Interviste

Colloquio con Massimo Deiana

«Il Governo ci aiuti a spendere presto i nostri soldi»

di Marco Casale

«Edoardo Rixi ha ragione quando dice che il nostro problema non è quello di trovare le risorse ma di spenderle in tempi compatibili con le esigenze di mercato. Dateci anche meno soldi, ma consentiteci di spendere velocemente quelli che abbiamo». È questo l’appello che Massimo Deianapresidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna, rivolge al viceministro dei Trasporti dopo aver letto la sua intervista su PortNews.

A mancare sono insomma processi burocratici semplificati che consentano ai vertici delle AdSP di appaltare in tempi ragionevoli le opere pubbliche programmate: «Anche solo per realizzare un dragaggio siamo costretti ad attendere un anno prima di avere tutte le carte a posto… E non è pensabile che tutte le opere strategiche marittime debbano essere sottoposte a valutazioni paesaggistiche come se fossero abitazioni di privati costruite sul litorale».

A dirla tutta, Deiana una soluzione per superare l’eterna impasse amministrativa ce l’avrebbe: «Dateci un assetto speciale o derogatorio, per esempio mutuando forme di semplificazione come alcune di quelle di cui gode RFI per le opere infrastrutturali, oppure consentiteci di ricorrere all’istituto del silenzio-assenso per le autorizzazioni paesaggistico-ambientali che spesso impattano in modo decisivo sui tempi di realizzazione delle opere. Sono questi gli strumenti che dovremmo avere per aggredire veramente i traffici portuali e dare risposte in tempi rapidi, così come si attendono i big operator».

Per funzionare meglio, i sistemi portuali non necessitano infatti di chissà quali modifiche a livello di governance: «Trovo poco appassionante la diatriba sulla natura giuridica delle Autorità di Sistema».

Come mai? «Se diventassimo delle Spa – una soluzione che si sta peraltro diffondendo a livello comunitario – tutti gli interventi pubblici nei nostri porti sarebbero assoggettati a una verifica preventiva sugli aiuti di Stato. Se qualcuno pensa di acquistare una maggiore agibilità operativa grazie al modello società per azioni tenga conto che potrebbe passare dalla padella alla brace».

Per Deiana la priorità resta così sempre la stessa: potersi muovere agilmente in un mercato globale sempre più veloce. Gigantismo navale e processi di concentrazione oligopolistica stanno mettendo in ginocchio molti porti, soprattutto quelli di pure transhipment: «Le prime venti compagnie controllano oggi il 90% del traffico complessivo» osserva Deiana.  «Le navi poi sono sempre più grandi: nel 2007 una nave da 11mila TEU era considerata enorme, oggi siamo invece arrivati a toccare quota 23 mila TEU».

E poi ci sono le tre grandi alleanze, sotto il cui ombrello hanno trovato riparo i più grandi armatori: «I porti soffrono questa situazione, anche perché il numero di scali effettuato da queste alleanze si sta riducendo progressivamente a favore di quei porti che hanno la capacità di essere realmente competitivi».

Si tratta una partita dura, nella quale i porti del Mezzogiorno possono ancora giocare un ruolo importante, beninteso «se sapranno acquisire una capacità ricettiva diversificata sulla base delle esigenze di mercato. Il container è la modalità di trasporto prevalente nel deep sea shipping ma non va sottovalutato lo short sea shipping, ovvero il crescente traffico rotabile e delle autostrade del mare. Per i porti del sud potrebbe acquisire un valore strategico».

Per rendere attrattivi gli investimenti nel meridione d’Italia occorre «puntare di più sulla fiscalità di vantaggio, sulle Zone Economiche Speciali (ZES) e sulle zone franche. La semplice movimentazione di un container genera una ricchezza per 300 euro. Se venisse lavorato a terra in una situazione di vantaggio, il fatturato prodotto sarebbe di 2.400 euro. È di questo che dobbiamo discutere, dentro e fuori Assoporti».

Deiana sottolinea l’importante ruolo di cerniera che l’associazione sta esercitando tra AdSP e Ministero ed esclude l’esistenza di una frattura al suo interno. «Le Autorità di sistema dei porti siciliani hanno deciso di lasciare l’organizzazione ma con i loro presidenti  continuiamo ad avere ottimi rapporti personali» precisa. «La verità è che stiamo proprio ragionando insieme su un nuovo modello di governance di Assoporti al fine ricucire lo strappo».

Torna su