L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha fissato l’obiettivo di garantire che i combustibili a zero o quasi zero emissioni costituiscano entro il 2030 il 5% di tutti i carburanti per il trasporto marittimo. Ma si tratta di un obiettivo realmente percorribile?
No, secondo gli autori del terzo rapporto annuale “Progress Towards Shipping’s 2030 Breakthrough” realizzato dall’UCL Energy Institute, dall’UN Climate Change High-Level Champions e dalla Getting to Zero Coalition, su iniziativa del Global Maritime Forum.
L’industria navale dipende ancora fortemente da olio combustibile pesante altamente inquinante ed è responsabile di circa il 3% delle emissioni annuali globali di gas serra (GHG). Nello scenario più conservativo fornito dallo studio giunto alla sua terza edizione, lo sviluppo dei combustibili net-zero potrebbe arrivare a coprire meno della metà di quanto necessario per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030.
Non solo, allo stato attuale il portafoglio ordini di nuove navi in grado di essere alimentate con combustibili a emissioni zero sarebbe in grado di soddisfare entro il 2030 soltanto il 25% della domanda complessiva di questi carburanti.
Gli autori dell’iniziativa sottolineano inoltre come rispetto al 2023 siano diminuiti i finanziamenti destinati alle navi in grado di utilizzare combustibili net-zero. Al contrario, risultano essere aumentati i finanziamenti a favore delle unità navali alimentate a combustibili fossili.
Insomma, la situazione è complicata anche se non tutto è perduto. Il traguardo prefissato dall’IMO potrebbe essere ancora a portata di mano ma richiederà nei prossimi 12 mesi un’azione decisa da parte dei decisori politici, dei fornitori di combustibili e di tutta l’industria navale.
Il report fa osservare che delle 35 azioni necessarie per realizzare la svolta del 2030, solo otto sono considerate in via di realizzazione, mentre 13 sono state classificate come fuori strada, rispetto alle otto dell’edizione dello scorso anno del rapporto. Le restanti 14 azioni sono solo parzialmente in linea.
“Non c’è tempo da perdere. Di qui a 12 mesi sarà necessario un rinnovato slancio al cambiamento se vogliamo raggiungere il traguardo del 5% entro il 2030″ ha dichiarato Jesse Fahnestock, direttore della decarbonizzazione presso il Global Maritime Forum. “Abbiamo una piccola finestra di opportunità che richiede correzioni di rotta decisive. Tutto dipenderà dalla velocità con cui verranno adottate politiche idonee al raggiungimento degli obiettivi climatici prefissati”.
Il rapporto identifica cinque “leve di cambiamento” chiave per il settore e ne monitora i progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo del 5%.
La fornitura e produzione di carburanti a emissioni zero copre allo stato attuale il 43% della domanda di fuel verde necessario per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati. Resta dunque un tema critico.
Come già segnalato, l’attuale portafoglio ordini di navi green fornirà solo il 25% della domanda di combustibili net zero necessaria per raggiungere l’obiettivo del 2030. “Tuttavia – affermano gli autori del report – la domanda dovrebbe cominciare a crescere a mano a mano che entrano nel mercato nuove tipologie di motori predisposti per questi carburanti. Considerati i lunghi tempi di consegna delle nuove navi, è necessaria un’azione urgente per riportare la domanda in carreggiata”.
I finanziamenti rimangono fuori rotta rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione. In questo caso, servirebbe un ulteriore sforzo da parte della finanza pubblica per correggere questo trend negativo.
La politica è invece sulla buona strada. “I progressi – segnalano gli autori del report – sono stati positivi a livello di politica globale, soprattutto a seguito dell’adozione della strategia IMO del 2023 sulla riduzione delle emissioni di gas serra prodotte dalle navi. È fondamentale che i prossimi negoziati sui prezzi dei gas serra si traducano in politiche ambiziose per inviare forti segnali al settore. A livello nazionale, i progressi sono più lenti e sono necessarie maggiori azioni per sviluppare meccanismi di sostegno per il bunkeraggio dei combustibili verdi e lo sviluppo delle navi”.
La società civile è l’ultima leva di cambiamento monitorata. Il report fa osservare che l’industria marittima ha compiuto buoni progressi nel migliorare la visibilità di molteplici questioni che contribuiranno a garantire una transizione giusta ed equa, come lo squilibrio di genere, la mancanza di un’adeguata formazione dei marittimi e la discussione sulla transizione del carburante. Tuttavia, ciò deve ora tradursi in azioni concrete che portino al cambiamento.
“Limitare il riscaldamento climatico sotto la soglia degli 1,5°C? Si tratta di un obiettivo non percorribile senza il trasporto marittimo” ha dichiarato LUI. Razan Al Mubarak, dell’UN Climate Change. “Per allinearsi alla transizione a 1,5°C, il settore deve intensificare i propri sforzi in un breve lasso di tempo. Ci auguriamo che i risultati di questo rapporto forniscano una tabella di marcia pratica e dettagliata per accelerare questa transizione e garantire che sia giusta”.