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Interventi

Analisi di un settore in profonda trasformazione

Logistica, chi paga il prezzo del cambiamento?

di Marco Zanolli

CEO di Zeta Value e CEO/General Manager del Gruppo MIS

Nonostante il frequente ridotto diretto controllo delle spedizioni, come dimostra l’utilizzo della resa (Incoterm) EX Works nel caso delle esportazioni, il valore totale delle attività logistiche in Italia nel 2023 è stato di 135,4 miliardi di euro, l’8,2% del PIL nazionale ed ha occupato circa un milione e 400 mila addetti.

Il 45,3%, pari a 61,3 miliardi di euro, rappresenta la logistica terziarizzata a operatori specializzati, al netto degli scambi interni alla filiera.

L’indice aggregato che quantifica la competitività della logistica di una nazione a livello internazionale e macroeconomico è il Logistics Performance Index (LPI index) ideato dalla Banca Mondiale nel 2007. Nell’ultima edizione del 2023 (7ª edizione), di 139 nazioni nel mondo al primo posto c’è Singapore, al 19º l’Italia che ha quindi ampi margini di miglioramento.

Diventato oggetto di attenzione da parte di un numero sempre più ampio di interlocutori in seguito alle frequenti e incrementali discontinuità geopolitiche e di mercato che stanno caratterizzando gli ultimi anni, vi sono pertanto grandi aspettative per questo settore, in costante crescita e sempre più bisognoso di disporre di adeguate infrastrutture, risorse, asset, mezzi, strutture per vincere le difficili sfide imposte dal cambiamento, dalla globalizzazione, dalla digitalizzazione, dalla transizione green, dallo squilibrio demografico.

Tutto ciò rappresenta una straordinaria e unica opportunità per gli operatori, a patto che riescano ad affrontare la ricerca di continuità, il passaggio generazionale, lo sviluppo, aprendosi e evolvendo verso forme più strutturate di sinergica collaborazione all’interno delle quali far confluire iniziative sia di carattere ordinario (esperienze, competenze, relazioni) che straordinario (aggregazioni, fusioni, acquisizioni) finalizzate a salvaguardare e rafforzare il proprio posizionamento, la specializzazione, la competitività, la governance, la prospettiva.

In un contesto così favorevole, orientato ai concetti di innovazione tecnologica e di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica), stridono ed appaiono come paradossi e fenomeni in controtendenza le grandi tensioni e le varie situazioni che il settore si trova quotidianamente ad affrontare.

Tra queste la progressiva cessazione della attività delle aziende più piccole e ancorate ai vecchi schemi, la carenza di autisti, il ricambio del parco mezzi, gli ostacoli alla implementazione di sinergie strada – ferrovia (intermodalità) con particolare riferimento alle lunghe percorrenze.

In un decennio, tra il 2013 e il 2023, 21.248 aziende di autotrasporto hanno chiuso facendo scendere il numero complessivo del 20,8%, come riportano all’unanimità Unioncamere, Infocamere, Federservice (Gruppo Federtrasporti), Uomini e Trasporti, Transpotec.

Se le società di capitali sono quasi raddoppiate, rappresentando attualmente il 32% del totale, le imprese individuali, patrimonio del nostro territorio, conosciute come padroncini, hanno subito una diminuzione del 40%.

Una ulteriore inaspettata frenata è stata causata dall’emergenza autisti. Secondo l’IRU (Unione Internazionale Trasporti Stradali) in Europa ne mancano oltre 600.000 e l’Italia non fa eccezione.

Tra il 2019 e il 2024, secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, più di 400.000 autisti non hanno rinnovato la carta di qualificazione del conducente.

Stress, orari, condizioni di lavoro, barriere all’entrata non facilitano sicuramente l’accesso a una professione necessaria e strategica con particolare riferimento ai servizi di primo e ultimo miglio.

Per questo molte aziende si sono rapidamente attivate cercando di adottare degli accorgimenti che possano consentire loro di attrarre e trattenere il personale. Per esempio tramite l’investimento in aree di sosta più sicure e confortevoli nonché in mezzi di ultima generazione, il supporto a copertura dei costi da sostenere, la proposta di percorsi di sviluppo delle competenze, gli aumenti di stipendio e i premi di produttività, il favorire l’uguaglianza di genere (inclusività e empowerment femminile), un più efficace incontro tra il sistema imprenditoriale e gli studenti, una più significativa sensibilizzazione delle istituzioni.

È inoltre sorprendente il fatto che più del 97% dei veicoli destinati al trasporto di merci con più di 3,5 tonnellate di portata sono ancora alimentati a gasolio anche se i biocarburanti come l’HVO stanno guadagnando terreno. L’elettrico fatica a decollare e le alimentazioni a basso impatto ambientale (metano, Gas di Petrolio Liquefatto, Gas Naturale Compresso, Gas Naturale Liquefatto), probabilmente anche a causa dell’improvviso aumento dei prezzi determinato dalla instabilità e dai conflitti internazionali in corso, stanno almeno momentaneamente perdendo di attualità.

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