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Interviste

Colloquio con Ugo Patroni Griffi

AdSP super specializzate a prova di competizione

di Marco Casale

Accentuare il regime di specialità e applicare alle Autorità Portuali la disciplina prevista per le imprese a controllo pubblico: è questa, secondo il presidente dell’Autorità di Sistema del Mar Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, la strada da seguire per rispondere alla pressione competitiva dei mercati.

«Maurizio Maresca solleva un problema importante – afferma Patroni Griffi, riferendosi alla recente intervista rilasciata su Port News dal noto avvocato marittimista – gli enti che gestiscono i porti hanno bisogno di regole che non siano quelle tipiche della pubblica amministrazione».

Rapidità di azione, incisività ed efficienza: «è quello che ciascun operatore portuale e vettore marittimo si aspetta da un ente come il nostro».

Le Autorità di Sistema Portuale sono figure complesse: «da una parte  non rientrano nella categoria degli enti pubblici economici, dall’altra non sono nemmeno riconducibili al modello della PA in senso stretto, perché gestiscono una infrastruttura che deve reagire tempestivamente alle fluttuazioni del mercato».

Le AdSP hanno infatti «una specificità già riconosciuta dalla legge 84/94 che le aveva classificate come soggetti di rilevanza nazionale a ordinamento speciale o diversificato rispetto a quello degli altri enti».

Per Patroni Griffi non resta altro da fare che portare questo principio alle sue estreme conseguenze e specializzare ancora di più le Autorità Portuali, «in maniera tale da sottrarle a quei rallentamenti burocratici di cui soffrono tipicamente gli enti pubblici territoriali».

Come si possa raggiungere questo obiettivo è presto detto: «Possiamo andare nella direzione immaginata dal’avvocato Maresca e adottare la forma della Spa oppure puntare sulle imprese a controllo pubblico».

Per il numero uno dei porti di Bari e Brindisi il sistema di regole operative e gestionali tipiche dell’impresa pubblica presenterebbe ragioni di convenienza organizzativa sia per il perseguimento di finalità generali (volte a garantire il rispetto delle regole di mercato all’interno di un porto) sia sotto il profilo imprenditoriale e dell’efficienza economica.

Si tratterebbe di un modello che Patroni Griffi non avrebbe alcun problema a vedere esteso anche alle Port Authorities, ma a due condizioni.

Che queste ultime rimangano enti pubblici non economici («è giusto che venga mantenuta una funzione di servizio pubblico, a difesa dell’interesse generale dello Stato»).

E che vengano salvaguardate alcune limitazioni, come quella che oggi impedisce a una Autorità Portuale di esercitare direttamente o indirettamente operazioni portuali e attività ad essa connesse: «Non è sbagliato evitare che l’Autorità Portuale intervenga nell’esercizio dell’attività economica, che deve rimanere nella competenza esclusiva dei privati».

Per Patroni Griffi i benefici concreti attesi da questo processo di engineering istituzionale sarebbero notevoli. «Per le Autorità di Sistema Portuale cambierebbe il regime di regole. Faccio un esempio su tutti: l’impresa pubblica non è soggetta alla normativa in materia di appalti, ad’eccezione dei contratti che eccedono la soglia di rilevanza comunitaria.  Sarebbe un bel modo per consentire alle AdSP di acquisire quella flessibilità che in molti chiedono, a cominciare da Maresca».

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