato americano con prodotti non sempre sicuri. Il riferimento è a Shein e Temu, due colossi che in poco tempo sono riusciti a conquistarsi fette di mercato crescenti, tanto da diventare due dei maggiori rivenditori di fast fashion negli Stati Uniti, anche a danno della stessa Amazon.
“Il volume crescente di spedizioni de minimis rende sempre più difficile individuare e bloccare le spedizioni illegali o non sicure” scrive in una nota l’amministrazione Biden, sottolineando come alcuni giganti aziendali stranieri sfruttino il de minimis per nascondere spedizioni di prodotti illegali e pericolosi e scavalcare le leggi statunitensi in materia di salute, sicurezza e tutela dei consumatori.
Sono queste le ragioni che hanno spinto Biden ad usare il proprio potere esecutivo. In che modo? Escludendo dall’esenzione tutte le spedizioni relative a prodotti coperti da tariffe imposte ai sensi delle sezioni 201 o 301 del Trade Act del 1974 o della sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962.
Le tariffe della Sezione 301 consentono al Presidente di agire per prevenire o rimuovere qualsiasi pratica commerciale sleale che discrimini i prodotti statunitensi o gravi irragionevolmente sugli esportatori statunitensi. Si tratta della disposizione più ampia, che secondo lo spedizioniere digitale Flexport interessa circa l’85% dei prodotti provenienti dalla Cina.
Le tariffe della Sezione 201 coprono dazi aggiuntivi su richiesta di un’industria nazionale danneggiata. Tra i prodotti che rientrano nel 201 ci sono anche le lavatrici e i pannelli solari.
Le tariffe della Sezione 232 consentono al presidente di imporre restrizioni commerciali su determinati prodotti per proteggere la sicurezza nazionale, come i prodotti industriali in acciaio e alluminio.
Nel fact sheet pubblicato nei giorni scorsi, Biden ha inoltre comunicato di voler adottare una nuova regolamentazione sull’importazione di merce a basso valore commerciale, con l’obiettivo di voler rafforzare i requisiti di raccolta delle informazioni, promuovendo quindi maggiore visibilità e trasparenza.
Verranno nella sostanza richiesti dati specifici e aggiuntivi per le spedizioni de minimis (come il numero di classificazione tariffaria a 10 cifre e le generalità della persona che richiede l’esenzione).
“Questi nuovi requisiti aiuteranno la Customs and Border Protection (CBP) degli Stati Uniti a proteggere i consumatori da beni che non soddisfino gli standard normativi in materia di salute e sicurezza” scrive la Casa Bianca.
Secondo Flexport, ci potrebbero volere dai 60 ai 120 giorni per mettere a punto la nuova regolamentazione. Che potrebbe entrare in vigore prima del famoso Black Friday, che cade il prossimo 29 novembre e che in sostanza dà avvio agli acquisiti natalizi.
“Ammesso e concesso che l’attuale amministrazione riesca ad adottare e attuare in tempi rapidi la regolamentazione, è indubbio che queste misure potrebbero limitare fortemente le spedizioni last-minute per le festività natalizie” afferma Flexport.
Come già spiegato, la nuova regolamentazione impone la segnalazione del codice a 10 cifre per tutte le voci de minimis. La necessità di dover fornire questo codice per lo sdoganamento della merce che oggi rientra nell’esenzione de minimis si tradurrebbe nella sostanza in un aggravio di spese per gli importatori. “Gli sdoganamenti che non utilizzano intermediari doganali autorizzati (come le società di autotrasporto) si troverebbero ad affrontare più requisiti doganali, poiché la classificazione a livello di 10 cifre è definita come attività doganale. Ciò significherebbe assumere agenti doganali autorizzati, esercitare procure doganali e stabilire procedure di controllo e supervisione responsabili” spiega lo spedizioniere digitale.
Il regolamento andrebbe inoltre a rafforzare la Uyghur Forced Labor Prevention Act (UFLPA). La Legge sulla prevenzione del lavoro forzato degli uiguri stabilisce che tutti i beni, merci, articoli e prodotti estratti, realizzati o fabbricati del tutto o in parte nella Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang (XUAR) devono essere considerati prodotto di lavoro forzato, salvo prova contraria. L’implementazione della legge costringerebbe la Customs and Border Protection americana a promuovere nuove indagini e audit sulle spedizioni sospette, col rischio di bloccarle o ritardarne la consegna.
In conclusione, le nuove modifiche introdotte da Biden potrebbero non soltanto rendere meno competitivi Shein e Temu, portandoli a perdere clienti, ma potrebbero costare care anche a tutti coloro che sino ad oggi hanno importato negli USA merce di valore inferiore agli 800 dollari e quindi libera dal pagamento di dazi e tariffe.