Il gap fra domanda e offerta di lavoratori marittimi è un fenomeno strutturale di carattere mondiale, per fronteggiare il quale, almeno nell’immediato, “non resta altra via che consentire temporaneamente alle compagnie di navigazione che dimostrano di aver effettuato, senza successo, le chiamate ai collocamenti
della gente di mare – previo nulla osta delle Organizzazioni sindacali – l’imbarco di quote di marittimi extra-UE sui traffici di cabotaggio. Per un’industria mobile come quella marittima la flessibilità è elemento indispensabile per garantire l’operatività delle navi.” Lo ha affermato il n.1 del del Gruppo Tecnico “Risorse Umane e Relazioni Industriali” della Confederazione Italiana degli Armatori, Giacomo Gavarone, durante un confronto sul tema con il presidente del Gruppo Giovani Armatori di Confitarma, Salvatore D’Amico.
Secondo i due, le gravi difficoltà che la carenza di lavoratori marittimi sta creando per l’attuale stagione estiva interessano soprattutto i servizi di cabotaggio e in particolare l’operatività delle navi traghetto.
“È bene sapere – evidenzia Giacomo Gavarone che degli oltre 1.100 marittimi di cui le compagnie di navigazione soffrono la carenza circa 1.000 non sono Ufficiali, ma marittimi abilitati di macchina, operai meccanici, motoristi, ottonai, elettricisti, marinai, fino ad arrivare a una quota molto consistente (oltre 500) di personale di camera (camerieri, garzoni e piccoli di camera) e cucina (cuochi equipaggio e piccoli di cucina)”.
Per Gavarone, questa carena “è determinata da molteplici fattori, a seconda delle figure professionali: ad esempio la carenza di qualifiche specialistiche di macchina o quella del cuoco equipaggio è chiaramente dovuta a requisiti di accesso alle suddette figure ormai totalmente superati e alla mancanza di specifici corsi di formazione che non consentono, quindi, il normale ricambio generazionale dei lavoratori marittimi che, nel tempo, vanno in pensione. Per le altre figure, in particolare quelle che svolgono a bordo i cosiddetti servizi di camera, il fenomeno che ci troviamo di fronte in questi giorni è estremamente complesso e i fattori che lo stanno determinando sono molteplici”.
Gavarone sottolinea che l’aumento del numero di traghetti entrati in esercizio negli ultimissimi anni ha determinato un maggior fabbisogno da parte delle compagnie di navigazione di tali figure professionali. Non solo, la forte ripartenza del turismo ha comprensibilmente portato tanti marittimi a scegliere occupazioni “a terra”.
L’effetto combinato di questi due fattori sta contribuendo in maniera molto significativa all’ampliamento del divario fra domanda e offerta”.
“Sarebbe, dunque, importante rimuovere tutte le attuali barriere, normative e operative, all’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro marittimo – afferma Salvatore d’Amico – Oltre all’agognata riforma del collocamento della gente di mare (compreso l’aggiornamento dei requisiti di accesso alle figure professionali), occorre sostenere economicamente i giovani che vogliono intraprendere le carriere del mare finanziando almeno in parte i corsi basic training necessari per imbarcare a bordo delle navi, sulla falsa riga di quanto si sta facendo con il “buono patente” per gli autotrasportatori. Tutte queste iniziative, se messe in campo in tempi rapidi, potrebbero generare, già nel giro di pochi mesi, nuova occupazione marittima italiana.”