La Blockchain sta raccogliendo da diverso tempo un’attenzione crescente e in molti casi viene proposta come “la soluzione” per problemi ed esigenze che vengono da lontano e che non sono mai stati realmente soddisfatti dalle tecnologie tradizionali. Sono molto aumentate le aspettative, non solo delle imprese ma dei consumatori e dei cittadini, nei confronti delle possibilità di uno strumento che sta diventando sempre di più un paradigma di democrazia decentrata e un veicolo attraverso il quale garantire la circolarizzazione delle informazioni e dei dati. Ma occorre sempre guardarsi dalle letture troppo entusiastiche o edulcorate.
Senza una opportuna attività di intermediazione, accompagnata da funzioni di controllo e assunzioni di responsabilità a monte e a valle del processo di registrazione dei dati, la Blockchain può però creare squilibri nei rapporti di forza e asimmetrie informative tra le parti. Si tratta in sostanza di un protocollo di comunicazione che identifica una tecnologia basata sulla logica del database distribuito (in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma su più macchine collegate tra loro, chiamate nodi), costituito da una serie di blocchi che archiviano un insieme di transazioni validate e correlate da un Marcatore Temporale (Timestamp).
Ogni blocco include l’hash (una funzione algoritmica informatica non invertibile che mappa una stringa di lunghezza arbitraria in una stringa di lunghezza predefinita) che identifica il blocco in modo univoco e che permette il collegamento con il blocco precedente tramite identificazione del blocco precedente. Si tratta quindi di un database strutturato in blocchi (contenenti più transazioni) che sono tra loro collegati in rete in modo che ogni transazione avviata sulla rete debba essere validata dalla rete stessa nell’analisi di ciascun singolo blocco.
La Blockchain risulta così costituita da una catena di blocchi che contengono più transazioni ciascuno. La soluzione per tutte le transazioni è affidata ai Nodi che sono chiamati a vedere, controllare e approvare tutte le transazioni creando una rete che condivide su ciascun nodo l’archivio di tutta la Blockchain e dunque di tutti i blocchi con tutte le transazioni.
La stessa “informazione” è dunque presente su tutti i nodi e pertanto diventa immodificabile se non attraverso un’operazione che richiede l’approvazione della maggioranza dei nodi della rete e che in ogni caso non modificherà la storia di quella stessa informazione. Da qui il concetto di immutabilità, uno dei grandi valori della Blockchain che ovviamente attiene anche alla sicurezza dei dati. Questa risulta infatti una sorta di “Registro pubblico” per la gestione di dati correlati alle transazioni presenti nei blocchi. Tutti i suoi partecipanti sono in possesso di un’unica versione autentica, che possono impugnare per un confronto e per la verifica.
Le transazioni non vengono centralizzate e nascoste o “chiuse” ma al contrario decentralizzate e trasparenti, aperte a tutti i partecipanti. Questo porta quindi a disporre di un consenso distribuito e non più basato su un intermediario o su un ente o istituzione centralizzata.
Le Blockchain possono essere pubbliche (Permissionless Ledger) oppure private (Permissioned Ledger). Queste ultime possono essere controllate e avere una “proprietà”: quando un nuovo dato o record viene aggiunto, il sistema di approvazione non è vincolato alla maggioranza dei partecipanti bensì a un numero limitato di attori che sono definibili come trusted. Questo tipo di protocollo – che può essere utilizzato da istituzioni e grandi imprese che devono gestire filiere complesse di attori – introduce pertanto un concetto di governance e risponde necessariamente a definite regole di comportamento.
Più in generale, le caratteristiche principali della Blockchain risultano essere l’affidabilità (affidando a ciascun partecipante una parte di controllo dell’intera catena, il sistema risulta meno centralizzato, meno governabile e allo stesso tempo molto più sicuro e affidabile: se infatti soltanto uno dei nodi della catena subisce un attacco e si danneggia, tutti gli altri nodi del database distribuito continueranno comunque a essere attivi e operativi, saldando la catena e non perdendo in questo modo informazioni importanti), la trasparenza (le transazioni effettuate sono visibili a tutti i partecipanti), la convenienza (vengono meno interlocutori di terze parti, necessari in tutte le transazioni convenzionali), la solidità (le informazioni già inserite non possono essere modificate in alcun modo e risultano pertanto più solide e attendibili) e l’irrevocabilità (consente di effettuare transazioni irrevocabili e allo stesso tempo più facilmente tracciabili.
Grazie alla Distributed Ledger Technology (DLT) questo innovativo protocollo di comunicazione trova un’idonea applicazione nei processi di spedizione e consegna delle merci, conservando in modo permanente le informazioni e tracciandone i vari passaggi.
I dispositivi coinvolti nei vari passaggi (dalla produzione alla spedizione, sino alla consegna all’utente finale) potranno anche essere integrati attraverso sistemi automatizzati (droni, robot o self driving car) allo scopo di verificare in tempo reale lo stato della merce in viaggio e confrontarlo con quanto riportato dal certificato che l’accompagna e che è stato registrato sulla Blockchain: ogni volta che saranno verificate delle incongruenze queste saranno immediatamente segnalate.
In termini di semplificazione, controllo e riduzione dei costi di gestione materiale diventa quindi una prospettiva allettante poter controllare lo shipping information pipeline, fornendo una visibilità end-to-end della filiera a tutti gli attori e gestendo tutta la componente di document management in forma di paperless trade. Grazie alla digitalizzazione di tutti i documenti dei beni, dei workflow di firma, dei processi di verifica e di approvazione, un idoneo software può garantire a una filiera estremamente complessa di attori una vista univoca, chiara e trusted di tutti gli eventi collegati ai servizi di spedizione.
Un altro ambito nel quale è importante fissare bene gli spazi e le aspettative legate alla blockchain è quello degli smart contract: i contratti intelligenti o automatici che si attivano a determinate condizioni rilevabili oggettivamente e che possono portare enormi vantaggi alle imprese, alle organizzazioni e alle pubbliche amministrazioni in settori come insurance, logistica e procurement. Lo smart contract ha ad esempio bisogno di un supporto legale per la sua stesura ma non per la sua verifica e per la sua attivazione: è basato su un codice che “legge” sia le clausole che sono state concordate sia la condizioni operative nelle quali devono verificarsi le condizioni concordate e si autoesegue automaticamente nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispondono ai dati riferiti alle condizioni e alle clausole concordate.
Lo smart contract è di fatto conseguenza dell’esecuzione di un codice da parte di un computer: proprio per questo garantisce alle parti una assoluta certezza di giudizio oggettivo (escludendo qualsiasi forma di interpretazione) e sposta sulla sua programmazione il peso e la responsabilità delle decisioni. I contraenti hanno il compito di definire condizioni, clausole, modalità e regole di controllo e azione ma una volta che questo viene sottoscritto i suoi effetti non dipendono più dalla loro volontà. Un esempio delle sua applicazione lo si trova nel mondo assicurativo per autoveicoli: i dati rilevati grazie ad apparecchiature Internet of Things a bordo delle vetture sono infatti in grado di fornire dati sul comportamento del conducente che attivano o disattivano clausole di vantaggio o svantaggio.
Così come ogni altra tecnologia, la Blockchain non è però perfettamente applicabile a qualsiasi attività o servizio. Garantisce l’incorruttibilità di una informazione, protegge il dato da possibili violazioni e lo espone in modo trasparente a tutti gli attori coinvolti e in questo modo velocizza la eventuale identificazione di errori ma non è un sistema intelligente per garantire la qualità del dato. Per questo motivo occorre lavorare su due fasi fondamentali: before Blockchain, per costruire un modello che sia in grado di controllare il dato prima che venga inserito nel sistema di protocollo (grazie alle verifiche di terze parti e a test di laboratorio) e after Blockchain, con controlli a campione sui prodotti.