L’ammoniaca è la soluzione trasportistica più economica per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Lo conferma il Lloyd’s Register in uno studio pubblicato nei giorni scorsi sul proprio sito e prodotto in collaborazione con Longitude, research unit del Financial Times.
L’organizzazione di classificazione marittima ha riportato il case study di una flotta di portacontainer feeder impiegata principalmente lungo la rotta tra Hong-Kong e Singapore.
Sulla base di una valutazione dei costi di qui al 2050, l’ammoniaca risulta essere senz’altro più conveniente: usare il composto gassoso come biofuel costerebbe all’armatore 44,5 miliardi di dollari, contro i 51,4 e i 69,4 miliardi di dollari che risulterebbero necessari se lo stesso optasse rispettivamente per il metanolo e l’idrogeno.
Tutte e tre i combustibili dovrebbero comunque garantire un taglio alle emissioni di qui al 2050 per circa 79 milioni di tonnellate di Co2.
Le risultanze dello studio sono in linea con le previsioni dell’International Energy Agency, messe nero su bianco nel report “Energy Technology Prospect 2020”. Secondo l’IEA, nel 2070 sarà l’ammoniaca ad avere un ruolo largamente preponderante, costituendo da sola il 50% di tutti i consumi di carburante marino. Complessivamente, tra 50 anni, l’industria dello shipping arriverà a consumare 130 Mtoe (milioni di tonnellate di olio equivalente) di NH3, il doppio dell’intera quantità di ammoniaca utilizzata nel 2019 dall’industria mondiale dei fertilizzanti.
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