Mentre si moltiplicano le previsioni di un secondo semestre in peggioramento rispetto alla prima parte dell’anno, complice l’allentamento ormai accertato della spesa dei consumatori per via del caro inflazione, i principali armatori attivi nel trasporto marittimo di container brindano ad un altro trimestre da record.
Quello conclusosi a Giugno ha infatti regalato ai vettori profitti sbalorditivi, per un totale di 63,7 miliardi di dollari e un incremento del 123% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La stima arriva dal fondatore di Blue Alpha Capital, John McCown nel suo ultimo rapporto. Per l’esperto il secondo trimestre del 2022 ha segnato il settimo periodo consecutivo dell’utile netto più alto del settore.
Gli 11 maggiori vettori marittimi, in grado di controllare più del 64% della capacità di stiva offerta lungo le rotte commerciali, hanno complessivamente archiviato il secondo trimestre con un incremento dell’8,5% rispetto al periodo Gennaio-Marzo. Un aumento ancora più considerevole se si includono nel totale le performance trimestrali in chiaroscuro fatte registrare da quattro compagnie: HMM, ZIM, Yang Ming e Evergreen. Che insieme hanno fatto segnare una battuta d’arresto, del 9,5%, rispetto ai risultati finanziari del primo trimestre.
Maersk è in testa alla classifica in termini di profitti con un utile netto di 8,171 miliardi di dollari. CMA CGM si è classificata seconda, con un utile netto di 7,6 miliardi.
McCown sostiene che i profitti dell’industria del trasporto di container nel secondo trimestre del 2022 hanno superato quelli di FANG, acronimo di Facebook, Amazon, Netflix e Google, del 145%, ampliando il divario dal primo trimestre, quando i profitti dell’industria marittima avevano superato FANG del 108%.
Non solo, i profitti sono risultati superiori, del 76%, rispetto a quelli totalizzati dai giganti dell’high tech Apple e Microsoft, con un margine di profitto 1,7 volte superiore a quello fatto registrare dai due colossi.
McCown non crede a quanti pronosticano un prossimo imminente collasso dei guadagni a causa del calo graduale delle tariffe sul mercato spot ma anche su quello dei long term contract e rivede addirittura al rialzo la sua previsione annuale dei profitti. Se all’inizio dell’anno l’analista prevedeva un aumento dei questi ultimi del 48,7% sul 2021, a 220,5 miliardi di dollari, ora ritiene di poter dire che i guadagni aumenteranno su base annuale del 65% sul 2021, attestandosi a quota 244,9 miliardi di dollari.
La previsione ottimistica è giustificata da una molteplicità di motivi. Il primo: checché ne dicano gli analisti, il terzo trimestre sta per giungere al termine e «i risultati finanziari potrebbero essere addirittura migliori di quelli dei tre mesi precedenti» sottolinea McCown.
Secondo: i big carrier hanno un’arma formidabile per far fronte alla volatilità dei mercati, quella dei blank sailing, con cui sono in grado di gestire e controllare la capacità di stiva offerta, raggiungendo continuamente nuovi punti di equilibrio tra domanda e offerta.
Infine: risultano infondate, sempre secondo McCown, le preoccupazioni sull’impatto che l’infornata di nuovi ordini di navi portacontainer avrà sul mercato.
Complessivamente, le 619 nuove portacontainer in costruzione, 381 delle quali ordinate nel corso del 2021, non verranno consegnate prima del 2023, se non dopo, sottolinea l’analista. Inoltre, se è vero che l’orderbook attuale ha raggiunto, in termini di TEU, il 30% della capacità attuale, è altresì vero che la percentuale scende al 15% se si prende in considerazione il numero delle navi ordinate, ognuna delle quali si presume sarà mediamente due volte più grande di quelle che attualmente impiegate lungo le rotte.