Interviste

Colloquio con Stefano Corsini

Darsena Europa, l’ottimismo dei numeri

di Redazione Port News

550 milioni di buoni motivi per credere nel futuro del porto di Livorno e della sua Darsena Europa, l’opera di ampliamento a mare grazie alla quale lo scalo punta a recuperare nuovi spazi per il pieno sviluppo di traffici come quello container e rotabile.

Da Palazzo Rosciano, quartier generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini mostra un cauto ottimismo. Quello dei numeri.

Con il recente via libera della Conferenza Unificata al decreto proposto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che destina, tra le altre cose, 200 milioni di euro alla realizzazione del nuovo terminal container dello scalo labronico, il progetto della Darsena Europa ha acquisito una dotazione finanziaria pubblica di 550 milioni di euro.

«Si tratta di un risultato straordinario – commenta il presidente dell’AdSP dell’Alto Tirreno – al cui raggiungimento hanno contribuito certamente sia la Regione Toscana che il Governo», in particolare il MIT «che dal 2017 a oggi non ha mai mancato di inserire la prima fase della DE nel suo allegato infrastrutture al DEF».

Dopo i 200 milioni assegnati dalla Regione Toscana, i 50 stanziati dal Cipe nel 2016 e i 100 mln a valere sulle risorse dell’Autorità di Sistema, «i nuovi fondi messi a disposizione dallo Stato ci consentono di bussare alla porta dei più grandi player con incoraggianti aspettative circa il successo dell’operazione».

Operazione che  – Corsini lo ripete fino alla noia – consentirà a Livorno di salvarsi dagli effetti nefasti del gigantismo navale, che ha condannato alla progressiva obsolescenza molti terminal portuali, tagliando fuori dalla competizione globale diversi porti di livello internazionale.

«La DE nasce per un solo motivo: spostare il traffico container dalla Darsena Toscana per allocarlo nella nuova infrastruttura. L’obiettivo che raggiungeremmo sarà duplice: da una parte libereremo gli spazi dell’attuale porto commerciale destinandoli così ad altre tipologie di traffico, dall’altra potremo sviluppare pienamente le potenzialità del porto container, offrendo agli operatori strutture e fondali adeguati alle loro esigenze».

A regime, la DE dovrebbe arrivare a movimentare 1,6 milioni di TEU, circa il 50% in più rispetto a quanto attualmente movimentato dallo scalo. «Siamo convinti che l’operazione sia finanziariamente sostenibile» afferma Corsini, che non si stanca di sottolineare come l’opera sia profondamente incardinata nella programmazione nazionale e in quella di settore e come da Palazzo Rosciano non passi giorno senza che l’iter di avvicinamento alla realizzazione dell’opera si arricchisca di nuovi importanti step.

«Abbiamo già inviato al Ministero dell’Ambiente la documentazione per l’avvio della procedura di VIA ed entro pochi giorni invieremo al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il progetto definitivo delle opere fredde (dighe e dragaggi). Intanto stiamo preparando i documenti per la revisione dello studio di fattibilità del terminal container, al fine di preparare la gara di project financing».

Il messaggio è chiaro: se nessun privato dovesse nel frattempo farsi avanti con un proprio progetto da mettere eventualmente a gara, l’AdSp andrà avanti lo stesso con il partenariato pubblico-privato: «Tolti circa 300 milioni di euro necessari per la opere marittime, avanzano altri 250 mln di euro di risorse da destinare al Project Financing del Terminal».  Non è escluso che «i 200 milioni di euro stanziati dal MIT, peraltro in periodo Covid, possano essere la leva decisiva per far uscire allo scoperto i soggetti interessati».

In attesa dell’arrivo dei privati, gli unici soggetti ad essere per il momento usciti allo scoperto sono i rappresentanti delle associazioni ambientaliste di Pisa, che nei giorni scorsi hanno chiesto maggiori rassicurazioni sull’impatto ambientale dell’opera e un maggiore coinvolgimento nelle decisioni. Corsini non si scompone più di tanto ma rilancia: «Le opere di difesa e i dragaggi saranno sottoposti alla procedura di VIA di competenza statale, si tratta di un momento fondamentale che prevede la partecipazione, tra gli altri, della cittadinanza e dei gruppi interessati».

Entrando nel merito, il n.1 dei porti di Livorno e Piombino ricorda che le nuove dighe avranno un impatto ambientale limitato sulla morfologia del litorale sino a 3km dalla Foce dello Scolmatore: «Non intendiamo sottovalutare i timori di Legambiente o di quanti in passato abbiano espresso preoccupazioni circa l’erosione delle coste, o l’alterazione dell’ambiente sottomarino, ma sappiano che nel progetto sono previste le opportune opere di mitigazione ambientale e che i i fondali saranno manutenuti con frequenza periodica».

Inoltre, «è previsto che i 5,3 milioni di metri cubi di materiale sabbioso di caratteristiche idonee in termini di granulometria e qualità risultanti dalle attività di escavo siano usati per ripristinare la morfologia del litorale a sud di Marina di Pisa».

Intanto, l’AdSP si prepara a ricevere dal Ministero dell’Ambiente il nulla osta per la deperimetrazione SIN delle aree delle aree prospicienti la futura darsena Europa. Per il numero uno dei porti di Livorno e Piombino si tratta di una tappa fondamentale ed imprescindibile: «La conclusione dell’iter di deperimetrazione ci permetterà di procedere alla caratterizzazione ambientale specifica necessaria per l’autorizzazione all’esecuzione delle attività di dragaggio».

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