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Interviste

Colloquio con Alessandro Ferrari

ART, manovre larghe e spazi stretti

di Marco Casale

«Vuole sapere che cosa penso dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti? Dovremmo poterla espungere dalla novellata 84/94», il direttore generale di Assiterminal, Alessandro Ferrari, parte con una provocazione ma il concetto è chiaro: «L’ART, istituita nel 2011 con l’art. 37 del decreto-legge n. 201, ha via via assunto competenze che esondano dai propri ambiti naturali di intervento, andando al di là di quelli che erano gli intendimenti originari del legislatore».

Ferrari sottolinea come oggi gli spazi di manovra dell’Autorità siano assai ampi, forse troppo ampi: l’ART interviene infatti sia sul trasporto delle merci che sulla mobilità dei passeggeri, adottando per esempio misure anche nei confronti delle operazioni portuali rese presso le infrastrutture ferroviarie situate nei porti.

Il DG di Assiterminal, che per 14 anni ha prestato servizio presso GNV, rivestendo peraltro posizioni apicali con responsabilità dirette nei processi organizzativi della società, non ritiene che le funzioni di garanzia dell’Autorità debbano dispiegarsi anche in questo ambito: «Una cosa è regolare, se proprio si deve, l’utilizzo delle infrastrutture rese in concessione dallo Stato in regime di monopolio naturale, un’altra è assoggettare a regolazione le imprese logistiche o i terminalisti portuali che abbiano binari nell’area in concessione, obbligandoli peraltro a pagare il canone di funzionamento dell’Ente».

La misura, insomma, è colma: «Al Capo di Gabinetto del MIT, Alberto Stancanelli, lo abbiamo detto chiaramente: la mia è solo una provocazione, non chiediamo certo che l’ART sia eliminata, ma auspichiamo che la sua attività regolatoria venga quanto meno ridimensionata».

Il manager ritiene che il Ministero delle Infrastrutture e le Autorità di Sistema Portuali debbano essere gli unici soggetti deputati a regolamentare l’ambito portuale e non nasconde di nutrire molte aspettative sulla capacità del nuovo Ministro di riuscire a porsi come elemento chiave nella risoluzione di questi problemi: «Il Ministro è partito col piede giusto – afferma -, l’aver riesumato dalle ceneri dell’oblio la Conferenza dei Presidenti delle AdSP è già stato un importante passo in avanti, ora bisogna avere il coraggio di proseguire lungo il percorso avviato».

Ferrari dà atto alla titolare del Dicastero di Piazzale di Porta Pia di aver agito sin da subito in favore di un approccio di dialogo costruttivo con le categorie associative, manifestando anche l’intenzione di avviare una nuova stagione di confronto con la Comunità Europea sul fronte della fiscalità delle Port Authority.

Da questo punto di vista, le convinzioni del DG di Assiterminal sono chiare: «Le Autorità di Sistema devono rimanere enti pubblici non economici. Non dimentichiamo che le nostre imprese lavorano su un bene, quello demaniale, che appartiene allo Stato». Quello che semmai bisognerebbe fare è «spiegare agli eurocrati che esistono enormi differenze tra il nostro modello di governance e quello dei porti spagnoli, francesi e, soprattutto, nord-europei, cui certi funzionari dell’UE, forse anche a causa delle proprie origini anagrafiche, guardano con eccessiva attenzione».

In fondo, quello che negli ultimi tempi è mancato al Governo è proprio «una visione di sistema del settore e una strategia da promuovere, sostenere e difendere anche nei consessi europei».

L’ex dirigente di GNV spera insomma che con il nuovo Ministro possa esserci un cambio di passo, non solo con riferimento al tipo di interlocuzione da tenere con Bruxelles, ma anche in ordine a tutta una serie di temi che attengono alla competitività del sistema Paese.

Le priorità da affrontare sono i dragaggi «che rimandano a procedure troppo ferraginose, e che invece dovrebbero essere realizzati speditamente» e la riforma del Codice degli Appalti, all’interno della quale dovrebbero essere previste misure di agevolazione per la realizzazione degli interventi infrastrutturali di carattere generale («Le attività di escavo, l’allungamento di una banchina o il raddoppio di una diga foranea, non sono soltanto funzionali al business del porto ma hanno ricadute dirette sulla sicurezza della navigazione e di fatto generano un fattore moltiplicativo di sviluppo economico per il settore logistico e per la collettività »).

Altro tema fondamentale su cui poi bisognerebbe intervenire è quello legato alla vacatio del regolamento delle concessioni: «Una cosa che interessa i nostri operatori – dice Ferrari – è che ci sia una uniformità di comportamenti da parte delle Autorità di Sistema Portuali: i terminalisti che sostengono investimenti infrastrutturali o di equipment dovrebbero poter ottenere il rinnovo/proroga automatico della concessione o uno storno sui canoni. Si tratta di un principio di ragionevolezza che oggi non viene adottato uniformemente da tutte le AdSP».

Ecco che si ritorna allora alla madre di tutte le questioni: «Il MIT deve poter dare una mano ai presidenti delle Autorità di Sistema e prendere su di sé quel ruolo di regia che dall’entrata in vigore del dlgs 169/2016 non è mai riuscito ad assumere compiutamente. Ci vogliono regole condivise e uguali per tutte, solo così possiamo favorire la competitività degli scali portuali italiani e del sistema di valore produttivo ad esso connesso».

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