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Focus

Diversi casi di container bloccati in attesa di ispezioni sulla presenza di merci vietate

Caos treni in Russia, il traffico Cina-Europa rischia il tilt

di Redazione

Peggiora di giorno in giorno la situazione dei treni merci diretti in Europa bloccati in Russia a causa della decisione di Mosca di allungare, con una nuova normativa, l’elenco delle categorie merceologiche sottoposte ad embargo.

Come noto, il mese scorso migliaia di container partiti via rotaia dalla Cina sono stati fermati nel Paese in attesa di ispezioni che accertino la presenza a bordo di questi articoli.

Il decreto 313, che di fatto impedisce il transito sul territorio della Federazione di ulteriori categorie merceologiche rispetto a quelle già vietate, è stato promulgato il 15 ottobre scorso anche in risposta all’iter sanzionatorio comunitario, e ha avuto come duplice conseguenza:

A) Quella di bloccare sul suolo russo, in attesa delle necessarie ispezioni, i treni partiti dalla Cina prima del 15 ottobre.

B) Quella di far tornare in territorio non russo i treni partiti dalla Cina dopo il 15 ottobre e su cui Mosca ritiene siano stati caricate merci dual-use vietate.

“La stretta normativa della Russia ha già avuto delle ricadute pesanti sulle imprese italiane ed europee che avevano deciso di optare per il trasporto via treno con l’obiettivo di assicurarsi la consegna delle merce in tempi ragionevolmente più brevi rispett0 a quelli richiesti dalla nave. Ora la situazione rischia di peggiorare ulteriormente” afferma preoccupata Alice Arduini, fondatrice della casa di spedizioni Alix International.

“Le nostre fonti cinesi ci informano che ci sono migliaia di container partiti da Xi’an e bloccati sul suolo russo dai primi di novembre. Ora si trovano a Smolensk, al confine con la Bielorussia, e non sappiamo se e quando ripartiranno” aggiunge, sottolineando che: “Smolensk non è attrezzata per effettuare i controlli richiesti. Il rischio è che non partano affatto o che ci vogliano settimane”.

Secondo Alice Arduini, il problema principale è rappresentato dal fatto che non è oggi possibile raccogliere informazioni di prima mano dalla Russia: “Le uniche notizie ci arrivano dal nostro corrispondente cinese. O meglio ci arrivavano..” ammette.

“Siamo stati informati del blocco container dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto. Quindi soltanto a cose fatte, quando di fatto alcuni convogli erano già in transito dalla Cina. Il corrispondente ci aveva comunque assicurato che le ispezioni da parte delle autorità doganali russe sarebbero state eseguite entro questa settimana ma così non è stato. Non solo: in una nota inviataci all’inizio della settimana, lo stesso operatore cinese ha ammesso di non essere più in grado di dialogare con i russi. Viene il sospetto che la stretta di Mosca possa avere come finalità quella di mettere in ginocchio l’Europa ed intralciarne i rapporti commerciali con la Cina. Potrebbe essere l’inizio di una nuova guerra commerciale”.

Secondo quanto evidenziato da Pier Amighetti, di Csa Italy, consolidatore marittimo neutrale che ha come clienti diversi spedizionieri italiani, ci sono al momento decine di treni diretti in Italia bloccati sul suolo russo in un raggio di 120 km da Smolensk. “Abbiamo due casi di container bloccati” afferma, sottolineando che “uno di questi, il n. LYGU4024786, non necessita di alcuna ispezione. Cionnonostante, risulta comunque fermo in prossimità di Smolensk, come si evince dal localizzatore GPS”.

Per Pier Amighetti il problema principale è che la Federazione Russia non blocca soltanto i singoli container sospettati di trasportare merci vietate ma tutto il treno. “Quantunque la Russia abbia tutto il diritto, in base alle normative della World Custom Organization, di sottoporre a verifica intensiva i container che transitino dal suo territorio, certo preoccupa il lassismo gestionale ed operativo da parte della federazione russa nel rilascio dei container” fa osservare.

Altro caso, quello del container n.HNKU6269997, anche questo localizzato a Smolensk, che invece dovrebbe essere da tempo sottoposto a verifica dalle autorità russe ma  ad oggi risulta non essere ancora stato ispezionato. “Dal GPS risulta anzi come entrambi i container facciano continuamente avanti e indietro da Smolensk. Ne deduco che nell’area non ci spazi sufficienti ad ospitare tutti questi vagoni”.

C’è poi un terzo container, il n.GETU5951274, che risulta bloccato in Kazakistan perché è stata riscontrata sul treno la presenza di una commodity non gradita al governo federale russo. “In questo caso, la Russia- probabilmente anche grazie all’intervento cinese – ha assunto un atteggiamento diverso rispetto al passato: ha cioè smesso di bloccare i treni in Russia ma ha preferito far tornare il treno in territorio non russo, chiedendo di scaricare dallo stesso tutti i container contenenti merci che secondo la dogana russa potrebbero essere soggette al decreto 313” ammette.

Al di là dei singoli casi, Pier Amighetti ribadisce come dal punto di vista numerico siano in realtà pochi i container che risultino bloccati in territorio russo: “Carichiamo ogni settimana su due servizi differenti  dai tre a cinque container da quaranta piedi. I container bloccati sono soltanto due e un altro è in attesa di ripartenza, rappresentano quindi l’1% della nostra attività. A livello europeo, il numero dei container bloccati dovrebbe aggirarsi attorno al 5% del totale”.

Il consolidatore italiano evidenzia però che la situazione rappresenta un danno enorme per gli importatori italiani: “Quello che manca è oggi una corretta e costante informazione sulle tempistiche di verifica e rilascio dei container da ispezionare e sulla ripartenza dei treni” dichiara, sottolineando “che mancano informazioni sia dalla parte europea che da quella cinese perché la Russia non dialoga con nessuno”.

In un post recentemente pubblicato su Linkedin, Alice Arduini ha dichiarato di essersi rivolta a Fedespedi e alla Italy China Council Foundation (ICCF) chiedendo di affrontare la situazione direttamente con il Governo Italiano: “La Fondazione Italia-Cina mi ha già risposto via PEC, informandomi di essersi attivata attraverso i canali istituzionali per superare l’impasse. Speriamo in possibili sviluppi” è la notizia delle ultime ore.

La titolare di Alix International mette però le mani avanti: “non venderemo più l’opzione del trasporto via treno perché oggi è troppo pericolosa” annuncia. “La Russia potrebbe benissimo decidere di qui a uno due mesi di ampliare ulteriormente l’elenco delle merci vietate o bloccare addirittura tutte le merci, con ulteriori conseguenze per il commercio tra la Cina e l’Europa”.

Il rischio è insomma troppo grande: “Molti clienti stanno già modificando le aeree di approvigionamento delle merci, soprattutto dall’Est Europea e la Turchia. Pagheranno qualcosina in più, ma almeno avranno la certezza che la merce arrivi ai clienti finali nei tempi prestabiliti”.

Difficile stimare quale potrebbe essere l’impatto di questa nuova stretta sui traffici Cina- Europa. Quel che è certo è che ci sono imprese, anche italiane, che rischiano il fallimento.

Da questo punto di vista, risulta emblematica la testimonianza di una impresa artigianale di Vicenza che rischia di chiudere a causa del blocco dei treni: “Come azienda siamo specializzati nella produzione di macchine per il filtraggio di resina e altri prodotti chimici. Sono macchinari costosi che richiedono diverse componenti” racconta il titolare di questa impresa, che ha preferito rimanere anonimo. “Per completare il macchinario serviva una particolare tela metallica speciale che abbiamo ordinato ad una filiale cinese di una nota impresa tedesca. La merce è partita l’8 novembre, è arrivata a Smolensk ed oggi risulta essere ancora lì” aggiunge, sottolineando che “se la merce non dovesse arrivare entro fine gennaio, rischio di perdere la commessa perché il cliente ha già detto che non rinnoverà la lettera di credito in nostro favore”.

La conseguenza è “che rischio di trovarmi con 170 mila euro di materiale invenduto. Con gravi ricadute per un’azienda piccola come la nostra, che ha un fatturato di 500 mila euro”.

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