A distanza di due mesi dal licenziamento di massa di 800 marittimi da parte di P&O Ferries, il Governo britannico ha annunciato la risoluzione dell’unico contratto rimasto ancora in piedi con la compagnia di traghetti.
“Il Ministero dell’Interno del Regno Unito ha risolto il suo accordo con P&O Ferries per fornire servizi di viaggio di emergenza verso porti transfrontalieri. Siamo contro le aziende che sfruttano le scappatoie e minano i diritti dei lavoratori” ha dichiarato il Ministro Priti Patel.
Il contratto prevedeva il trasporto del personale che lavora per l’Agenzia di Frontiera verso il nord della Francia in caso di problemi con l’utilizzo del tunnel della Manica. Il ministero dell’Interno ha affermato che questo contratto tra la UK Border Force e P&O Ferries è stato stato annullato con effetto immediato.
Come noto, il licenziamento di massa dei marittimi e la loro sostituzione con personale sottopagato proveniente da agenzie terze ha scatenato una ridda di proteste in tutto il regno Unito, tanto da spingere il Governo a riesaminare tutti i rapporti di collaborazione in essere con la società.
Soltanto poche settimane fa era stato il Dipartimento dei Trasporti UK ad annunciare la risoluzione di un accordo con la compagnia armatoriale oggi attiva con una flotta di 11 Ro-Pax nei collegamenti fra isole britanniche e Gran Bretagna.
Lo stesso dipartimento sta peraltro lavorando ad un disegno di legge che cerca di introdurre salari minimi garantiti per l’equipaggio che lavora sui traghetti che servono il Regno Unito. La proposta di legge tenterà di costringere i porti a escludere qualsiasi compagnia di traghetti che non paghi il salario minimo nazionale del Regno Unito.
Annunciando la nuova legislazione all’inizio di questo mese, il segretario ai trasporti del Regno Unito Grant Shapps ha dichiarato: “Proteggeremo tutti i marittimi che navigano regolarmente dentro e fuori i porti del Regno Unito e garantiremo che non abbiano un prezzo senza lavoro. Gli operatori di traghetti che fanno scalo regolarmente nei porti del Regno Unito subiranno delle conseguenze se non pagano equamente i loro lavoratori”.