10 contenitori persi a settimana tra Genova e Livorno, 500 all’anno. È il prezzo che la compagnia israeliana Zim potrebbe pagare a causa dell’escalation della guerra commerciale tra gli Stati uniti d’America e l’UE a seguito del verdetto della World Trade Organization (WTO) sugli aiuti di Stato al consorzio Airbus. A offrire una prima, prudenziale, stima è l’amministratore delegato di ZIM Italia, Gianfranco Gazzolo, che abbiamo intervistato in esclusiva per Port News.
Il manager genovese non ama fornire delle cifre a caso, e tiene a precisare come la situazione sia ad oggi molto fluida («Non sappiamo ancora con certezza se l’Italia sarà colpita esclusivamente sui formaggi o anche su altre tipologie di prodotti»), ma ciò che lo lascia perplesso è che il Bel Paese sia stato messo in mezzo a una disputa giudiziaria, quella tra Boeing e Airbus, che interessa soprattutto altri stati membri, come la Francia e la Germania.
«Il verdetto della World Trade Organization – sottolinea Gazzolo – autorizza gli Stati Uniti ad applicare dazi su un ammontare di circa 7,5 miliardi di dollari sull’import Ue a compensazione degli aiuti di stato giudicati illegali al consorzio europeo Airbus. L’Italia si trova costretta a dover pagare per colpe commesse da altri».
Le conseguenze di questa nuova guerra commerciale sono imprevedibili, anche se Nomisma ha dichiarato come sui 5,48 miliardi di dollari di merce italiana agroalimentare importata negli Usa nel 2018, l’ammontare che viene interessato dai nuovi dazi sia di circa 482 milioni di dollari, il 9% del totale.
Quello che per l’ad di Zim Italia conta però è che «le extra tariffe Usa sui nostri formaggi Dop potrebbero avere impatti rilevanti su tutta la filiera lattiero-casearia collegata. Potremmo perdere come Sistema Paese diverse quote di mercato nei collegamenti con gli Stati Uniti, anche se non è escluso che tali volumi possano essere recuperati in qualche modo, incrementando ad esempio gli scambi commerciali con altri Paesi quali il Canada e il Messico».
Livorno è assieme a Genova uno dei porti più esposti alle tensioni geopolitiche e ai timori legati alle varie guerre commerciali in atto. «Lo scalo labronico è per Zim un punto di riferimento importante sia per il traffico con il Nord America sia per quello Intramed», afferma Gazzolo, che proprio nei giorni scorsi ha presentato all’Interporto Vespucci il progetto ZIM Monitor, «una novità assoluta nel nostro settore, un servizio completamente telematizzato di controllo del percorso della merce refrigerata da origine a destino».
I contenitori reefer di ZIM sono i primi, nel panorama internazionale, ad essere dotati di sensori di controllo intelligenti, di moduli di comunicazione gps-gsm in grado di individuare se durante il percorso il container abbia subito danni sostanziali: «Con questo servizio fornito h24, e sette giorni su sette, siamo in grado di trasmettere ai soggetti della filiera alert personalizzabili in caso di cambio del percorso, di disconnessione alla rete elettrica o di altri problemi. Dal momento in cui scatta la segnalazione, i nostri tecnici possono intervenire e risolvere l’eventuale guasto in meno di un’ora».
Non è un caso che questa novità tecnologica, ora estesa anche al cold treatment per l’esportazione della frutta, sia stata presentata proprio all’Interporto Vespucci. «A Guasticce nascerà presto un importante hub logistico al servizio della farmaceutica toscana. È chiaro che Zim Monitor risulta essere uno strumento particolarmente utile per la merce pregiata, come per l’appunto i prodotti farmaceutici».
Gazzolo lo dice senza girarci troppo su: «Zim vuole vivere da protagonista questa nuova fase di sviluppo dell’Interporto di Guasticce, qualificandosi come fornitore di servizi accessori. E sappiamo sin da ora di poter contare sull’affidabilità di Inter Repairs Nord, società partner assieme alla quale abbiamo presentato Zim Monitor a Livorno».
Insomma, il Vespucci è per Zim un valore aggiunto, «un’area logistica dalle grandi potenzialità». E il porto, è altrettanto strategico per la compagnia di Haifa? «Siamo clienti storici di Livorno – sottolinea il manager – e monitoriamo con attenzione gli sviluppi che il porto avrà in futuro».
Sebbene lo scalo portuale abbia tradizionali problemi di pescaggio, il manager genovese mostra di apprezzare il lavoro, che in termini di attività di dragaggio e di allargamento provvisorio del canale di accesso, l’Autorità portuale locale ha saputo portare avanti in questi anni.
La Darsena Europa, poi, rappresenta per Gazzolo una importante scommessa da vincere: «Se ne parla da anni, ormai, ma sono sicuro che una volta realizzata, quest’opera contribuirà a rafforzare il posizionamento del porto nel mercato internazionale».
L’obiettivo più importante da raggiungere, però, rimane quello di dare un nuovo sviluppo ai collegamenti ferroviari: «Occorre che lo scalo labronico allarghi il proprio raggio di azione, arrivando a intercettare merci che oggi vengono destinate ad altri porti meglio sviluppati da un punto di vista ferroviario. Senza la cura del ferro, la Darsena Europa sarebbe un progetto incompleto».