Ridurre le emissioni di Co2 dell’86% entro il 2030, abbattere grazie alla digitalizzazione il tempo medio di giacenza della merce in banchina; ridefinire la posizione strategica dello scalo in ambito europeo.
La propria road map il porto di Oslo l’ha già tracciata da tempo. La capitale norvegese, che il prossimo 28 maggio ospiterà l’edizione annuale della Conferenza dei porti europei, è da anni ai vertici nella classifica delle 15 principali capitali marittime stilata ogni anno da Menon Economics, e c’è da scommeterci, sfrutterà appieno la vetrina internazionale di Espo 2020 per rilanciarsi in chiave internazionale.
«Siamo onorati di poter ospitare il prossimo conclave dei porti europei. É la prima volta, per altro, che un evento di questo tipo viene ospitato in Norvegia», afferma il Ceo del porto di Oslo, Ingvar M. Mathisen, che aggiunge: «Per il nostro scalo l’Espo Conference sarà un’occasione importante per accrescere la consapevolezza dell’opione pubblica sul valore del nostro territorio».
La bella e incontaminata Norvegia, così vicina, eppure allo stesso tempo così lontana dall’Europa, è un paese verde e tecnologico che pur non facendo parte dell’UE ha aperto i propri confini alla libera circolazione di merci, persone e capitali, essendo membro attivo sia dell’Area di libero scambio europea (Efta) che dell’Area economica europea (Eea): «Siamo una piccola nazione – dice Mathisen -, la popolazione vive principalemnte a ridosso delle coste e dipende in gran parte dall’economia marittima. Con l’Europa condividiamo un obiettivo comune, che è quello di garantire un adeguato ammodernamento delle infrastrutture e della logistica, in modo da assicurare trasporti celeri, efficaci ed economici tra i vari paesi. Tuttavia, vorremmo poter contare su un maggiore impegno dell’UE a favore dello sviluppo delle nostre aree costiere».
E a proposito di sviluppo. Per il numero uno dello scalo norvegese è chiaro che qualunque sia la politica marittima che Bruxelles intenda adottare, questa non può prescindere dal rispetto del principio della sostenibilità ambientale: «Noi non abbiamo dubbi. Per garantire un futuro alla nostra terra dobbiamo ridurre drasticamente il surriscaldamento globale. Per questo la città di Oslo ha previsto di attuare un piano che prevede la riduzione del 36 e del 95% delle emissioni di Co2 rispettivamente entro il 2020 e 2030. Si tratta di un impegno importante, con target ben più ambiziosi rispetto a quelli definiti a livello nazionale».
Lo Stato norvegese si è infatti dato come obiettivo quello di puntare a una riduzione del 40% delle greenhouse gas emissions entro il 2030.
Anche il porto vuole fare la propria parte: «Di qui a 11 anni vorremmo poter aver ridotto le emissioni dell’86%». Mathisen è convinto che si tratti di un traguardo raggiungibile. Il porto di Olso sembra aver raccolto l’appello degli ambientalisti puntando soprattutto sulla mobilità elettrica. La capitale scandinava, che nel 2018 ha segnato il record mondiale di auto elettriche in circolazione, crede molto nell’e-shipping e ha avviato un piano per la costruzione di una flotta di navi a batteria: «Due anni fa, il City Council di Oslo ha deciso di elettrificare i tre traghetti che oggi fanno da spola tra il centro della capitale e la vicina penisola di Nesodden».
Il bello è che questi ferry sono considerati già oggi environmentally friendly. Sono entrati in servizio nel 2016 e sono tutti equipaggiati con motori alimentati a Gas Naturale Liquefatto: «Da noi il GNL appartiene già al passato. La prima di queste tre navi è già in cantiere: i suoi propulsori a Gas Naturale Liquefatto verranno rimossi e sostituiti con quelli elettrici. Ognuno di questi traghetti avrà un battery pack da 1018 KW/h che potrà essere ricaricato in appena 8 minuti ogni volta che attraccheranno a Oslo».
La rivoluzione verde passa anche dalla digitalizzazione: «Abbiamo recentemente definito un’agenda digitale: vogliamo modernizzare e digitalizzare pienamente le operazioni portuali e adottare nuove tecnologie».
Lo scalo portuale norvegese è oggi a capo di un importante progetto nazionale chiamato “Digital interaction between port, vessel, agent and shipping company” che ha come obiettivo finale quello di ottimizzare la movimentazione multimodale delle merci e aumentare la competitività del porto: «Vogliamo ridurre tra il 50 e l’80% i tempi che i porti, le navi, le compagnie di navigazione e gli agenti marittimi impiegano nelle loro interazioni. Il nostro mantra è uno solo: digitalizzare tutto ciò che può essere digitalizzato».