"Basta scimmiottare Rotterdam, serve una via italiana" - PortNews
Interventi

Porti italiani al bivio

“Basta scimmiottare Rotterdam, serve una via italiana”

di Redazione

“Non inseguiamo modelli improbabili. Sento continuamente parlare di Rotterdam, Amburgo, Anversa, come di punti di riferimento, elementi da copiare. Ma sono un’altra cosa rispetto a noi”.

Lo ha dichiarato il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, intervenendo stamani al convegno sul Piano del Mare e sulla strategia marittima nazionale, tenutosi presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari.

“Quelli del Nord Europa sono porti-nazione, noi, invece, siamo una Nazione di porti” ammette. “Ogni scalo portuale italiano ha caratteristiche diverse e fa parte di una rete” aggiunge.

“E’ importante interrompere quello scimmiottamento tutto italiano, quella percezione diffusa di sentirci indietro rispetto agli altri: sogno di passare dall’epoca delle Repubbliche Marinare, in cui un porto faceva la guerra all’altro, a quella della Repubblica Marinara Italiana”, un soggetto unico che “va nel mondo a competere, perché i porti, insieme, diventano una grandissima risorsa”.

Giampieri ritiene che l’attuale situazione congiunturale richieda visione e coraggio: “Una strategia portuale italiana è indispensabile” afferma. “Occorre mettere a sistema una visione, perché non è detto che tutti possano fare tutto. Dobbiamo invece operare in un contesto in cui la pluralità può essere vincente”.

Insomma, occorre mettere a sistema i tanti punti di forza del sistema portuale nazionale. “Da soli, questi elementi, hanno infatti un valore limitato, ma messi insieme possono fare la differenza”. Ci vuole, pertanto, “una visione complessiva che permetta a chi occupa posti di rilievo di elaborare un progetto unico di sviluppo della portualità nazionale”.

Il presidente di Assoporti ricorda come la portualità italiana muova 9 miliardi di gettito IVA. Il 30% delle importazioni (per 180 mld) e il 25% delle esportazioni (per 160 mld) passa dal mare. Ogni anno 70 mln di passeggeri passano dalle nostre banchine, creando un turismo diffuso e nuove opportunità di crescita reale.

Dopo aver speso parole di elogio per i lavori sul Piano del Mare (“abbiamo finalmente un’analisi complessiva di quello che potremmo essere e dobbiamo essere”), Giampieri rivolge un ultimo sguardo all’Europa: “La Commissione Europea sta lavorando alla elaborazione di una nuova strategia della portualità europea – avverte -, il documento vedrà la luce a fine anno. Attenzione, non vorrei che accadesse quanto accaduto con l’ETS, ovvero che ci passino sopra senza che ce ne accorgiamo”.

Durante il proprio intervento anche il segretario generale di Assarmatori, Alberto Rossi, ha toccato il tema: “Mentre stiamo parlando, la Commissione Ue sta lavorando sulla strategia industriale marittima europea, un documento che verrà messo in discussione entro la fine dell’anno. Durante questa fase, tutti gli stakeholder avranno la possibilità di dire la propria ma avranno scarsissime possibilità di intervenire su documenti che sono stati formati, forgiati e probabilmente già decisi da qualcuno che non sta in questa aula”.

Stesso ragionamento per la strategia europea dei porti di cui ha parlato Giampieri: “La conosciamo? No. Nessuno è in grado di poter intervenire sul testo sin dal momento della sua formazione” ammette il vertice dell’Associazione degli armatori italiani. “E’ un principio democratico un po’ strano: noi siamo invece abituati ad una democrazia bottom-up, in cui si parla, si discute di qualcosa. Spetta poi alla politica far proprie queste riflessioni e svilupparle attraverso successive audizioni e proposte di legge. In Europa non funziona così”.

Rossi è tranchant: “Il principale pericolo geopolitico per il cluster marittimo è rappresentato dalla regolazione europea. Oggi dobbiamo fare i conti non soltanto con la sicurezza marittima in senso lato ma anche con le famiglie sarde o siciliane che devono intraprendere un viaggio marittimo e che si trovano a dover fare i conti con i costi estremamente impegnativi che ci pone la regolazione comunitaria”.

Rossi ricorda come l’ETS già aumenti il costo del trasporto, rendendo ancora più fragile il segmento dei collegamenti insulari (6,5 mln di cittadini vivono sulle Isole): “Il Piano del Mare ha già dedicato al tema ampi passaggi ma occorre una maggiore attenzione in sede europea” è la sua chiosa finale: “Oggi abbiamo una commissione UE sempre più invasiva e un Consiglio d’Europa che- a ragion veduta – si occupa di temi più importanti rispetto alle già importanti tematiche di trasporto. L’iniziativa governativa di mettere il mare al centro è tempestiva: più si parla di questi argomenti più  si crea la consapevolezza che occorra creare una classe politica e amministrativa che conosca le regole generali del trasporto, quelle climatiche e tecnologiche”.

Ma oltre a curare i rapporti con l’Europa, l’Italia deve anche dotarsi di una proiezione marittima internazionale, che le consenta di acquisire nuove opportunità di crescita. E’ uno temi su cui si è soffermato il viceministro alle infrastrutture e ai trasporti, Edoardo Rixi, durante l’intervento di chiusura dei lavori.

“Come Paese abbiamo l’obiettivo di diventare un pilastro logistico a livello continentale e di incrementare la capacità marittima, creando un sistema integrato” dichiara, sottolineando la necessità di ridurre sempre di più il gap che separa gli scali portuali nazionali da quello di Rotterdam, “un fattore che ci penalizza fortemente”.

Se a livello di politica economica diventa fondamentale, secondo Rixi, aggredire i mercati come quello dell’India, o riallacciare i rapporti commerciali con alcuni Paesi del Mediterraneo, bisogna anche lavorare per far sì che i porti non si facciano concorrenza tra di loro ma si presentino in modo coordinato.

Da qui l’ipotesi di una riforma portuale “che dovrebbe nascere con la creazione di una società interamente pubblica che possa andare sul mercato non solo per incrementare gli investimenti ma anche per strutturare una offerta nazionale unica sul panorama mondiale”.

Per Rixi occorre quindi creare nuove economie di scala, garantendo il rispetto delle differenze tra porto e porto, ma anche andando ad armonizzare sistema delle dogane e dei controlli fito-sanitari, oggi parcellizzati tra vari ministeri e organi di governo: “Affrontare questi temi senza uno strumento unico di coordinamento è impensabile nella macchina pubblica italiana” fa osservare.

Altro tema, quello dell’aggressione dei mercati esteri: “Se vogliamo essere una vera potenza marittima dobbiamo poterci proiettare al di fuori dei confini nazionali. Questo vuol dire avere la capacità di acquisire spazi, o concessioni, in altri Paesi e strutturare delle partnership oltre mare, garantendo nuovi servizi non soltanto all’armamento ma anche alle imprese marittime italiane”.

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