Il traguardo è stato raggiunto: adesso MSC controlla il 20% del mercato globale delle navi portacontainer. Lo riporta Alphaliner nel suo ultimo report aggiornato al 4 luglio.
Alimentata da un massiccio programma di nuove costruzioni e da innumerevoli acquisizioni nel second hand market, la flotta del gruppo di Gianluigi Aponte è cresciuta in questi mesi più di quella di ogni altro competitor, a cominciare da Maersk, che ha invece spostato il suo focus strategico sull’integrazione dei servizi logistici.
Oggi il gruppo creato dall’armatore sorrentino Gianluigi Aponte dispone di una flotta di 837 navi portacontainer con una capacità totale di 5.979.659 TEU.
MSC detiene la maggiore capacità in termini di navi di proprietà, con una potenza di fuoco di quasi 3 milioni di TEU. Nel complesso, la flotta del vettore italo-svizzero è composta da 539 unità di proprietà e 298 unità in charter. Il diretto competitor, Maersk, ha invece all’attivo 712 navi, di cui 380 in charter ed è in grado di esprimere una capacità complessiva di 4.330.262 TEU.
Soltanto quest’anno, MSC ha preso in consegna 28 nuove portacontainer, aumentando la propria capacità di 324.000 TEU, da cui vanno però sottratti i 14.000 TEU di vecchio tonnellaggio mandati in demolizione.
Lloyds List fa osservare come la fatidica quota del 20% sia stata raggiunta con la recente acquisizione di una nave appartenuta a Maersk, la A.P. Moller, ribattezzata successivamente con il nome di MSC Nicole X.
Il periodico londinese rimarca inoltre come MSC abbia impiegato ben 37 anni per raggiungere la capacità complessiva di 1 milione di TEU e meno di cinque per raggiungere i 2 milioni di TEU. Nei successivi dieci anni la capacità è praticamente raddoppiata. Mentre ci sono voluti meno di due anni per superare i 5 milioni di TEU. Ora si prevede che il traguardo dei 6 mln venga raggiunto entro la fine di questo mese.
CMA CGM si è invece piazzata in terza posizione. Il vettore francese ha una flotta di 644 navi, di cui 266 di proprietà ed è in grado di esprimere una capacità complessiva di 3.746.301 TEU. Il liner si è piazzato dietro a Maersk ma sarebbe secondo se nel conteggio complessivo venisse inserita anche la capacità di prossima acquisizione.
Il gruppo guidato da Rodolphe Saadé ha infatti in ordine 83 newbuilding, con una capacità prevista di 1.005.4222 TEU. Maersk ha invece ordinato 31 navi, per una capacità complessiva di 397.478 TEU. CMA CGM è uno dei vettori che ha puntato più di altri sull’espansione progressiva della propria flotta. Solo MSC ha fatto meglio: il liner ha in ordine 99 portacontainer, con una capacità complessiva di 1.193.970 TEU.
Il nuovo partner di Maersk nell’alleanza Gemini, Hapag Lloyd, si trova in quinta posizione, dietro a COSCO. Il liner tedesco dispone di 286 navi, poco più della metà delle unità operate dalla conglomerata cinese, e può contare su una capacità di 2.159.023 TEU.
Al 4 luglio del 2024, la flotta mondiale di portacontainer in acqua è di 7011 unità, per una capacità totale di 30.180.751 TEU. MSC possiede quindi ormai un quinto della capacità mondiale.
“Quella di MSC è una scelta coerente la strategia sviluppata negli ultimi anni” afferma il managing director di Esa Group, Gian Enzo Duci. “Di fronte ad un quadro giuridico ancora incerto sulla possibilità di continuare a promuovere su scala globale la logica delle alleanze, il liner ha le spalle sufficientemente larghe da potersi permettere di muoversi in solitudine e di continuare a sviluppare un percorso che vede nella integrazione verticale e nella crescita dimensionale il fulcro della propria strategia” aggiunge. “Maersk appare invece meno interessata al mantenimento dimensionale della propria flotta e punta a proseguire nel percorso delle alleanze”.
“La crescita di MSC negli ultimi cinque anni è stata impressionante” commenta l’analista di MDS Transmodal, Antonella Teodoro. “Dati alla mano, è evidente come la capacità effettivamente dispiegata dal liner nei traffici deepsea sia aumentata di 3,8 punti percentuali dal 2019 ad oggi” aggiunge.
Dall’analisi fornita da MDS Transmodal si evince come la presenza nel liner si sia intensificata in quasi tutte le grandi regioni. “Nei traffici deepsea da e per l’Europa, ad esempio, il gruppo di Gianluigi Aponte ha visto la propria capacità aumentare di 2,8 punti percentuali in cinque anni. In questi trade, il liner ha oggi un market share del 26,7%”.
Anche nei traffici da e per l’Africa subsahariana e in quelli da e per l’America Latina la quota di mercato controllata dal vettore italo-svizzero è al di sopra del 20%: del 26,4% nella prima regione e del 21,1% nella seconda. “Oggi MSC è il primo operatore al mondo in cinque grandi regioni” sottolinea ancora Antonella Teodoro, spiegando come la compagnia di navigazione sia un imprescindibile punto di riferimento anche nella Regione del Golfo (con il 19,4% del market share) e nel Nord America (con una quota di mercato del 16,3%).
“Nel Far East, MSC è seconda dietro a Cosco, ma va detto che quest’ultimo è ad oggi in grado di dispiegare una capacità di mercato di poco superiore al primo. Si tratta di una differenza di poche centinaia di TEU”.
La Regione australiana è quella dove MSC è meno radicata: qui è infatti il quarto operatore per la capacità effettivamente dispiegata dalla propria flotta e ha un market share pari al 10.6% del totale.
“E’ comunque evidente che rispetto al periodo pre-pandemico il liner ha comunque guadagnato posizioni in quattro dei sette trade deepsea analizzati, confermando invece la propria leadership in Europa e nel Golfo” è il ragionamento conclusivo della Teodoro.