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Per il Ministro Luca Ciriani la proposta di riforma dell'Antitrust è irricevibile

Autoproduzione, “no alla deregulation nei porti”

di Redazione

Il 7 gennaio scorso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva avanzato una proposta di riforma concorrenziale in vista della legge annuale sulla concorrenza, intervenendo nuovamente sul tema dell’autoproduzione in porto, e chiedendone in sostanza la deregolamentazione, ovvero proponendo di renderne ordinario il ricorso.

Per il Governo, però, “la proposta non risulta coerente con il meccanismo autorizzatorio previsto dall’attuale disciplina”. A riferirlo durante il Question Time alla Camera, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

Rispondendo ad una interrogazione a firma del deputato Luca Pastorino (Gruppo Misto), il ministro ha spiegato come in base all’art.16 della legge 84/94 e alle modifiche del dl 34 del 2020 (Decreto Rilancio), l’autorizzazione all’autoproduzione da parte della Port Authority sia oggi subordinata al rispetto di alcune condizioni,  quali l’assenza nel porto di attracco delle necessarie attrezzature o maestranze e la presenza di personale idoneo aggiuntivo rispetto all’organico della tabella di sicurezza della nave.

Tra i fattori dirimenti che spingerebbero a bocciare la proposta di riforma del lavoro avanzata dall’Antitrust ci sarebbe, secondo Ciriani, la mancata estensione ai vettori marittimi dei requisiti di carattere personale, tecnico, organizzativo, di capacità finanziaria, di professionalità richiesti agli operatori e alle imprese ai fini del rilascio dell’autorizzazione, che potrebbe determinare riflessi negativi sulla sicurezza del lavoro. “La stessa presenza di personale di tabella “fuori dalla nave”, tra virgolette, appare, infatti, destinata a incidere sugli aspetti connessi alla sicurezza della navigazione” ha dichiarato.

L’Antitrust non è nuova a queste prese di posizione. Già nel 2021, in un documento con proposte di legge generali sulla concorrenza, l’Autorità Garante aveva chiesto l’abrogazione del DL Rilancio, che di fatto limita fortemente la possibilità per le compagnie marittime di usufruire di manodopera di bordo per le operazioni portuali. A detta dall’Authority, la norma rischiava di ridurre la competitività dei porti italiani rispetto ai porti limitrofi di altri Stati membri, incidendo “sulla scelta dei vettori marittimi di non attraccare nei porti italiani, non potendovi svolgere in autoproduzione le operazioni portuali”.