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Focus

Allarme dell'UNCTAD

Il trasporto marittimo è sempre più vulnerabile

di Redazione

L’economia globale, la sicurezza alimentare e le forniture energetiche sono sempre più a rischio a causa delle vulnerabilità cui sono esposte oggi le principali rotte marittime.

Lo evidenzia il report annuale dell’UNCTAD, sottolineando come il Canale di Panama (che collega gli oceani Pacifico e Atlantico), il Mar Rosso e il Canale di Suez (che collega il Mar Mediterraneo all’Oceano Indiano attraverso la Penisola Arabica) e il Mar Nero (un importante hub per le esportazioni di grano) siano oggi sotto forte pressione.

“Una combinazione di tensioni geopolitiche, impatti climatici e conflitti ha scosso il commercio globale, minacciando il funzionamento delle catene di approvvigionamento marittimo” affermano gli analisti della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo.

Secondo l’UNCTAD, il commercio marittimo, cresciuto del 2,4% nel 2023 per raggiungere 12.292 milioni di tonnellate, aumenterà di un modesto 2% per il 2024, soprattutto grazie al traino della domanda di materie prime come minerale di ferro, carbone e grano, e di quella di merci containerizzate.

E a proposito di container. L’Organo sussidiario dell’ONU prevede che il commercio via mare delle scatole di metallo crescerà nel 2024 del 3,5% rispetto al 2023. Per il futuro le previsioni rimangono però incerte: la crescita a lungo termine dipenderà da come il settore si adatterà alle perturbazioni in corso, come la guerra in Ucraina e le crescenti tensioni geopolitiche nel Medio Oriente.

I redattori del nuovo rapporto annuale segnalano inoltre come l’offerta di capacità di navi portacontainer sia cresciuta dell’8,2% nel 2023. Le interruzioni nei principali chokepoint, che hanno temporaneamente aumentato la domanda di navi allungando le rotte marittime, hanno contribuito ad alleviare il problema della sovraccapacità. Tuttavia, se le rotte marittime tornassero alla normalità, lo squilibrio tra domanda e offerta potrebbe portare nuovamente a un eccesso di capacità delle navi portacontainer.

Il rapporto evidenzia che le principali rotte marittime hanno dovuto affrontare interruzioni significative nell’anno, con la prevedibile conseguenza di un aumento dei ritardi nella consegna della merce e dei costi di trasporto. Il traffico attraverso il Canale di Panama e quello di Suez, arterie critiche del commercio globale, è diminuito di oltre il 50% nella prima metà del 2024. Questo declino è stato causato dai bassi livelli delle acque nel Canale di Panama, indotti dal clima, e dallo scoppio del conflitto nella regione del Mar Rosso, che ha colpito Suez. Nel frattempo, il tonnellaggio delle navi in ​​transito nel Golfo di Aden e nel Canale di Suez è diminuito rispettivamente del 76% e del 70% rispetto alla fine del 2023.

Il reindirizzamento delle merci attorno al Capo di Buona Speranza (punta meridionale dell’Africa) ha avuto come significativa conseguenza quella di favorire proprio lungo questa rotta un aumento della capacità di stiva dell’89% su base annuale. L’UNCTAD segnala che la scelta dei liner di circumnavigare l’Africa ha sì garantito il regolare approvigionamento delle catene logistiche anche in presenza di una limitata accessibilità attraverso Suez, ma a prezzo di un aumento dei costi di trasporto e delle maggiori emissioni di CO2 prodotte a causa dell’allungamento dei tempi di navigazione.

Ad esempio, una tipica nave portacontainer da 24.000 TEU che sia partita dalla Cina e che si trovi a deviare dal Capo di Buona Speranza per raggiungere l’Europa costerà all’armatore ulteriori 400.000 dollari in termini di emissioni per viaggio nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) dell’Unione Europea.

“Queste rotte più lunghe hanno portato a un aumento della congestione dei porti, a un aumento del consumo di carburante, dei salari degli equipaggi, dei premi assicurativi e dell’esposizione alla pirateria” si legge nel report dell’UNCTAD.

Le tonnellate-miglia globali sono aumentate del 4,2% nel 2023, facendo aumentare i costi e le emissioni. Nella prima metà del 2024, il reindirizzamento delle navi dal Mar Rosso e dal Canale di Panama ha contribuito ad aumentare la domanda globale di navi del 3% e quella di navi portacontainer del 12% rispetto ai periodi pre-crisi.

Ciò ha contribuito a mettere sotto pressione la logistica globale e le catene di approvvigionamento. “Gli hub portuali come Singapore e i principali porti del Mediterraneo sono ora in difficoltà, poiché devono far fronte alla crescente domanda di servizi di trasbordo dovuta al reindirizzamento delle navi. La congestione in questi porti sta aggiungendo un ulteriore livello di complessità alle reti globali di trasporto e commercio” sottolineano i redattori del report.

Le interruzioni e l’aumento dei costi non colpiscono però tutti i paesi allo stesso modo. I piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) e i Paesi meno sviluppati (PMS) stanno subendo le ricadute peggiori. Un’analisi suggerisce che se l’aumento dei noli dei container osservato tra ottobre 2023 e giugno 2024 e causato dalle interruzioni nel Mar Rosso e nel Canale di Panama continuasse fino alla fine del 2025, i prezzi al consumo globali potrebbero aumentare dello 0,6% entro la fine del 2025. Per i SIDS, l’impatto potenziale sarebbe ancora più grave, con un aumento dei prezzi dello 0,9% e un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari trasformati dell’1,3%.

Le economie SIDS fanno molto affidamento sul trasporto marittimo per le importazioni essenziali, ma la loro connettività marittima è diminuita in media del 9% negli ultimi dieci anni, rendendo il loro isolamento più pronunciato. Oggi, in media, i SIDS sono dieci volte meno connessi alle reti marittime globali rispetto ai paesi non-SIDS.

Il rapporto evidenzia l’urgente necessità che l’industria marittima rafforzi la resilienza contro i crescenti impatti dei cambiamenti climatici e di altri sconvolgimenti. Gli eventi meteorologici estremi stanno interrompendo le operazioni portuali e di spedizione con maggiore frequenza, ponendo rischi per la sicurezza, ritardando le operazioni e i tempi di transito e aumentando i costi. Queste interruzioni hanno anche implicazioni legali, poiché le aziende devono ora tenere conto dei rischi climatici nei contratti di spedizione, per ridurre al minimo le perdite e le controversie legali, mantenere il flusso commerciale e le assicurazioni accessibili.

“Costruire la resilienza attraverso i punti di strozzatura marittimi, i trasporti e la logistica di fronte a molteplici perturbazioni richiede un approccio globale a livello di settore. Ciò include lo sviluppo di capacità e investimenti in infrastrutture, servizi, sviluppo della forza lavoro, tecnologia, partenariati e iniziative di collaborazione” si legge nel rapporto.

Altro tema da affrontare urgentemente è quello della sostenibilità ambientale. Con le emissioni globali in continuo aumento e l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) che adotta obiettivi sempre più ambiziosi sulle emissioni di gas serra, la necessità di una rapida decarbonizzazione è fondamentale. Tuttavia, secondo l’UNCTAD i progressi rimangono marginali poiché la transizione verso navi più ecologiche e carburanti a basse emissioni di carbonio è ancora nelle fasi iniziali.

Il rinnovamento della flotta è stato ostacolato in questi anni dall’incertezza sui carburanti e sulla tecnologia futuri. All’inizio del 2024, solo il 50% degli ordini di nuova capacità navale riguardava navi in ​​grado di utilizzare combustibili alternativi. Nel frattempo, la demolizione delle navi più vecchie ha subito un rallentamento a causa delle tariffe di trasporto elevate e dell’aumento della domanda di navi a seguito dell’aumento delle distanze di navigazione.

Mentre l’industria marittima si trova ad affrontare sfide crescenti, il rapporto dell’UNCTAD sollecita il settore a compiere ulteriori sforzi coordinati per affrontare con successo le sfide quotidiane.

La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo chiede di affrontare le interruzioni nei punti di strozzatura marittimi, di investire in trasporti marittimi a basse emissioni di carbonio e verdi, di migliorare l’efficienza e l’adattamento dei porti, di integrare la facilitazione del commercio per migliorare la connettività dell’entroterra.

Inoltre, il rapporto sottolinea l’importanza di monitorare gli sviluppi del mercato del trasporto merci, valutando le tendenze delle tariffe di spedizione e il loro impatto a sostegno delle economie vulnerabili. “E’ soltanto adottando queste misure, che i paesi e le loro industrie marittime potranno costruire un futuro più resiliente e sostenibile” conclude l’UNCTAD.

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