In un futuro non tanto lontano, cosa succederebbe se, seguendo le normative internazionali, una nave ad alto grado di automazione ed eventualmente senza equipaggio (in inglese Maritime Autonomous Surface Ship – MASS), volesse attraccare in un porto italiano? Chi dovrebbe annunciarne l’arrivo, chi gestire la manovra di avvicinamento e di attracco? Con chi o con che cosa dovrebbero interagire gli operatori portuali, secondo quali protocolli, quali rischi dovrebbero mitigare?
La tentazione è ovviamente quella di pensare a questo scenario come a qualcosa di estraneo (al limite realizzabile in un futuro lontano), e comunque come ad un problema da cui difendersi e non come ad una opportunità.
Il difetto di questo atteggiamento è che la regolamentazione internazionale che renderà possibile la navigazione autonoma (il cosiddetto codice MASS pubblicato dall’IMO) sarà resa obbligatoria entro il 2028 e, per quella data, gli Stati costieri dovranno essere pronti ad accogliere navi autonome nei loro porti; le navi (proprio perché sono vettori “globali”) pretenderanno di dialogare (cioè di trasferire a terra e prelevare da terra le informazioni necessarie) alla stessa maniera in tutti i porti del mondo così come oggi avviene per le formalità del viaggio o per le richieste di soccorso.
La Guardia Costiera italiana considera la navigazione autonoma un tema centrale nella propria agenda istituzionale. Tale organizzazione vuole altresì che risultati di studi e sperimentazioni di interesse nazionale siano portati sui tavoli tecnici dell’IMO e contribuiscano alla buona stesura del codice MASS.
Da un altro punto di vista, prevalentemente tecnologico, anche per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) questo è un tema di interesse, tanto da avere avviato nel 2021 un programma di finanziamento per attività di R&S su servizi digitali abilitanti la navigazione autonoma.
Guardia Costiera ed ESA, in base ad un Accordo di Collaborazione siglato nel 2022, hanno creato un comitato permanente, denominato Space for Maritime Task Force (SMTF), che intende contribuire agli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza marittima con “tecnologie digitali e spaziali, quali le comunicazioni, la navigazione ed osservazione della terra”.
Sia ESA sia la Guardia Costiera nazionale sono convinte (e la cosa ci inorgoglisce) che per la sperimentazione sulle navi autonome sia opportuno partire dallo scalo portuale più digitale ed innovativo d’Italia.
Un elemento unico che caratterizza il Porto di Livorno è l’avanzamento rispetto alla strutturazione di una rete 5G portuale, sperimentata già a partire dal 2018 nell’ambito del progetto COREALIS e di cui avevo avuto modo di scrivere su questo magazine. La progettazione della rete 5G è stata poi introdotta nel Piano Operativo Triennale dell’AdSP legittimandone la realizzazione su larga scala.
Con la rete 5G del porto, la nave passerà da una rete satellitare ad una terrestre ad alta capacità e bassa latenza proprio quando ci sarà necessità di banda di comunicazione, quando serviranno immagini ad alta risoluzione per effettuare la manovra, quando sarà necessaria una risposta in tempo-reale rispetto ad una decisione eventualmente presa a terra.
La rete 5G non è soltanto comunicazione, sarà un servizio di geo-localizzazione terrestre ad alta risoluzione, permetterà di localizzare una nave con un errore inferiore al metro complementando i servizi offerti dalle reti satellitari (come GPS e Galileo).
A Livorno è dunque partito il progetto 5G MASS, coordinato da TIM per gli aspetti industriali e avente il CNIT come responsabile scientifico, che mira all’integrazione fra sistemi digitali di bordo e l’infrastruttura digitale portuale.
Una moderna nave Ro-Ro, della flotta ECO di Grimaldi, sarà equipaggiata da sensoristica aggiuntiva ed integrata alla rete 5G del porto; algoritmi di visione artificiale, sistemi di realtà aumentata saranno sviluppati da una start-up livornese, Flysight già molto attiva nel mondo dell’avionica; il calcolo della rotta ideale ed il suo controllo in tempo-reale nelle operazioni di manovra dal CETENA, il centro di ricerca di Fincantieri; la Shore Control Station sviluppata dal CNIT ed installata in via sperimentale nel nuovo laboratorio di Dogana d’Acqua; una Pilot Unit integrata dal CNIT ed utilizzata dal Corpo dei Piloti (pienamente coinvolti nella sperimentazione al fine di migliorare la qualità del loro lavoro e la sicurezza dello scalo).
Tutto questo per apprendere, per verificare se le tecnologie disponibili siano anche sufficienti o se manchi qualcosa; per dare un riscontro sperimentale alla Guardia Costiera, ad ESA ed ai comitati tecnici di IMO, per offrire uno spaccato interessante sui porti storici, spesso considerati poco rispetto alle tecnologie di frontiera.
Il progetto 5G MASS è un’opportunità per il nostro territorio che presenta un’alta specializzazione verso il settore della logistica e del marittimo con più di 4000 imprese, 900 MEur di fatturato, 18000 occupati (fonte Comune di Livorno).
L’innovazione va capita, recepita e sfruttata; è anche un processo irreversibile che, su questi temi (spero di avervi convinto), Livorno osserva da una posizione privilegiata, pronta ad offrire un’opportunità all’Italia ed al proprio territorio.