Specializzarsi, specializzarsi e ancora specializzarsi: è questo il consiglio che Costantino Baldissara, direttore commerciale logistico e operativo di Grimaldi, affida ai porti dell’Alto Tirreno e a quello di Livorno in particolare. Specializzarsi: una semplice parola da mettere al servizio di un paradigma produttivo basato su innovazione e flessibilità.
Il momento è particolarmente favorevole per l’industria automotive, che da qualche tempo è tornata a produrre veicoli a pieno regime congestionando molti porti internazionali. «L’industria si sta evolvendo molto velocemente» osserva Baldissara. «Il principale trend che stiamo già affrontando e che si manterrà vivo nei prossimi anni è tuttavia legato alla disponibilità degli spazi nei porti».
In effetti i grandi terminalisti hanno sempre più fame di nuove aree: a Livorno, per esempio, il terminal Sintermar (di cui Grimaldi ha una quota azionaria significativa) ha migliorato a tal punto le proprie prestazioni nel 2017 da aver superato in termini di movimentazione di auto nuove lo storico rivale: la Compagnia Impresa Lavoratori Portuali (CILP).
Il mercato dell’auto promette molto bene. «Grimaldi sta continuando a investire massicciamente nella costruzione di nuove navi car-carrier» ricorda Baldissara. «Recentemente sono state consegnate dal cantiere Cinese di Jinling 3 nuove car-carrier con una capacità di ca 6.700 CEU (Car Equivalent Units) e nei prossimi anni arriveranno ulteriori 7 unità con una capacità di ca 8.000 CEU. Le nuove unità saranno impiegate per migliorare il servizio su rotte già esistenti».
Gli scenari futuri parano di una crescita costante del mercato automotive nel lungo periodo ma nel 2017 si sono sfiorati 2 milioni di autovetture immatricolate in Italia e i terminal hanno sofferto un po’ ovunque… «Gli aumenti delle vendite auto, assieme a determinate strategie di distribuzione, ha portato tanti brand a massimizzare gli stock nei compound limitrofi ai porti. Le grandi marche chiedono oggi ai fornitori logistici una maggiore capacità, una maggiore flessibilità e anche una maggiore specializzazione. Se i porti italiani non colgono questa opportunità si consegnano ai danni della concorrenza degli altri competitor».
Specializzarsi, quindi, o morire. Per l’ex presidente dell’associazione della logistica auto motive europea ECG non esistono vie di mezzo: «La logistica cerca di stare al passo, ma per farlo al meglio occorre un ambiente favorevole, fatto di partner solidi e interlocutori istituzionali attenti ai cambiamenti».
I cambiamenti sono già in atto: «L’aggiornamento tecnologico è un must dei nostri tempi e il futuro riserverà molte novità. Nel frattempo abbiamo tutti il dovere di sfruttare al meglio le tecnologie esistenti per poter fornire ai propri clienti un servizio migliore». Non è pertanto un caso se Grimaldi sta investendo circa 2 miliardi di euro per abbattere le emissioni delle navi esistenti e in costruzione, attraverso tecnologie avanzate come batterie al litio o gli scrubber (depuratori che filtrano i fumi di scarico).
Certo, il cambiamento può spaventare ma fa parte della natura delle cose. Per Baldissara occorre solo analizzarlo e prepararsi per sfruttarlo al meglio. Nel caso di Livorno si tratta di capire se vuole e può stare al passo con i tempi e le attuali esigenze di mercato: «Lo scalo labronico ha un vantaggio enorme dettato dalla posizione geografica che gli permette di servire velocemente il nord Italia ed il centro Europa. Il porto gioca un ruolo hub importantissimo con partenze più che giornaliere verso la Spagna, la Sicilia e la Sardegna e con autostrade del Mare anche verso il Marocco, la Tunisia e Malta. Non dimentichiamoci dei collegamenti verso i Paesi di tutto il network – Nord Europa, Baltico, Mediterraneo, Nord Africa, West Africa, Nord America Sud America – dotati tutti di alte frequenze e transiti veloci».
Purtroppo la mancanza di spazi può costituire un serio problema: «Riportando l’esperienza di Grimaldi, è doveroso sottolineare come non sempre il numero di banchine sia adeguato ai traffici esistenti, e quindi questo è di sicuro un limite alla potenziale espansione commerciale. Esistono diverse realtà dove le infrastrutture portuali, intese come spazi a terra e numero di banchine, non sono in linea con le necessità e con il potenziale del mercato».
Il messaggio che il top manager napoletano consegna a Livorno non lascia adito a dubbi: «Probabilmente le armi migliori per tutte le realtà, e non solo per Livorno, sono la reattività e la dedizione nel seguire le esigenze delle compagnie di navigazione. Le carenze di un porto non sono che nuove opportunità per qualcun altro». A buon intenditor poche parole.