© Laura Borealis (CC BY 2.0)
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Nuovo sciopero in difesa dei salari

Corea del Sud di nuovo a rischio paralisi

di Redazione Port News

Dopo lo sciopero di Giugno, che ha paralizzato la Corea del Sud per otto giorni, causando un costo alla produzione e alla logistica stimato in 1,2 miliardi di euro,  i camionisti tornano nuovamente ad incrociare le braccia in difesa dei salari dal caro carburante.

Giovedì scorso, infatti, gli autotrasportatori sindacalizzati hanno dato il via al secondo grande sciopero, minacciando di interrompere la produzione e le forniture di carburante per le industrie.

Con l’aumento vertiginoso dei costi del carburante, i camionisti chiedono al Governo di rinnovare, rendendolo però permanente, il Safe Trucking Freight Rates System, ossia il sistema di retribuzioni minime per gli autisti, introdotto nel 2020 per garantire tariffe di trasporto eque durante il periodo di crisi pandemica.

Tra le richieste anche quella di estendere la platea dei fruitori del reddito minimo garantito, includendo non soltanto il trasporto di container e cemento ma anche quello, ad esempio, del carburante.

Il governo ha detto che prolungherà il regime per tre anni, respingendo però altre richieste sindacali. La soluzione proposta non è però piaciuta al sindacato del settore, la Cargo Truckers Solidarity Union. Che giovedì scorso ha deciso per l’appunto di mettere in piazza, in sedici manifestazioni organizzate in tutto il Paese, il proprio malcontento.

In 22.000 hanno preso parte alle manifestazioni, secondo fonti vicine al sindacato. Il nuovo fermo dell’autotrasporto rischia ora di causare il rallentamento o la sospensione della produzione in molti stabilimenti, tra cui quelli dei microprocessori.

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