La recente iniziativa promossa dai porti di Rotterdam e Anversa per realizzare un sistema comune di monitoraggio e controllo del traffico marittimo costituisce senz’altro una soluzione innovativa. I due scali, da sempre in forte competizione fra loro, sono arrivati a questa soluzione per effetto dell’insistente richiesta da parte di Maersk di avere tutte le informazioni necessarie per velocizzare il trasbordo della merce tra un porto e l’altro.
Si tratta di un piccolo ma significativo passo nella direzione di quella coopetition resasi necessaria con l’innovazione digitale? Forse. Internet delle cose, big data e diffusione delle connessioni impongono una marcata accelerazione dei processi nel mondo dello shipping.
La trasformazione digitale aumenta l’efficienza e offre nuovi servizi. L’idea che la digital innovation possa essere la chiave per risolvere tutti i problemi sta quasi diventando un luogo comune.
Guardiamo per esempio alla piattaforma digitale CALISTA (CArgo Logistics, Inventory Streamlining & Trade Aggregation), lanciata lo scorso aprile da Psa International. Nel presentare questo innovativo database capace di aggiornare in tempo reale transazioni e movimenti delle merci, il terminal operator ha spiegato come nel mondo di oggi la frammentazione globale dei mercati, la crescita dell’ampiezza della gamma dei prodotti e l’imprevedibilità della domanda aumentino esponenzialmente la complessità di gestione della catena logistica: «Uno scambio erroneo di informazioni, la mancata standardizzazione dei processi informativi o intoppi a livello regolamentare possono rallentare il percorso che compie la merce dall’origine alla destinazione».
Maersk si è però spinta più in là. La grande compagnia di navigazione danese ha infatti sviluppato una joint venture con IBM per costruire una piattaforma digitale attraverso l’impiego della tecnologia blockchain: l’obiettivo dichiarato è quello di assicurare maggiore trasparenza e semplicità nella movimentazione delle merci.
Se è vero che ogni anno nel mondo vengono spedite merci per un valore di circa 4mila miliardi di dollari (l’80% delle quali trasportate via mare), diventa fondamentale la riduzione delle barriere all’interno della filiera internazionale.
La blockchain garantisce la condivisione di tutte le transazioni che avvengono nel network, permettendo alle parti autorizzate l’accesso in tempo reale a informazioni affidabili.
Vien da chiedersi se queste piattaforme, così come le tecnologie basate sul cloud, potranno un domani essere disponibili sul mercato globale oppure resteranno nella disponibilità esclusiva di quanti le hanno realizzate.
Una contraddizione in termini che recentemente è stata sottolineata anche dal Ceo di Hapag-Lloyd. Intervenendo nel corso della Global Liner Shipping Conference di Amburgo, Rolf Habben Jensen ha infatti spiegato come al contrario sia urgente e necessario metter mano a una joint solution.
Se i principali global carrier fossero finalmente disposti ad accantonare ogni rivalità condividendo le informazioni in tempo reale sui trade flows sia fisici che finanziari, avremmo un albero della vita in stile Avatar.
Nel film di James Cameron gli alberi formano una Rete che comunica e scambia informazioni, dando vita a una intelligenza che controlla l’equilibrio tra gli organismi che popolano Pandora. Forse Avatar a modo suo ha precorso i tempi della blockchain. Con una precisazione: l’imprescindibilità del fattore umano nell’organizzazione dei processi logistici.
Come ha sottolineato Paolo Montrone, Senior Vice President e responsabile dei global trades in Kuehne + Nagel, «digitalization is a tool not a product»: a contare non è tanto il modo in cui viene sviluppata quanto la sua capacità di rendere visibili tutti i passaggi intermedi della supply chain, anche quando le cose non procedono secondo i piani.
Come noto, nello shipping gli imprevisti sono all’ordine del giorno e l’ICT potrà fare la differenza solo se saprà consentire crescenti interazioni capaci di valorizzare intelligenza, creatività e progettualità delle risorse umane. Perché sono sempre le persone a fare la differenza.