Far gestire i servizi tecnico-nautici direttamente alle Autorità di Sistema Portuale? «In Sardegna diciamo: “chentu concas, chentu berrittas” (cento teste, cento berretti). Ognuno è giustamente e legittimamente libero di dire la sua».
Il presidente di Fedepiloti, Francesco Bandiera, rispedisce al mittente la proposta fatta sulle colonne di Port News dall’avvocato marittimista e già segretario generale dell’Autorità Portuale di La Spezia, Davide Santini.
Non vuole entrare nel merito, Bandiera («non vorrei esprimere ciò che penso a livello personale circa quanto detto dall’avvocato Santini, che è certamente persona colta e preparata»), ma ci tiene a marcare le distanze.
Per un semplice motivo: «Mi spiegate perché dovremmo cambiare le cose? Non funzionano? Costano troppo? In Italia abbiamo uno dei sistemi meglio regolamentati al mondo e possiamo dirlo senza cadere in futili autocelebrazioni. Sono i fatti a parlare».
Bandiera, reduce per altro dalla settantaduesima assemblea della Federazione dei Piloti Italiani (una delle meglio riuscite, a detta di diversi colleghi giornalisti), sottolinea come «al mondo siamo quelli che hanno il più basso grado di incidentalità nei porti a fronte di più del doppio delle manovre pro-capite, e a un costo che è circa un terzo delle medie europee».
No. Non ha senso cambiare giusto per il gusto di farlo. È questo il messaggio che Bandiera vorrebbe venisse recepito anche da chi a Bruxelles, soprattutto in passato, ha lavorato perché i servizi tecnico-nautici si aprissero al libero mercato: «Non nego che negli anni scorsi ci siano state, a livello europeo, spinte volte verso questa direzione, ma guardatevi attorno: nel mondo, i regimi di servizi tecnico-nautici affidati al mercato sono davvero pochi e dove questo è avvenuto i risultati non sono stati soddisfacenti né sotto il profilo economico, né tanto meno sotto quello tecnico-operativo».
Il numero uno di Fedepiloti mette i puntini sulle i: «Il nostro è un monopolio regolato. Non è un mercato del quale abbiamo il controllo, ma ci viene affidato un servizio pubblico che viene svolto singolarmente da ogni singolo pilota, il quale a sua volta appartiene a un Corpo Piloti istituito secondo quanto previsto dalle norme del Codice della Navigazione».
La verità è che i servizi-tecnico nautici, ivi compreso il pilotaggio, «svolgono un servizio di interesse pubblico di sicurezza per la tutela dei porti e delle acque portuali. Le finalità con cui svolgiamo il nostro lavoro sono quindi diverse da quelle commerciali, che l’AdSP deve giustamente perseguire per conto dello Stato. E a tal proposito ci auguriamo possa sempre essere così».
Da buon sardo qual è (è originario dell’isola della Maddalena e opera professionalmente come pilota del porto di Olbia), Bandiera ha voluto affrontare a muso duro anche la questione dell’autoproduzione.
Al cronista che gli chiede se non sia oggi opportuno consentire a chi abbia le persone, i mezzi e le capacità tecnico-organizzative adeguate, di poter autoprodurre il servizio di pilotaggio, il numero uno dei piloti italiani risponde senza troppi preamboli: «Un simile modello potrebbe configurarsi davvero come un monopolio nel senso letterale del temine, perché consentiremmo a un unico soggetto di gestire in forma esclusiva l’intera filiera logistico-tecnico-operativa di un determinato scalo, escludendo inoltre la possibilità di concedere allo Stato in forma continua, professionale e gratuita, quel “guardianaggio” nel porto che è peculiarità esclusiva dei servizi tecnico-nautici, in particolare di Piloti e Ormeggiatori».
Non solo: «I piloti operano secondo la logica necessità di rendere il porto fruibile indistintamente a tutti gli utenti. Coloro che per ovvie ragioni non fossero in grado di autoprodursi sarebbero gravati di oneri eccessivi in quanto verrebbero meno i soggetti fruitori di un servizio il cui costo oggi viene distribuito equamente fra tutti quelli che scalano il porto».
Bandiera ricorda poi come in Italia esista da tempo il servizio di pilotaggio via radio, che esenta il comandante della nave che ne abbia maturato i requisiti dall’avere il pilota a bordo. Si tratta di uno strumento che mantiene la responsabilità in capo al pilota ma a una tariffa ridotta rispetto alla normale prestazione: «Atteso che in Italia il pilotaggio è obbligatorio sulle navi superiori alle 500 tonnellate di stazza, il shore based pilotage in VHF è utilizzato per circa il 48% delle prestazioni totali».
Insomma, a livello nazionale il pilot service funziona già bene così com’è: «Lo ha detto anche il viceministro Edoardo Rixi, proprio qualche settimana fa, in chiusura dell’Assemblea annuale di Fedepiloti: il nostro è un sistema di eccellenza che dovrebbe forse essere esportato in altri paesi».
Certo, questo non vuol dire che non si possa ulteriormente migliorarlo: «Non vogliamo impedire in maniera apodittica qualsiasi innovazione, ma evitiamo i ragionamenti semantici, parliamo di cose concrete».
E un tema concreto, concretissimo, Bandiera lo mette subito sul tavolo: «In molti paesi è prevista, o comunque ne è riconosciuta la necessità, di avere a bordo dei nostri mezzi nautici non soltanto il pilota che deve poi imbarcarsi sulla nave ma almeno altre due persone».
Avere più personale da imbarcare sulle pilotine è per il presidente di Fedepiloti una priorità: «Si capisce bene come, in caso di caduta accidentale a mare del pilota durante le operazioni di trasferimento da o per la nave, il recupero rischi di essere molto difficoltoso, se non addirittura impossibile, soprattutto in caso di condizioni del mare avverse».
Bandiera non dimentica a tal proposito l’incidente che quasi due anni fa costò la vita al comandante Walter Bonazza, il collega di Porto Nogaro morto a seguito di una collisione tra la pilotina su cui era a bordo e una nave mercantile in uscita dallo scalo: «I piloti italiani continuano giornalmente a sopperire a un deficit infrastrutturale ampiamente diffuso e con organici molto più che ridotti. Questo è un lavoro che richiede serenità per poterlo fare bene. Mettere troppa pressione potrebbe avere un prezzo che non ci possiamo permettere».