«Sono sbalordito dalla approssimazione con qui in queste settimane si sta parlando della Via della Seta, e capisco ancor meno chi paventa il rischio di una possibile occupazione dei porti italiani da parte dei cinesi».
A parlare è Augusto Cosulich, numero uno dell’agenzia marittima Fratelli Cosulich, gruppo leader in Italia per i servizi allo shipping, con oltre mille dipendenti e un fatturato complessivo che sfiora il miliardo di euro.
Il manager ammette di non avere in simpatia chi parla troppo liberamente di argomenti che non conosce («io, per esempio non mi sognerei mai di affrontare la questione TAV, in Italia ci sono troppi sedicenti esperti»).
Lui, invece, i cinesi li conosce eccome. E li frequenta assiduamente, essendo da trent’anni rappresentante in Italia della compagnia Cosco: «Sa quanto varrebbe la Belt and Road Initiative per la nostra logistica? Un milione di contenitori».
Tanti ne potrebbero arrivare dal Far East: container carichi di merce che transiterebbero da Genova per raggiungere i mercati del Nord Europa.
Ma si tratta di «una opportunità che potremo cogliere solo se sapremo ridurre i costi del trasporto terrestre. E per farlo dobbiamo efficientare le infrastrutture e le reti viarie».
L’agente marittimo genovese ha prodotto a tal riguardo uno studio dove confronta il costo del trasferimento di un container da Hong Kong all’Europa prendendo come punti di riferimento Rotterdam e Genova: «Mentre le tariffe del nolo marittimo per trasportare via mare il contenitore sono più o meno simili, sulla tratta terrestre risulta più conveniente passare da Rotterdam che non da Genova».
400 euro. Tanto costa muovere un container lungo la tratta ferroviaria che collega lo scalo portuale olandese a Stoccarda. Sul porto della Lanterna c’è invece uno svantaggio competitivo di 200 euro (ci vogliono 600 euro anche perché manca un collegamento diretto).
Insomma, Rotterdam rimane imbattibile per destinazioni come Stoccarda o anche Basilea: «I nostri porti continuano a essere troppo cari, il Governo italiano dovrebbe incentivare di più il trasporto ferroviario. Allo stato attuale, non siamo competitivi».
Il problema è che i cinesi non rimarranno ancora per molto tempo alla finestra: «Avete visto che cosa ha fatto Pechino con il porto greco del Pireo? Ha acquisito, a caro prezzo, le quote di maggioranza della locale Autorità Portuale e ha portato uno scalo che dieci anni fa movimentava appena 600mila TEU ad arrivare a oltre 5 milioni».
Per Cosulich sono investimenti di cui hanno beneficiato sia il Governo ellenico che tutte le aziende greche. «Magari potessimo importare il modello Pireo anche in Italia! Ma da noi è impensabile vendere un porto, anche perché il mercato è troppo spezzettato».
Per il manager genovese l’allarmismo sulla Cina è comunque una cosa insensata.
Il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, per esempio, ha recentemente affermato che l’Italia corre il rischio di consegnare i porti a Pechino: «Secondo me non sa quel che dice. Le società cinesi stanno investendo fior di miliardi in Italia, lo hanno fatto con Vado Ligure e con Ansaldo Energia, raggiungendo in entrambi i casi risultati eccellenti. Mi auguro continuino a credere nelle potenzialità di sviluppo del nostro Paese».
Adesso hanno tutti paura dell’alleanza tra il porto di Genova e la China Communication Construction Company (Cccc): «Il presidente dell’Adsp del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, fa bene a studiare possibili collaborazioni con questo colosso. Non capisco tutta questa preoccupazione: non è che il giorno dopo arrivano a Genova due mila cinesi per ricostruire il Ponte Morandi».
Certo, ai cinesi non mancano risorse ed energie, mentre quel che manca al nostro Paese è una vision sulla portualità italiana: «Noto che lo sviluppo della Via della Seta è delegato alle iniziative delle singole Autorità di Sistema Portuale, occorrerebbe invece che i porti lavorassero in sinergia, sviluppando una visione di insieme».
Cosulich pensa ad Assoporti; «Auspico che sotto la nuova Presidenza di Daniele Rossi si migliori ancora di più la collaborazione e il lavoro di team che deve esistere fra tutti i porti italiani».
In fondo, la Germania e la Svizzera sono aree di mercato contendibili, ma per il manager è arrivato il momento di agire.
«Genova e Trieste possono giocare questa partita non solo da titolari, ma anche da protagonisti. Dobbiamo però andare oltre il vuoto delle parole di questi giorni».