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Fedespedi analizza la situazione nel suo Economic Outlook

Dazi USA in Italia, “Servono rotte alternative”

di Redazione

Cosa accadrà nel 2025 al commercio internazionale? Quali saranno per l’Italia le ricadute della guerra commerciale con gli USA? Sono alcune delle domande cui ha provato a rispondere Fedespedi nel suo 24° Economic Outlook, l’osservatorio periodico sull’andamento del trasporto merci internazionale.

“Il nostro paese, collocandosi nel 2024 all’11° posto, è tra i principali fornitori degli USA e uno di quelli che vanta il maggior attivo commerciale (73,72 Mld di dollari), facendone così, nell’ottica della nuova Amministrazione statunitense, un obiettivo preferenziale della politica daziaria (come più in generale l’intera Unione Europea)”  osserva il Centro Studi della Federazione Nazionale Imprese di Spedizioni Internazionali.

“D’altra parte, gli Stati Uniti sono diventati nel 2024 il secondo mercato di sbocco dei nostri prodotti, dopo la Germania e superando la Francia, da sempre nostro secondo partner” aggiunge, sottolineando come, a livello di grandi aree di prodotto, la meccanica e l’industria farmaceutica rappresentino il 35% dell’export italiano verso gli USA.

Osservando più da vicino le prime quattro aree di prodotto esportate dall’Italia (2024), gli USA si collocano infatti al primo posto per i macchinari e le apparecchiature (per 12,8 mld di euro, il 12,8% dell’export totale italiano, che vale 100 mld di euro) e per i prodotti farmaceutici (10 mld di euro, il 18,7% dell’export totale italiano, che vale 53,8 mld).

USA in terza posizione, dopo Francia e Germania, sia sui prodotti alimentari (4,9 mld di euro – il 10,7% dell’export italiano totale, che vale 45,9 mld) che sull’automotive (4,4 mld di euro, il 10,8% del totale italiano, di 40,4 mld di euro).

“Tra le grandi famiglie di prodotto quelle probabilmente più minacciate dalle politiche dei dazi sono le auto e i prodotti alimentari” avverte ancora Fedespedi, che fa però presente come il prodotto italiano tenda a posizionarsi verso l’alto, quindi su fasce di mercato meno sensibili alle variazioni di prezzo. Un’affermazione ancora più vera nel caso dei prodotti dell’industria della moda (abbigliamento, calzature, ecc.), per i quali il mercato statunitense rappresenta uno sbocco di primaria importanza.

Da questo punto di vista, la Federazione degli Spedizionieri mantiene un cauto ottimismo sulle possibili ricadute della politica daziaria americana, prendendo a titolo di esempio l’andamento dell’export nel periodo della prima Amministrazione Trump, durante la quale, per molti prodotti, non vi furono variazioni sostanziali dei flussi.

Il report si è poi focalizzato sull’analisi dell’export/import italiano, evidenziando come nel 2024 ci sia stato un certo rallentamento degli scambi con l’estero: le esportazioni sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2023, dello 0,4%, mentre le importazioni sono diminuite del 3,9%. “Nonostante ciò il commercio con l’estero rimane un volano fondamentale dell’economia italiana, rappresentando il 54,3% del Pil nazionale (export+import/Pil)” si legge nel documento.

Osservando i dati per singolo Paese risulta evidente come l’export sia stato influenzato negativamente dalla situazione di crisi (quindi meno domanda) che stanno attraversando alcuni clienti nazionali, primi fra tutti la Germania, ma anche la Cina per quanto riguarda i consumi interni e il cui import dal nostro Paese si è ridotto del 17,4%. In forte flessione anche i flussi verso paesi vicini quali Svizzera (-8,0%) e Austria (-11,9%).

Allargando allo sguardo al traffico internazionale, Fedespedi sottolinea come il traffico container globale (al netto delle attività di trasbordo e feeder) del 2024 abbia superato i 183 Mln di TEU, con una crescita del 6,2% rispetto al 2023.

Sulla base dei dati CTS per le principali aree geografiche, il Far East è quella maggiormente dinamica in export (+11,4%), mentre il Nord America è quella con maggiore dinamicità in import (12,1%). In forte crescita gli scambi intraeuropei: +7,9%.

Nello stesso anno i porti italiani hanno movimentato 11,9 Mln.Teu, con una crescita del +5,4% sul 2023, anno in cui era stata registrata una flessione del 2,2%.

I porti censiti del Mediterraneo (non italiani) hanno movimentato, nel complesso, 50,2 Mln di Teu con un incremento del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2023.

“In generale la crisi di Suez non sembra aver marginalizzato il Mediterraneo, come paventato da molti osservatori, anzi, il numero dei servizi, delle navi e della capacità in Teu messa a disposizione delle compagnie è cresciuta nettamente negli ultimi anni” afferma Fedespedi, facendo presente come nello stesso periodo i porti del North Range siano cresciuti del 5,7%, invertendo gli andamenti negativi dei periodi precedenti.

Per quanto riguarda il 2025, la Federazione degli Spedizionieri italiani ritiene sia difficile fare previsioni sull’andamento del traffico container, molto dipenderà dall’evoluzione della politica daziari americana.

“Stiamo assistendo a uno scenario economico in continua evoluzione a causa di diversi fattori geopolitici” dichiara il presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto.

“Guardiamo con particolare attenzione alle trattative con gli Stati Uniti che sono diventati nel 2024 il secondo mercato per l’export italiano, con un valore di 64,7 miliardi di euro, superando la Francia (62,3 miliardi di euro) e posizionandosi subito dopo la Germania (70 miliardi di euro), ma urge anche avviare una riflessione strategica su nuovi flussi commerciali e su nuove alleanze guardando con interesse al mercato del Nord Africa e valutando strumenti come l’accordo CETA con il Canada, che sta già generando benefici concreti. Inoltre, a livello di Paese, serve supportare la logistica e il commercio puntando a lavorare sull’efficienza del sistema infrastrutturale dei diversi comparti logistici e ad abbattere barriere sul piano burocratico”.