© Luigi Angelica
Interviste

Colloquio con Inga Beale

Porti: le nuove rotte sono digitali

di Marco Casale

«Razionalizzare e uniformare l’attività di controllo, semplificare la vita alle imprese e alla stessa amministrazione e attrarre così nuovi traffici nei porti: la digitalizzazione ti consente di fare tutto questo», l’esperta in servizi finanziari, Inga Beale, non ha dubbi a riguardo: «L’Internet of things, la Blockchain e l’Intelligenza artificiale sono i nuovi game changer della portualità».

L’ex amministratore delegato del Lloyd’s of London lo afferma convintamente: «Le tecnologie avanzate rivoluzioneranno il nostro modo di fare logistica, consentendoci di ridurre i tempi di attesa e di movimentazione della merce, e promuovendio un uso più efficiente dei terminal portuali, anche grazie allo sviluppo della intermodalità».

Non solo: «I servizi digitali contribuiranno ad aumentare il livello di sicurezza nei porti, permettendo a chi di dovere di monitorare in tempo reale e in modo costante lo stato di usura delle infrastrutture portuali e dell’equipment, garantendo così che i lavori di manutenzione vengano fatti in modo tempestivo ed efficiente».

Le Autorità Portuali possono giuocare in questo senso una partita strategica: «La digitalizzazione investe direttamente i nodi portuali, condizionando profondamente le scelte infrastrutturali pubbliche e gli investimenti privati. Le Port Authorities sono oggi chiamate a sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla logistica 4.0. Gli obiettivi da traguardare sono molteplici e non più riconducibili al ruolo tradizionale che questi enti avevano sino a pochi anni fa».

Da semplicie amministratore di condominio a test bed natural per la gestione di un mondo non solo fisico ma anche informatico e informativo: ecco come si stanno evolvendo oggi le Autorità Portuali: «Questi Enti possono contribuire a trasformare i porti che essi governano in hub digitali all’interno dei quali attivare processi di innovazione e servizi che coinvolgono non soltanto il lato mare (il carico, scarico della merce), ma anche il sistema città-porto (i servizi ai crocieristi e turisti) e la comunicazione (il data sharing)».

Ma, attenzione l’uso del digitale pone anche dei rischi che devono essere affrontati: «Il cyber crime non è più soltanto una pratica criminale legata all’utilizzo di internet ma è diventata una vera e propria economia: secondo quanto riportato da Forbes, di qui al 2021 il crimine digitale ci costerà 6 trilioni di dollari all’anno».

Si tratta di una cifra che supera i danni legati ai traffici mondiali di droga. «La verità è che più sei connesso alla rete, più sei vulnerabile. Gli attacchi cibernetici a danno di persone e aziende sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni e vanno a colpire gli asset intangibili e i beni immateriali, come la reputazione dell’azienda, la fidelizzazione dei clienti, o la proprietà intellettuale».

Il tasso di incremento dei crimini digitali mostra il raggiungimento di un elevato grado di automazione e sofisticazione raggiunto nella digital era: «Viviamo in un’epoca in cui la persona è essa stessa un prodotto di cui scoprire età anagrafica, gusti e convinzioni politiche, hobby e altri tipi di interessi: tutto è appetibile e commerciabile per gli app provider e le piattaforme social».

L’uso delle nuove tecnologie pone una questione etica rilevante: «Gli intermediari digitali, come i gestiori di social networking, devono assumere comportamenti virtuosi, ponendosi laddove possibile il problema del bilanciamento fra il diritto alla libera manifestazione del pensiero e quello alla protezione della sfera privata e della reputazione individuale».

Inga Dale chiama in causa anche l’Unione Europea e i suoi paesi membri, che devono porsi in maniera più pressante l’obiettivo di proteggere il mercato informatico dalle potenziali estrenalità negative rappresentate dalle minacce cibernetiche: «Occorre una strategia complessiva e condivisa in materia di cybersicurezza. L’UE deve definire in modo chiaro il quadro di azione entro il quale sviluppare un ambiente armonizzato e affidabile per le comunicazioni non solo tra i cittadini ma anche tra gli operatori portuali e gli attori della supply chain».

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